Wsj: cresce l’opposizione interna al nuovo piano di stimoli di Draghi
Wsj: cresce l’opposizione interna al nuovo piano di stimoli di Draghi
Per il presidente uscente della Bce c’è la possibilità di una inedita sconfitta sulla necessità segnalata di ulteriori tagli dei tassi o di un nuovo programma di acquisto di titoli di stato

di Tom Fairless - Wall Street Journal 11/09/2019 09:50

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Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, spera di concludere i suoi otto anni di mandato con un colpo finale. Alcuni però temono che possa tradursi in un fiasco. Nel periodo che precede il termine del suo mandato, il 31 ottobre, il banchiere centrale ha segnalato la necessità di nuovi piani per una grande e definitiva serie di stimoli monetari allo scopo di sostenere un'economia dell’eurozona che sta vacillando sotto la pressione delle tensioni commerciali.

Ma le voci critiche in tal senso si stanno moltiplicando, provenienti anche da un numero crescente tra i 25 membri del Comitato deputato alla fissazione dei tassi della Bce. I critici affermano che l'economia dell’eurozona non sia abbastanza debole da giustificare nuove misure aggressive, solo un anno dopo che la Bce ha iniziato a ritirare gradualmente il suo programma di acquisto di obbligazioni da 2.600 miliardi di euro.

Gli oneri finanziari per le famiglie, le imprese e i governi sono già così bassi, sostengono, che un costo del denaro ancora inferiore avrà scarsi effetti. Il tasso di interesse di riferimento della banca è già negativo per lo 0,4%. Inoltre, sottolineano come le misure ipotizzate da Draghi, ovvero ulteriori tagli dei tassi d'interesse e un nuovo programma di acquisto di obbligazioni, noto come quantitative easing (QE), rischiano di lasciare la banca centrale praticamente senza munizioni se l'economia affondasse ulteriormente, esacerbando al contempo il rischio di bolle di mercato e danni alle banche della regione. Negli ultimi mesi diversi governi dell'area euro si sono mossi per contenere un eccesso di prestiti erogati, compresa la Francia.

"La politica monetaria della Bce sta facendo il suo dovere, ma non può fare tutto, e certamente non può fare miracoli", ha detto il governo della Banca di Francia François Villeroy de Galhau in una recente intervista ai media svizzeri. Il banchiere francese è sulle stesse posizioni dei tradizionali falchi della Germania e degli altri paesi del Nord Europa nel mettere in discussione i coraggiosi piani di stimolo di Draghi, in particolare il QE.

"Con un secondo programma di acquisto di asset, la Bce continuerà a turbare i mercati, e i prezzi non riflettono più il grado di rischio", ha detto Jürgen Stark, l'ex capo economista della Bce. "Tutto questo non è stato pensato a fondo, è solo per essere attivisti e dimostrare che la nostra cassetta degli attrezzi non si sta esaurendo".

Queste obiezioni sollevano la prospettiva, alla riunione di giovedì 12 della Bce, di una inedita sconfitta per Draghi, le cui politiche coraggiose e innovative hanno tenuto insieme la fragile unione monetaria durante la crisi del debito sovrano. L'italiano, che ha solo due riunioni davanti a sé prima della fine del mandato, di solito può contare sul sostegno di una maggioranza di colombe tra i membri del consiglio, e alcuni scettici non hanno diritto di voto nella riunione di questa settimana, compreso Villeroy de Galhau.

Gli investitori stanno valutando al 50% le possibilità di una riduzione di 0,2 punti percentuali del tasso, e di un programma di acquisto di circa 30-40 miliardi di euro al mese di debito sovrano. Come compromesso, Draghi potrebbe riavviare il programma di acquisto di titoli di stato, ma a un ritmo più lento, lasciando in vigore le attuali restrizioni.

Potrebbe anche decidere di lasciare la decisione sulla ripresa dell'acquisto di titoli all’attuale direttore operativo del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, che assumerà la presidenza della Bce dal primo novembre. La settimana scorsa la Lagarde ha dichiarato che avrebbe riesaminato i costi e i benefici dei controversi strumenti di politica monetaria della Bce. I difensori di Draghi affermano che è più facile combattere una recessione prima che abbia messo radici piuttosto che invertirla in seguito. In luglio le nuove commesse industriali in Germania sono crollate, mentre l'economia italiana è rimasta piatta.

"Se non si fa nulla, non si hanno effetti collaterali, ma non si ha alcun impatto sull'economia", ha dichiarato Olli Rehn, capo della banca centrale finlandese e membro del comitato di determinazione dei tassi della Bce, in una recente intervista. Ha invitato la Bce a varare un ampio pacchetto di misure di stimolo, tra cui nuovi importanti acquisti di obbligazioni. La nuova incertezza sulla politica della banca centrale europea sottolinea le sfide politiche ed economiche che i banchieri centrali devono affrontare per rispondere al rallentamento globale che ha fatto seguito alla guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. La Federal Reserve sta tagliando i tassi. A differenza della Bce, tuttavia, li ha aumentati durante l'espansione, avendo quindi più munizioni per combattere una recessione.

L'eurozona è particolarmente dipendente da una politica monetaria flessibile, in quanto la sua crescita economica è strettamente legata agli scambi commerciali. La Germania ha la stessa quota di mercato di esportazioni mondiali degli Stati Uniti, con solo un quarto della popolazione. L'indebolimento dell'euro in risposta all’allentamento monetario ha dato agli esportatori la spinta necessaria.

Allo stesso tempo, i governi dell’eurozona non hanno voluto o non sono stati in grado di allentare i cordoni della borsa per evitare un rallentamento. La ripresa che le audaci politiche di Draghi hanno aiutato a progettare è ora a rischio, con l'economia della regione in crescita ad un ritmo annualizzato di appena lo 0,8% nel secondo trimestre e il settore manifatturiero in recessione. Tuttavia, il settore dei servizi, che rappresenta i due terzi della produzione della zona euro, è resiliente e la disoccupazione è ai minimi storici di 11 anni.

"Mi trovo sorprendentemente scettico, probabilmente per la prima volta", ha dichiarato in un'intervista Stefan Gerlach, ex vicegovernatore della banca centrale irlandese. "Draghi non sembra esitare a legare le mani al suo successore. Non sono sicuro che l'economia ne abbia bisogno. Non sono sicuro che si otterrebbe molto. Alcuni degli argomenti dei falchi sembrano ragionevoli".

Come parte di un nuovo programma di acquisto di obbligazioni, Draghi ha suggerito che la Bce potrebbe allentare le regole che si è autoimposta per evitare di dominare i mercati del debito. Ciò scatenerebbe opposizione in Germania. Il mese scorso il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che avrebbe esaminato la possibilità di bandire per legge i tassi di interesse negativi per i depositi bancari dei privati. La Bce potrebbe anche introdurre misure per proteggere le banche della zona da tassi di interesse ancora più negativi. Le banche sopportano il peso di queste politiche, in quanto hanno bisogno di mantenere il denaro in deposito presso la banca centrale e devono pagare un prezzo alla Bce.

Nel frattempo, le banche non sono state in grado di trasferire completamente tali costi sui depositanti, che spesso ricevono ancora lo 0% sui conti di risparmio. La Bce potrebbe fornire alle banche un certo sollievo esentando alcuni depositi bancari presso la Bce dai tassi negativi. "Siamo alla fine dell'efficienza della politica monetaria", ha detto il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire in un'intervista. I rischi che stiamo affrontando non sono legati alla stabilità finanziaria, ma al come alimentare la crescita. La risposta non è solo nelle mani della Bce".

In presenza di un aumento della pressione politica sui banchieri centrali di tutto il mondo, Draghi potrebbe voler lasciare alla Lagarde uno spazio di manovra. "Il prossimo presidente della Bce dovrà davvero elaborare uno schema di gioco per affrontare la recessione", ha dichiarato Elga Bartsch, responsabile della ricerca macro di BlackRock". Voltarsi e dire: scusate, non abbiamo più opzioni di politica monetaria, non farebbe bene all'indipendenza delle banche centrali". (riproduzione riservata)