L’Opec+ non taglierà ulteriormente la produzione nella riunione del 4 giugno e i prezzi del greggio virano bruscamente al ribasso. Il Wti ora cede lo 0,54% a 67,71 dollari al barile e il Brent lo 0,55% a 72,20 dollari al barile in attesa, tra l’altro, dei dati ufficiali sulle scorte negli Stati Uniti previsti oggi alle 16:30. Secondo fonti del cartello, citate dall’agenzia Reuters, è improbabile che l'Opec e i suoi alleati, guidati dalla Russia, taglino ulteriormente l'offerta in occasione della riunione di domenica, nonostante il calo dei prezzi del petrolio europeo verso 70 dollari al barile. Non è comunque una sorpresa. Gli esperti di Goldman Sachs non si aspettano annunci in tale direzione.
L'Opec+ fornisce circa il 40% della produzione mondiale di greggio e rifornisce il 60% del mercato delle esportazioni di petrolio. Tra i tagli volontari di alcuni Paesi e quelli del cartello, il totale dei tagli alla produzione è salito a 3,66 milioni di barili al giorno, pari a circa il 4% del consumo globale. Misure prese a seguito delle limitazioni di capacità di produttori come la Nigeria e l’Angola. Un'indagine Reuters ha, infatti, rilevato che i due Paesi hanno mancato i loro obiettivi di produzione per un totale di 600.000 barili al giorno a maggio, mentre le interruzioni nella regione del Kurdistan, nel nord dell'Iraq, hanno fatto sì che il mese scorso il Paese producesse 220.000 barili al giorno in meno rispetto al proprio obiettivo.
All’inizio della seduta di oggi, 1° giugno, i prezzi del petrolio, diversamente da quanto accaduto nelle sessioni precedenti, durante le quali il Brent è sceso di quasi l'8%, hanno beneficiato del ritorno dell'ottimismo sui mercati in seguito all'approvazione del disegno di legge sul tetto del debito degli Stati Uniti da parte del Congresso. «Con la prospettiva di un default americano che ora sembra molto improbabile, i mercati hanno tirato un sospiro di sollievo, il che si è tradotto in una maggior propensione al rischio, offrendo supporto ai prezzi del petrolio. Tuttavia, eventuali guadagni sembrano limitati dalle persistenti preoccupazioni sulla domanda proveniente dalla Cina», avverte Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades, osservando che l’attività manifatturiera del più grande importatore mondiale di petrolio è diminuita a maggio (l'indice Pmi del settore manifatturiero è sceso a 48,8 a maggio dai 49,2 di aprile), rafforzando le aspettative di un rallentamento economico nel paese e ostacolando le prospettive della domanda di greggio. (riproduzione riservata)