Una banca pubblica per ripartire
Una banca pubblica per ripartire
Tale istituto potrebbe affiancare il Tesoro nel collocamento di nuovi titoli, attirare il risparmio privato e investire nelle aziende. Obiettivo sostenere gli investimenti per la ripresa

di Luisa Leone 28/05/2020 02:00

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Una banca pubblica per cavalcare la ripresa. Una banca che spazi dal sostegno al collocamento dei titoli di Stato all’investimento nel capitale delle aziende strategiche, passando per la raccolta del risparmio privato. È l’idea di Mario Turco, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla Programmazione economica e investimenti. Il ragionamento di Turco si inserisce nella discussione sul Recovery Plan, presentato ieri dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen (altro articolo a pagina 2). I finanziamenti a fondo perduto previsti dal progetto da quasi 1200 miliardi della Ue, serviranno all’Italia «per ridurre il divario di crescita economica e produttività accumulato negli ultimi vent’anni». Ma a questo assist europeo, secondo il sottosegretario, sarà importante aggiungere una leva nazionale, tramite «innovativi strumenti di finanziamento interni, volti a migliorare la liquidità e le politiche d’investimento di amministrazioni pubbliche e private. In questo ambito, diventa fondamentale creare una banca pubblica, capace di sostenere la politica economica e le imprese strategiche del Paese, finanziando investimenti produttivi e infrastrutturali». E lo Stato ha già «diverse possibilità. Nell’alveo pubblico ci sono il Medio Credito Centrale, la Popolare di Bari e il Monte dei Paschi. Gli strumenti ci sono già, importante è immaginare una mission e una governance di alto profilo manageriale». E nella visione di Turco «la banca pubblica dovrebbe poter affiancare il Tesoro nel collocare nuovi strumenti finanziari diversi da quelli collocabili sui mercati finanziari, evitando le aste marginali, ma anche incanalare il risparmio privato, grazie a conti remunerati collocati tramite le banche private. E, infine, dovrebbe poter sostenere direttamente il mondo delle imprese, investendo nel capitale di rischio di quelle considerate strategiche, sostenendo anche processi di ristrutturazione aziendale e ricollocamento sul mercato delle partecipazioni acquisite».
Banca pubblica, insomma, come braccio armato per la crescita, per convogliare le risorse anche per il rilancio degli investimenti. Un tema a cui il sottosegretario è in questi giorni al lavoro, e che confluirà nel decreto Semplificazioni in arrivo nei primi giorni di giugno. Il progetto, nella parte curata da Turco, si articolerà su quattro direttrici: la semplificazione delle procedure per gli investimenti pubblici, il potenziamento degli investimenti locali, con l’accelerazione di quelli di maggiore interesse, e il monitoraggio delle fasi di avanzamento. Non solo, insieme al sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro, Turco sta lavorando anche alla semplificazione dell’iter autorizzativo del Cipe per le grandi opere. «Alcune delle proposte per rilanciare gli investimenti pubblici e privati richiedono drastiche semplificazioni e deroghe normative temporanee, su cui il Governo sta lavorando da tempo», pur senza dimenticare «i presidi di legalità e i controlli». D’altronde l’occasione dell’allentamento dei vincoli di bilancio europei non andrebbe sprecata, e un piano massiccio di investimenti potrebbe permettere di «ridurre il gap di produttività delle nostre imprese, in termini di crescita, redditi, lavoro, legato soprattutto al ritardo tecnologico e infrastrutturale». (riproduzione riservata)