Ue, niente stretta sui bond statali
Ue, niente stretta sui bond statali
La Commissione non intende allontanarsi dalle norme di Basilea nelle proposte sulle banche che saranno presentate a metà anno. Il Parlamento vota per restare in linea con gli standard internazionali

di Francesco Ninfole 20/02/2020 02:00

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L’Ue non è orientata a introdurre regole più stringenti sui titoli di Stato detenuti dalle banche. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la Commissione non prevede di inserire la stretta nei testi Ue che introdurranno gli ultimi standard di Basilea 3 in Europa. Le proposte saranno presentate verso metà anno. È probabile che la pressione dei Paesi del Nord diventi più forte nei prossimi mesi, ma al momento Bruxelles non vuole forzare i requisiti di Basilea, che non prevedono variazioni sul tema. Germania e altri Paesi spingono per creare in Europa un regime più severo (con ponderazioni sul rischio e/o limiti alle esposizioni) rispetto alle altre aree geografiche.
Su questo punto si è espresso anche il Parlamento Ue: la commissione economica presieduta da Irene Tinagli ha votato martedì la relazione del socialista Pedro Marques, nella quale si evidenzia che il Parlamento «prende atto dei lavori del Comitato di Basilea sul rischio sovrano» e «sottolinea che il quadro normativo dell’Ue sul trattamento prudenziale del debito sovrano dovrebbe essere coerente con gli standard internazionali». Secondo gli eurodeputati, non ci dovranno essere fughe in avanti dell’Europa sui titoli di Stato delle banche.
La partita sul tema è comunque destinata a proseguire a lungo, soprattutto quando si sposterà dagli organi Ue ai governi. Olaf Scholz, ministro delle Finanze tedesco, ha proposto requisiti di capitale per le banche in base al rating dei bond pubblici e alla concentrazione delle esposizioni verso un solo Stato. L’aggravio è stato però respinto dal ministro italiano Roberto Gualtieri, che ha parlato solo di incentivi per una maggiore diversificazione degli attivi (non solo titoli di Stato), da collegare a safe asset e garanzia Ue sui depositi. Anche per il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco limiti di concentrazione «non differenziati tra debitori sovrani e con una franchigia iniziale sufficientemente elevata, potrebbero anche essere considerati, ma solo se contestualmente l’area dell’euro deciderà di dotarsi del safe asset comune». Sull’Unione bancaria le posizioni tra Nord e Sud Europa sono lontane, quindi è difficile immaginare progressi (o strette) nel breve termine.
Gli istituti nazionali hanno venduto titoli pubblici italiani tra maggio e settembre per 20 miliardi. L’ammontare complessivo detenuto è sceso a 334 miliardi (9,7% dell’attivo). Le banche hanno acquistato titoli di altri Paesi dell’Eurozona per 8 miliardi, in larga parte spagnoli. È aumentata al 62% la quota di bond pubblici valutati al costo ammortizzato, per i quali le variazioni di valore non hanno effetti sul patrimonio di vigilanza. Nel 2019 invece gli investitori esteri hanno comprato titoli italiani per 84 miliardi. (riproduzione riservata)