Poste, Enpam mette la privatizzazione nel mirino
Poste, Enpam mette la privatizzazione nel mirino
La cassa previdenziale di medici è interessata ad acquistare una quota nella vendita della seconda tranche. Dossier sul tavolo dei tecnici dell’ente. Che ha già impegni di investimento per 520 milioni sul private market. Attesa l’aggiudicazione della gara per gli immobili della logistica di Poste

di di Andrea Deugeni 25/04/2024 22:00

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Non ci sono soltanto gli investitori istituzionali esteri interessati alla seconda tranche del capitale di Poste che il Tesoro si sta preparando a mettere sul mercato. Anche quelli italiani hanno aperto il dossier. Fra questi l’Enpam.

Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la cassa previdenziale dei medici e degli odontoiatri guidata da Alberto Oliveti, la più grande per attivo (che sfiora i 26 miliardi di euro) fra gli enti che erogano le pensioni ai professionisti, sta seguendo da vicino la nuova privatizzazione del gruppo controllato da Cdp (al 35%) e dal Mef (29,3%).

È interessata a investire per la parte riservata agli istituzionali non appena la società di Matteo Del Fante e Via XX Settembre alzeranno il velo sulle modalità di vendita. Oltretutto, l’investimento sarebbe coerente con gli impegni della cassa appena tracciati per il 2024, che hanno il proprio focus sul mercato italiano.

Gli investimenti in cantiere nel private market

In particolare, per l’anno in corso l’Enpam ha messo in cantiere investimenti sul private market per 520 milioni così ripartiti: 375 milioni in fondi di private equity, 100 milioni in fondi di private debt e 45 milioni sul venture capital, in fondi con target di almeno 100 milioni. Impegni che vanno ad aggiungersi a quelli dell’Enpam sulle grandi partite economiche e finanziarie del Paese. La cassa più ricca d’Italia ha in portafoglio infatti anche l’1,17% di Mediobanca, il 2% di Banco Bpm e lo 0,62% di Intesa Sanpaolo.

I grandi investimenti dedicati al sistema Paese

Fra gli ultimi investimenti c’è anche l’8,18% della Banca del Fucino e quote del fondo promosso da F2i (sgr di cui è grande azionista) per entrare nel libro soci di NetCo, la società della nuova rete Tim. Ora, fra i grandi investimenti dedicati al sistema Paese (alle azioni sono stati riservati oltre 3,4 miliardi, il 13,2% del totale del patrimonio) rientrerà dunque anche quello in Poste, un file aperto, secondo le indiscrezioni, anche da altri grandi enti previdenziali come Cassa Forense (avvocati) e Inarcassa (ingegneri e architetti).

Non sono ancora noti i dettagli della vendita della seconda tranche che segue la privatizzazione di fine 2015 e che, secondo quanto previsto dal governo, potrebbe riguardare fino al 29% del capitale, consentendo allo Stato di incassare in funzione tagliadebito oltre 4,44 miliardi agli attuali prezzi.

La finestra dell’estate

Il processo starebbe subendo un’accelerazione. Il completamento a fine marzo dell’iter del Dpcm (che ha disposto il nuovo processo di privatizzazione) permetterebbe di sfruttare la finestra temporale prima dell’estate (tra maggio e luglio), opzione a cui secondo indiscrezioni anche i vertici di Poste si starebbero preparando, con tanto di roadshow all’estero con gli investitori istituzionali.
 

La nuova discesa nel capitale da parte dell’azionista pubblico potrebbe avvenire anche in più fasi: una prima tranche con vendita fino al 15% e una contestuale discesa del controllo pubblico non oltre il 50% nell’operazione prima dell’estate. E un’eventuale ulteriore cessione dopo la pausa.

La gara per gli immobili della logistica

Entro fine mese potrebbe arrivare l’aggiudicazione della gara per il 50% del fondo che deve gestire gli oltre 600 mila metri quadri di immobili di Poste dedicati alla logistica, un pilastro del nuovo piano industriale di Del Fante e per cui, come rivelato da questo giornale, a fine gennaio Kryalos, Generali Re, Coima e Dea Capital Re avevano presentato le offerte vincolanti. Secondo gli addetti ai lavori, il Leone è il grande favorito. (riproduzione riservata)