Piazza Affari, colpacci da delisting: chi ha guadagnato fino al 1600% dall’ipo
Piazza Affari, colpacci da delisting: chi ha guadagnato fino al 1600% dall’ipo
Una ventina le società che hanno lasciato la borsa dal 2023. In diversi casi sono meteore dalla vita breve ma dai rendimenti stellari. Qualcuna invece ha arricchito soprattutto gli imprenditori. Ecco le loro storie

di di Elena Dal Maso 26/07/2024 16:00

Ftse Mib
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Spread
119,47 17.29.42

-3,45

Nell’ultimo anno e mezzo è stata annunciata una ventina di delisting a Piazza Affari sia sul segmento principale che sull’Egm, dedicato alle piccole e medie imprese. L’ultimo in ordine di tempo, quello molto particolare di Take Off nel quale il cda, guidato dal fondatore Aldo Piccarreta, vuole proporre all’assemblea degli azionisti a settembre l’uscita da Piazza Affari senza opa (ma deve raggiungere il 90% dei voti per raggiungere lo scopo) e offre 0,9 euro ai soci di minoranza per liquidare le loro posizioni, mentre la quotazione era avvenuta a 4 euro nel 2021.


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Milano Finanza è andata a vedere se la storia di queste società in borsa è stata di lungo respiro oppure se si è trattato di una meteora e, soprattutto, chi ci ha guadagnato dalla quotazione e dal successivo delisting. Emerge subito un dato positivo, come si può vedere dalla tabella allegata, ovvero che 15 aziende su 20 hanno registrato un prezzo di opa superiore a quello di quotazione. In alcuni casi la differenza è stata limitata (+5,4% per Sababa Security, +7,5% per Tod’s) in altri si è arrivati a rivalutazioni fino a oltre il 1.600% (è il caso di Autogrill). Fra i casi di successo, Renergetica, si è quotata nel 2008 a 1,5 euro, è uscita dalla borsa attraverso un’opa con delisting nel 2024 registrando una performance del titolo del 574% (10,11 euro il prezzo finale). Nel caso di Digital360, l’ipo è stata nel 2017 a 1,15 euro, l’opa nel 2023 a 5,35 euro con una performance del titolo del 365%.

Ricchi con l'energia pulita

La storia di Renergetica è quella di un imprenditore, Stefano Giusto, che fonda un'azienda che opera come developer e società di ingegneria nel settore delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico. Giusto quota la società nel 2008, anno della crisi mondiale delle borse e vende la maggior parte delle proprie azioni nel 2024 attraverso la controllata Exacto (trattenendo il 22% circa) a Cva (Compagnia Valdostana delle Acque), interamente partecipata dalla società finanziaria regionale della Valle d’Aosta Finaosta che lancia un'opa chiusa nel 2024. Il prezzo proposto di 10,11 euro incorpora un premio del 57,2% e del 61,4% rispetto alla media ponderata del prezzo dell’azione Renergetica rispettivamente degli ultimi 12 mesi e degli ultimi 30 giorni. Chi ha investito nella società all’ipo, ha realizzato una plusvalenza del 574%.

In svendita i pantaloni di lusso

In altri casi la storia di borsa delle società non è stata brillante e i titoli sono usciti ad un prezzo inferiore a quello di entrata. Cover50, per esempio, si è quotata nel 2015 a 18,6 euro. All’epoca la famiglia Fassino, che controllava la società specializzata nella creazione di pantaloni per il mercato del lusso, ha venduto 640.000 azioni e altre 400.000 sono state collocate in aumento di capitale. A marzo del 2023 la famiglia ha venduto al fondo di private equity Quadrivio la maggioranza della società. Quest’ultimo ha lanciato un’opa su Cover 50 a 13,5 euro, -27,4% rispetto al prezzo di collocamento.

Meteore d’oro

A Piazza Affari vi sono anche società che restano un paio di anni, corrono e poi escono di scena a valori che rendono felici chi vi ha investito. E’ per esempio il caso di Sebino, pmi del segmento Egm specializzata in sistemi integrati antincendio e di sicurezza. La società, quotata a giugno 2020 per 2 euro ad azione, ha comunicato tre anni dopo l’uscita di scena a 7,2 euro per azione. Seta Holding, società di investimento nata dall'iniziativa di imprenditori e investitori internazionali con oltre 30 anni di esperienza nel mondo del private equity, ha lanciato un’opa su Sebino d’accordo con il fondatore Gianluigi Mussinelli a 7,2 euro per azione. Nell’operazione, Nexus I di Mussinelli ha reinvestito nel capitale sociale, mentre lo stesso ceo di Sebino, nonché azionista di maggioranza dal 2010, è rimasto alla guida del gruppo. Seta Holding ha in portafoglio aziende quali Panini Spa e Golmar Italia Spa. Fa capo a Stoneweg, un fondo svizzero di investimento specializzato in real estate con sede a Ginevra.

Antichi colossi

In testa alla classifica di perfomance sulle offerte pubbliche di acquisto dell’ultimo anno e mezzo vi è l’opas lanciata da Dufry, gruppo svizzero attivo nel settore dei duty free, su Autogrill, la catena di stazioni di servizio in portafoglio alla famiglia Benetton. Quotata nel 1987 in lire (0,39 euro, prezzo convertito), la società è uscita da Piazza Affari 26 anni più tardi a 6,33 euro. La performance, per chi ha investito fin dall’inizio, è di oltre il 1.600%.

Più vecchia ancora è la quotazione di Saes Getters, datata 1986, gruppo lombardo specializzato in componenti e sistemi realizzati con materiali avanzati brevettati dalla stessa società e utilizzati in applicazioni industriali e medicali. SGG Holding, veicolo delle famiglie Della Porta e Canale, azionisti di maggioranza con una quota del 30,1% del capitale e il 46,2% dei diritti di voto, dopo 38 anni di borsa, ha deciso, anche in ottica di passaggio generazionale, di lanciare un’opa sul gruppo a 28 euro, che si confronta con il valore di 4,14 euro (rettificato e convertito dalle lire) di quotazione.

La nutraceutica rende bene

Sono due i casi di società presenti nel segmento della nutraceutica e del benessere che hanno registrato una comparsa veloce in borsa e hanno contribuito ad arricchire anche i soci di minoranza. Si tratta di Labomar e di Kolinpharma. La prima, quotata fra il 2020 e il 2023, ha lasciato ieri Piazza Affari dopo un’offerta congiunta dell’imprenditore Walter Bertin con il private equity britannico Charterhouse (+66,7% la performance). La seconda, specializzata in ricerca e sviluppo di prodotti nutraceutici, ha visto l’opa di Hyle Capital Partners, a 9,76 euro rispetto ai 7 euro dell'ipo (+40% circa). E’ rimasta a Piazza Affari per cinque anni, dal 2018 al 2023.


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