L'euro digitale deve essere introdotto con cautela, pena il rischio di destabilizzare il sistema finanziario. A mettere in guardia sui rischi di una moneta virtuale è Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank. A detta del banchiere, la valuta potrebbe sconvolgere il settore bancario ed ampliare eccessivamente il ruolo della Bce. In tempi di crisi, ad esempio, i consumatori potrebbero convertire i loro depositi in euro digitale, direttamente garantito dalla banca centrale. In questo modo però si rischia di destabilizzare il sistema finanziario, ritirando la liquidità in circolo e danneggiando gli investimenti di imprese e famiglie.
Weidmann non si è dichiarato contrario a una moneta unica virtuale, purché il suo ingresso nell'economia reale avvenga in maniera graduale. "Un approccio graduale potrebbe avere senso visti i rischi che comporta. Questo significa che un euro digitale avrebbe una serie specifica di caratteristiche e l'opzione di aggiungere ulteriori funzioni in seguito", ha proposto il presidente della banca centrale tedesca.
Intanto, il membro del consiglio di vigilanza, Edouard Fernandez-Bollo, ha messo in guardia le banche dell'Eurozona sulla gestione dei rischi, che potrebbero risentire di metriche ingannevoli e previsioni macroeconomiche troppo ottimiste.
Al momento, infatti, le valutazioni di risk management tengono conto della performance creditizie dell'ultimo decennio e non di quelle dell'ultimo biennio. Il rischio, quindi, è di sovrastimare la solvibilità delle imprese più colpite dall'emergenza sanitaria, turismo e ospitalità in testa. Questo significa che le banche tendono a essere esposte a settori rischiosi, con pesanti ricadute nella qualità del credito una volta che "le misure di supporto dei governi verranno ritirate. E questo prima o poi avverrà", ha spiegato Fernandez-Bollo.
Come se non bastasse le valutazioni di rischio attuali potrebbero incorporare previsioni troppo ottimistiche sulla crescita dell'economia e sulla qualità del credito. Come scritto da MF-Milano Finanza, Bain & Company ha stimato che il flusso di npl in tutta Europa tra la fine del 2021 e il 2022 (momento in cui i governi nazionali sospenderanno le misure eccezionali sui prestiti) possa toccare una cifra compresa tra 0,9 e 1,2 trilioni di euro. Inoltre, ha aggiunto l'esperto del Consiglio di vigilanza, nel 2023 il rapporto il rapporto costi-ricavi sarà ancora superiore al 60% per oltre la metà delle banche di importanza sistemica. (riproduzione riservata)