Piazza Affari, chi vince e chi perde il secondo round di trimestrali. È davvero finita la corsa del Ftse Mib?
Piazza Affari, chi vince e chi perde il secondo round di trimestrali. È davvero finita la corsa del Ftse Mib?
La prima settimana di conti appesantisce il Ftse Mib che inverte la rotta, zavorrato da Stm, Iveco e Stellantis. In questa fase di volatilità occhio ai fondamentali e alle banche 

di Sara Bichicchi 26/07/2024 20:55

Ftse Mib
33.291,39 8.04.37

-1,17%

Dax 30
18.280,52 23.49.35

-1,59%

Dow Jones
40.345,41 2.54.44

-1,01%

Nasdaq
16.690,83 23.30.00

-2,55%

Euro/Dollaro
1,1086 6.21.56

-0,01%

Spread
145,79 17.29.40

+3,19

«Non afferrare il coltello che cade», recita un vecchio adagio popolare. Ovvero non comprare un asset in forte ribasso. Eppure, la domanda sorge spontanea a chi vuole investire in questi giorni: non sarebbe conveniente comprare quando il prezzo scende, o per dirla con un celebre motto del barone Rothschild, quando il sangue scorre per le strade? È la tattica «buy the dip», cioè entrare su un asset in una fase di calo scommettendo che sia momentaneo e che il prezzo risalirà. L’ultima settimana borsistica a Piazza Affari del resto ha offerto diversi spunti a chi sta pensando di seguire questa strategia.


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È la fine del toro?

La prima delle tre settimane di trimestrali ha visto il Ftse Mib invertire la rotta: in cinque sedute, dal 22 al 26 luglio, ha perso l’1,2%. Una flessione contenuta che racchiude tuttavia alcune perdite cospicue per diverse big dell’industria. «Dopo una prima parte d’anno dove abbiamo assistito a forti rialzi, pur polarizzati su banche e large cap, iniziamo ad assistere a una prima fase di stanchezza del mercato», osserva Antonio Amendola, portfolio manager di AcomeA, a MF-Milano Finanza. Rispetto alle altre borse europee e statunitensi Piazza Affari «è stata la più colpita dalle prese di beneficio, perdendo la soglia dei 34 mila punti», aggiunge Fabrizio Barini, senior banker di Integrae sim. Tuttavia, è presto per dire che la corsa di Milano è al capolinea.

La delusione delle trimestrali

«Le turbolenze sui mercati azionari europei e Usa sono legate ad alcune trimestrali ben inferiori alle attese e hanno aumentato le preoccupazioni degli addetti ai lavori sulle prospettive future», sottolinea Filippo Diodovich, senior market strategist di Ig Italia. «Crediamo che questi aggiustamenti possano ancora essere inquadrati come correzioni dopo una lunga fase rialzista». Anche per Diego Toffoli, responsabile investimenti di Intermonte Advisory & Gestione, la sbandata dell’ultima settimana non deve allarmare troppo: «Siamo così abituati a vedere gli indici azionari in rialzo che, quando capita uno scossone, subito ci preoccupiamo sia la fine del ‘bull market’. Siamo in piena stagione di trimestrali e durante queste fasi è normale aspettarsi un aumento della volatilità a seconda che i numeri aziendali superino o meno le stime degli analisti». In più il mese di agosto, puntualizza Barini, è «tradizionalmente poco liquido e quindi esposto alla volatilità».

Da Stellantis a Stm, i grandi ribassisti sono da comprare?

Alcune società hanno quindi perso più terreno di altre, zavorrate da conti trimestrali deludenti. È il caso di Stellantis, Stm e Iveco che hanno chiuso la settimana con un rosso a doppia cifra (si veda la tabella sotto). «Le prime trimestrali mostrano un rallentamento per i titoli industriali», osserva Amendola. Ne sono testimoni i dati di Stellantis (prima volta con una generazione di cassa negativa dalla fusione Fca-Psa) e l’outlook di Stm che mostra ancora poca visibilità per il comparto industriale». Il flusso di cassa negativo ha penalizzato anche Iveco che, dopo i conti, ha subito un taglio del target price da parte di Intermonte: gli analisti ora fissano l’asticella a 15,2 euro per le azioni della società di furgoni e bus, il 14% più in basso rispetto alla previsione precedente.

«Come già successo durante la reporting season (stagione dei conti, ndr) del primo trimestre, i tecnologici sono in affanno e molti titoli ciclici, più legati all’andamento dell’economia, evidenziano un rallentamento», aggiunge Toffoli. Ciò, però, non significa necessariamente che queste società non godano di fondamentali solidi. Gli analisti di Alphavalue, ad esempio, inseriscono Stm nella lista dei grandi ribassisti dell’ultimo mese (la società dei semiconduttori ha perso oltre il 14% in 30 giorni, dato al 26 luglio) con un business model forte. Nell’elenco compaiono big europei come Novo Nordisk (-14% in un mese), Asml (-16%) e Lvmh (-11%), ma anche un altro titolo italiano: Amplifon (-12%).

Da utility e banche le opportunità più interessanti

«Il mercato continua a pensare che la strategia migliore sia la rotazione settoriale: vendere le asset class che sono salite di più per puntare sulle attività value», suggerisce Barini. Anche se i recenti ribassi potrebbero essere un segnale che «il mercato ancora non sposa un bottom per i titoli industriali», sostiene Amendola. In quest’ottica alcune opportunità si possono trovare nelle utility (vedere altro pezzo in pagina). In alternativa si può continuare a puntare sui soliti noti che hanno trainato il Ftse Mib da quando Bce ha iniziato ad alzare i tassi: banche e asset gatherer. «I finanziari stanno riportando bene, anche se difficilmente potranno sorprendere come nel trimestre scorso», conclude Toffoli. In una settimana di ribassi, tra i top performer spiccano in effetti Mediobanca, Bper Banca e Banca Generali.


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