Unicredit, conviene ancora puntare su Mister +400%? Ecco cosa ne pensano gli analisti dopo il blitz su Commerzbank
Unicredit, conviene ancora puntare su Mister +400%? Ecco cosa ne pensano gli analisti dopo il blitz su Commerzbank
Dalla nomina a ceo nel gennaio 2021, Orcel è riuscito a quintuplicare il prezzo delle azioni trainando anche la corsa in borsa delle altre banche italiane. Il recente blitz in Germania può arrestare il rally dei titoli del credito?

di di Sara Bichicchi 13/09/2024 20:00

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Nel gennaio 2021 il cda di Unicredit concluse il conclave per designare il successore del defenestrato amministratore delegato Jean Pierre Mustier. Il board scelse Andrea Orcel, grazie anche al sostegno dei soci storici della banca a partire dalla fondazione Cariverona e da Leonardo Del Vecchio. Da allora Unicredit ha guadagnato oltre il 400% in borsa, passando da 7,5 euro a 37 euro. E, se si considerano anche le cedole staccate, il rendimento totale arriva al +500%. Una galoppata che ha modificato i rapporti di forza nello scacchiere finanziario continentale.

Oggi Unicredit è (con Intesa Sanpaolo) una delle poche banche a quotare a premio sul patrimonio: il rapporto price/book value si attesta a 1,04 volte, mentre quattro anni fa oscillava attorno a 0,3 volte. Un miracolo che ha diverse spiegazioni. In primo luogo la società ha beneficiato del forte rialzo dei tassi che ha ingrassato i conti economici di quasi tutte le banche. Ma questo effetto da solo non basta a giustificare il rally.

Il mercato ha apprezzato anche l’attività di razionalizzazione e rilancio commerciale e la generosa politica di distribuzione: nel solo 2024 i soci metteranno in tasca 10 miliardi tra cedole e buyback. Non solo. In questi ultimi anni Unicredit ha sostenuto i corsi azionari di quegli istituti italiani che il mercato vedeva come suoi possibili target, da Banco Bpm a Mps fino alla Popolare di Sondrio.

Dove può arrivare Unicredit

Ma dopo questa corsa, Piazza Gae Aulenti e le altre banche italiane avranno ancora spazio per crescere? Gli analisti sono convinti di sì e, dopo il blitz su Commerzbank dell’11 settembre, sul titolo di Unicredit sono fioccati i giudizi buy (comprare): da Equita a Citi, passando per Goldman Sachs e Jefferies, in molti hanno continuato a consigliare agli investitori le azioni della banca. In media Bloomberg assegna ancora a Unicredit un potenziale upside del 23%. E anche altre pedine di un ipotetico risiko bancario italiano godono di una possibile crescita a doppia cifra: Banco Bpm (+20%), Bper Banca (+26%), Mps (+28%). Segno che la mossa di Orcel in Germania non ha spento le speculazioni sul futuro dei competitor, nonostante alcuni report sostengano che «potrebbe ridurre l’appeal speculativo per altre operazioni di m&a sulle banche italiane», come scrive Equita.

Gli effetti del blitz su Commerzbank

In ogni caso, Unicredit potrebbe beneficiare degli effetti dell’ingresso in Commerzbank e, in futuro, di un’eventuale aggregazione tra i due istituti. «L’acquisizione offre a Unicredit l’opzionalità strategica per crescere in Germania, dove è già presente attraverso Hvb. Nel 2023 la Germania ha rappresentato oltre il 20% dell’utile operativo e circa il 19% dell’utile netto di Unicredit», evidenziano ancora gli analisti di Equita.

Ma le ricadute sul business dipendono molto da se, e come, Piazza Gae Aulenti deciderà di procedere. Su questo gli analisti hanno elaborato scenari diversi, partendo dallo stato delle cose. «In base alle nostre attuali previsioni, che non ipotizzano alcun accordo, ci aspettiamo che Unicredit generi 9-10 miliardi di utili netti all’anno nel periodo 2025-2027», calcola Goldman Sachs.

Tuttavia, la banca italiana ha un Cet1 ratio del 16,2%, a fronte di un target del 13%, che si traduce in 9 miliardi di capitale in eccesso. «Complessivamente, tra il 2024 e il 2027, Unicredit ha indicato che impiegherà o restituirà interamente il capitale in eccesso», sottolinea sempre Goldman Sachs, prevedendo «circa 40 miliardi di distribuzioni annunciate che porteranno il Cet1 ratio al 13,4% entro la fine del 2027».

Se Orcel lanciasse un’opa per conquistare Commerzbank, i benefici sui conti di Unicredit cambierebbero in base alle caratteristiche tecniche dell’operazione: in contanti, in contanti e azioni, carta contro carta. Immaginando ad esempio un deal con un premio del 20% per gli azionisti della banca tedesca, sinergie intorno al 20% dei costi e pagato per il 20% in cash e per l’80% in carta, Azzurra Guelfi, analista di Citi, stima un aumento dell’utile per azione (eps) di circa il 4% entro il 2027 con un Cet 1 ratio post-fusione comunque sopra il 13%.

La preda Banco Bpm

La campagna tedesca di Orcel potrebbe aver messo Unicredit fuori dai giochi in casa. Tuttavia, gli investitori continuano a credere in un consolidamento del mercato italiano e guarda soprattutto a Banco Bpm e Monte dei Paschi. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna, ad esempio, ha appena incassato la promozione da underweight a neutral (con target price alzato da 6 a 6,4 euro per azione) da Jp Morgan: per gli analisti il Banco resta «un potenziale target m&a».

E se le nozze con Unicredit diventano complicate, Jp Morgan punta su Crédit Agricole, che possiede il 9% del Banco. Un’iniziativa dei francesi, inoltre, secondo gli analisti potrebbe essere favorita da un’eventuale aggregazione Unicredit-Commerzbank. «Nel caso in cui il governo tedesco dovesse essere favorevole a un’acquisizione di Commerzbank da parte di una banca italiana, diventerebbe difficile per il governo respingere un’acquisizione di Banco Bpm o Mps da parte di una banca francese», sostiene Jp Morgan.

Ma tra le due candidate, conclude la banca d’affari, l’interesse dovrebbe essere «maggiore su Banco Bpm piuttosto che su Mps nonostante i gap di valutazione». Va considerato poi un altro aspetto. La presa dell’Agricole sulla governance di piazza Meda potrebbe essere rafforzata dalle nuove regole sulle liste del cda, un effetto che forse il governo Meloni non ha preso sufficientemente in considerazione.

Mps osservata speciale

Siena resta sotto i riflettori in vista di un’ulteriore riduzione della quota del Tesoro, che controlla ancora il 26,7%. «Crediamo che l’operazione Unicredit-Commerzbank possa spingere sul consolidamento domestico coinvolgendo Mps e altri peer», commentano gli analisti di Intermonte. Nel caso di Mps il partner favorito è Unipol, ma Siena dovrebbe prima sciogliere la joint venture con Axa in campo assicurativo. Tuttavia, la banca potrebbe fare gola anche a qualche gruppo straniero. Motivo per cui «il governo starebbe facendo valutazioni di natura strategica» per «evitare di esporre Mps al rischio di opa da parte di un player estero», scrive Equita. (riproduzione riservata)