Unicredit, i soci dicono sì al maxi compenso del ceo Andrea Orcel. Ma con riserva
Unicredit, i soci dicono sì al maxi compenso del ceo Andrea Orcel. Ma con riserva
 Malgrado il no dei proxy, l’assemblea della banca hanno votato a favore del maxi compenso di Andrea Orcel. Il ceo pensa a nuovo mandato? Ma all’orizzonte si profilano incognite, dal pressing sulla Russia alle nozze  

di di Luca Gualtieri 31/03/2023 22:00

Ftse Mib
33.940,54 23.50.58

-0,96%

Dax 30
17.917,28 4.17.14

-0,95%

Dow Jones
38.085,80 6.08.09

-0,98%

Nasdaq
15.611,76 23.50.58

-0,64%

Euro/Dollaro
1,0722 6.10.43

+0,02%

Spread
139,26 17.29.51

-1,42

Fino alle ultime ore l’esito era tutt’altro che scontato. Al contrario l’opposizione dei proxy advisor e di alcuni fondi internazionali aveva fatto presagire un risultato diverso a qualche top manager della banca. Invece con l’assemblea di venerdì 31 marzo il ceo di Unicredit Andrea Orcel ha segnato un punto significativo a proprio favore. Gli azionisti hanno approvato la revisione del compenso del ceo che quest’anno potrà salire fino a 9,75 milioni al superamento di certi target. La maggioranza è stata del 69,1%, al di sopra quindi dei pronostici circolati nei giorni precedenti. Consensi bulgari per i conti 2022 che l’assise ha approvato con il 98,7% delle preferenze.

Leggi anche: Unicredit, i soci dicono sì al maxi compenso fino a 9,75 milioni del ceo Andrea Orcel. Favorevole il 69% dell’assemblea

La dialettica con i soci

Come detto, l’esito non era scontato. Nelle scorse settimane i proxy advisor Iss e Glass Lewis hanno consigliato agli investitori istituzionali di votare contro alla luce di alcuni specifici addebiti formali. Le obiezioni sono state però respinte da alcuni grandi soci della banca, tra cui alcuni storicamente vicini al ceo. Il piano di remunerazione proposto dalla banca per Orcel «è in linea con gli azionisti», ha dichiarato in un'intervista a Bloomberg Edoardo Mercadante, fondatore del fondo Parvus che detiene il 5,2%. Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso Oliver Bäte, ceo di Allianz (storico socio di Unicredit al 3,34%): «come azionisti siamo assolutamente favorevoli al cambiamento dell'incentivo del ceo». Il voto positivo sarebbe venuto anche da Fondazione Cariverona (1,6%) e, si mormora, dalla famiglia Del Vecchio (1,9%).

Il ceo pensa a un nuovo mandato

Grazie all’imprimatur dei soci, l’ultimo anno di mandato di Orcel parte insomma in discesa e in piazza Gae Aulenti si mormora che il banchiere stia pensando a un nuovo triennio al vertice della banca. A suo favore per ora giocano senza dubbio i risultati economici. Nel 2022 i ricavi sono saliti del 10% a 19,1 miliardi per merito soprattutto dell''inversione di tendenza della politica monetaria e del rilancio della rete commerciale. Grazie ai 5,4 miliardi di profitti realizzati, i soci incasseranno il 40% in più rispetto allo scorso anno, cioè 1,91 miliardi come dividendo (payout al 35%) e 3,34 miliardi come riacquisto di azioni proprie. Proprio nei giorni scorsi la Bce ha dato luce verde al programma di buy back che sarà articolato su due tranche.

I nuovi progetti tra risparmio e pagamenti

La banca ha inoltre in corso progetti ambiziosi per ampliare il bacino di ricavi. È in corso di implementazione l’alleanza con Azimut nel risparmio gestito che sembra destinata a rimpiazzare la partnership in corso con Amundi. Unicredit sta poi analizzando opportunità di crescita nel settore dei pagamenti. Qui sono all’esame diverse operazioni straordinarie con una strategia in controtendenza rispetto al resto del sistema bancario italiano.

Se i soci di Unicredit hanno più di una ragione per essere soddisfatti dei risultati portati da Orcel, i motivi di incertezza però non mancano. Il ciclo economico resta problematico e la Vigilanza della Bce non manca di raccomandare cautela ai gruppi bancari. Lo si è visto alla fine dell’anno scorso con i risultati dello srep, dove la linea della prudenza è stata molto chiara. In quel caso Bce ha alzato per Unicredit il requisito di secondo pilastro (Pillar 2), cioè quello che si applica alle singole banche sulla base di adeguatezza del capitale, governance e gestione del rischio, liquidità e modello di business.

Russia e m&a

C’è poi il delicato capitolo Russia. Francoforte gradirebbe una rapida uscita delle banche dal paese per neutralizzare i rischi. La cosa però è di difficilissima attuazione, specie dopo il decreto con cui nell'estate scorsa il governo di Vladimir Putin ha difatto congelato le exit dei gruppi finanziari occidentali. C’è infine il capitolo dell’aggregazione. Nel 2021 l’arrivo di Orcel al vertice di Unicredit aveva alimentato forti aspettative sotto questo aspetto, ma nulla finora si è concretizzato. La seconda metà del 2023 sarà il momento propizio per le nozze? Se lo vanno chiedendo alcuni grandi soci che venerdì 31 in assemblea hanno rinnovato la fiducia nel ceo. (riproduzione riservata)