Se ieri qualcuno non aveva capito bene il senso del discorso del presidente russo Vladimir Putin, oggi 22 settembre ci ha pensato l'ex presidente ed ex primo ministro Dmitry Medvedev a esplicitarlo in maniera inequivocabile. Quel Medvedev che dal 2008 al 2012 è stato presidente russo in accordo con Putin, che allora non aveva voluto cambiare la legge che consentiva solo due mandati consecutivi al capo del Cremlino. Ecco il motivo della staffetta col fidatissimo Medvedev, di cui per quattro anni è stato primo ministro. Una volta arrivato il momento delle successive elezioni, Putin si era ricandidato alla presidenza, rispettando la legge e vincendo alle urne. Medvedev, adempiuto il suo dovere di buon soldato, era stato premiato con la carica di primo ministro, detenuta dal 2012 al 2020. Poi era sparito dai radar dei media occidentali. E ora, con la guerra, è tornato prepotentemente alla ribalta grazie ai suoi apocalittici post su Telegram, in qualità di vice presidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa.
"I vari generali idioti in pensione non hanno bisogno di spaventarci parlando di un raid della Nato in Crimea”. ha scritto Medvedev avvertendo che “la Russia ha scelto il suo cammino e non torna indietro”.
"Si terranno referendum (da domani 23 settembre al 27 settembre) e le repubbliche del Donbass e altri territori saranno annessi alla Russia. La protezione di tutti i territori che avranno aderito sarà notevolmente rafforzata dalle forze armate russe. La Russia ha annunciato che non solo le capacità di mobilitazione, ma anche qualsiasi arma russa, comprese le armi nucleari strategiche e le armi basate su nuovi principi, potrebbero essere utilizzate per tale protezione".
Ed ecco l'avvertimento alla Nato: "Con i missili ipersonici la Russia è in grado di raggiungere obiettivi in Europa e negli Stati Uniti molto più velocemente". Il riferimento è ai missili che viaggiano a una velocità compresa tra 5 e 25 volte la velocità del suono.
Inutile ricordare che le armi nucleari strategiche sono quelle progettate per la massima distruzione e che quindi verrebbero usate contro le città, non sui campi di battaglia. Ergo: se venisse attaccato il Donbass, Mosca si riserverebbe il diritto di rispondere anche distruggendo città europee se non addirittura degli Stati Uniti E dire che un tempo Medvedev veniva indicato come un possibile riformista, più morbido di Putin nei confronti dell'Occidente.
Nel frattempo ieri sera 21 settembre è avvenuto uno scambio di prigionieri di altissimo livello fra russi e ucraini: in cambio dell’oligarca ucraino e filorusso Viktor Medvedchuk e di 55 prigionieri russi, Mosca ha liberato 215 prigionieri di guerra ucraini, tutti del battaglione Azov, bollato come nazista dal Cremlino, compresi i loro comandanti, ovvero il colonnello Denys "Redis" Prokopenko e il vice Svyatoslav "Kalyna" Palamar. Insomma, quelli che si erano arresi lo scorso maggio dopo un lungo assedio nei tunnel dell'acciaieria Azovstal di Mariupol. Ancora difficile da decifrare il significato di questo scambio. (riproduzione riservata)