Chi occupa traffico dati con pubblicità online che sfrutta video, audio o altri elementi che incoraggiano gli utenti a interagire e a confrontarsi con i contenuti potrebbe ritrovarsi a finanziare gli interventi per rafforzare le infrastrutture tlc nazionali. Più in generale un colpo agli Over the top che dominano in rete. Il contributo straordinario potrebbe trovare spazio all’interno del decreto Asset, che già prevede il balzello del 40% sugli extraprofitti bancari, oggetto di riflessione all’interno del governo per correggere il meccanismo dell’imposta senza intaccare il gettito.
Sulle tlc a muoversi sono stati i parlamentari di Forza Italia con il senatore Maurizio Gasparri, Italia Viva e Lega con due emendamenti e un ordine del giorno depositati in Senato.Le proposte di modifica prevedono che «i soggetti che offrono attraverso la rete Internet servizi, contenuti e applicazioni di tipo rich media, sia in presa diretta che in differita, responsabili di almeno il 5% del traffico dati così come rilevato dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, esclusi i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici e i concessionari radiofonici, sono tenuti a contribuire agli investimenti necessari per l'adeguamento delle reti di telecomunicazioni».Come questo contributo straordinario prenderà corpo è invece rinviato a un decreto dei ministeri dell’Economia e delle Imprese.
Il governo valuta nel frattempo possibili correttivi alla tassa sugli extraprofitti bancari. Una delle ipotesi di lavoro è rivedere il tetto al prelievo. La versione in vigore fissa il limita allo 0,1% dell’attivo totale. Forza Italia ha presentato una serie di emendamenti per restringere l’ambito di applicazione. Tra questi alcune proposte fissano il tetto massimo del balzello allo 0,15% o allo 0,18% dell’attivo ponderato. Proprio sulla soglia allo 0,18% sono in corso approfondimenti.
L’impianto della norma non dovrebbe comunque cambiare e la volontà, espressa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è di preservare il gettito dell’imposta, destinato a finanziare il Fondo di garanzia su mutui per la prima casa e interventi per la riduzione della pressione fiscale.
Una delle necessità della prossima manovra di bilancio sarà proprio quella di reperire risorse per il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef.
«L'obiettivo è accorpare i primi due scaglioni, con un'aliquota al 23%», ha detto il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, «bisogna vedere se si troveranno le risorse, tra taglio del cuneoe accorpamento dei primi due scaglioni andremo a finire sui 14 miliardi». Fino a un miliardo di euro potrebbe arrivare dalla revisione delle agevolazioni. «Con un lavoro chirurgico sulle tax expenditure penso che si possa raggiungere al massimo un importo compreso tra 800 milioni e un miliardo di euro», ha spiegato Leo.
La volontà è salvaguardare le detrazioni per i mutui immobiliari, le spese sanitarie e l'istruzione. La revisione dovrebbe quindi riguardare le tax expenditure di minor ammontare e che interessano il minor numero di contribuenti. «Nel 2023 ritengo sia abbastanza complesso trovare le risorse per il taglio della tassazione sulle tredicesime», ha ammesso ancora Leo. (riproduzione riservata)