Piazza Affari, perché le utility stanno dominando in borsa: i tre segreti per investire con successo nonostante le turbolenze
Piazza Affari, perché le utility stanno dominando in borsa: i tre segreti per investire con successo nonostante le turbolenze
I titoli energetici possono rappresentare un’opportunità per contrastare il rischio volatilità nei prossimi 18 mesi. Spunti rialzisti per Enel e A2a con lo stacco di corposi dividendi. Attenzione anche a Italgas  

di di Massimo Brambilla 26/07/2024 20:00

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Non è un caso che le vendite di giovedì 25 abbiano risparmiato le utility, rimaste in territorio ampiamente positivo, in una giornata molto negativa per il mercato azionario. Certamente, sono titoli difensivi, con una volatilità tra le più basse in borsa. Non è, però, l’unica ragione, perché questi titoli stanno ritrovando un certo appeal. Le prospettive di mercato dei produttori di elettricità sono, infatti, particolarmente attraenti, grazie a una rara concomitanza di fattori rialzisti, che terranno banco per tutto il 2025 e forse più. Il risveglio delle quotazioni è arrivato in aprile, in Italia come a Wall Street, dopo la zavorra esercitata da una serie di circostanze sfavorevoli nell’ultimo biennio: il conflitto in Ucraina, che ha alzato i costi di combustibili fossili e dell’energia, i rialzi dei tassi d'interesse, responsabili dell’aumento del costo del capitale, l’inflazione elevata, con conseguente aumento dei costi di sviluppo, le strozzature a livello di rete e le difficoltà nelle catene di approvvigionamento.

Ora i principali produttori di energia, presenti nell’indice Dow Jones Utility, si trovano su nuovi massimi degli ultimi 12 mesi, grazie a una prima spinta al rialzo registrata ad aprile e una seconda arrivata a inizio luglio. Anche l’osservatorio privilegiato di State Street Global Advisor evidenzia in giugno, e più in generale negli ultimi tre mesi, afflussi netti di capitali sul settore delle utility da parte degli investitori istituzionali, al terzo posto dopo il settore tecnologico e quello finanziario, invertendo il tendenziale deflusso di capitali registrato fino a marzo. A piazza Affari la spinta di luglio non è stata in grado di sostenere le quotazioni delle utility oltre il picco di aprile, anche a causa dei corposi dividendi staccati nel frattempo. Tuttavia, tre importanti driver di mercato sono in grado di fornire il migliore sostegno in borsa, consentendo all’investitore di giocare bene tanto in difesa quanto in attacco, durante i prossimi 18 mesi.

Il beneficio dei tassi

Il driver principale si ritrova nel progressivo allentamento dei tassi d’interesse che seguirà la Bce: il nuovo taglio, dopo il primo di giugno, è atteso a metà settembre, seguito probabilmente dal successivo già a dicembre, più altri quattro di 25 centesimi nel 2025. Giocheranno a favore di tutte le utility attraverso due strade: dal lato economico tendendo a ridurre gli oneri finanziari su bilanci caratterizzati da un alto livello di indebitamento, fisiologico in questo tipo di business ad alta intensità di capitale richiesto dagli investimenti tecnici; dal lato di mercato rendendo più appetibile l’acquisto di questi titoli azionari, sostenendone l’apprezzamento in borsa grazie a dividendi stabili e consistenti che, in uno scenario di ribasso dei rendimenti obbligazionari indotto dalla discesa dei tassi d’interesse e dell’inflazione, costituiscono la diversificazione azionaria più interessante rispetto ai titoli di stato per il biennio a venire.

Elettricità sugli scudi

Il secondo driver riguarda la domanda di energia, che premia i produttori di elettricità lasciando più in ombra quelli del gas: la diffusione esponenziale del cloud computing e l’accelerazione impressa dall’intelligenza artificiale in numerosi segmenti dei servizi e dell’industria, robotica in testa, induce a un aumento dei consumi di elettricità che alimentano i data center, indispensabili per i servizi in-cloud e per l’AI, sostenendo e ampliando la domanda globale di energia elettrica.

Costi di produzione e impatto ambientale

Il terzo driver agisce, invece, sui costi di produzione dell’elettricità e sull’impatto ambientale: il 2023, stimolato dal conflitto in Ucraina e spinto dagli incentivi green, ha visto il sorpasso della quota di elettricità europea prodotta dell’eolico rispetto a quella proveniente da gas fossile, dove l’eolico assieme al solare hanno prodotto il livello record del 27% dell'elettricità dell’Ue, ridimensionando l’impiego di carbone (12%) e gas ai minimi storici. In Italia le fonti rinnovabili sono arrivate ora a coprire oltre la metà dell’elettricità, crescendo del 35% nell’ultimo anno, grazie al balzo della produzione idroelettrica (+200% nell’ultimo anno, aiutata dal maltempo) e del +20% del fotovoltaico, mentre l’eolico è in lieve arretramento. Questo tipo di impianti ha costi di sviluppo molto alti, finanziati spesso tramite l’emissione di debito (anche obbligazionario) con scadenza tra 5 e 10 anni a fronte di una vita media degli impianti di 30 anni o più. Tuttavia, una volta avviati, richiedono costi di funzionamento nettamente inferiori rispetto a quelli a combustibile, generando una marginalità netta crescente. Questa marginalità è destinata ad aumentare ulteriormente se il debito che li ha finanziati è a tasso variabile o comunque legato a tassi di breve termine, attesi in discesa nel 2024 e 2025.

Dentro Piazza Affari

L’attenzione maggiore è, quindi, rivolta alle società dove la produzione di elettricità è preponderante nella ripartizione dei ricavi, cioè Enel e A2a, mentre per le multiutility Hera e Acea il gas e l’acqua, rispettivamente, giocano una parte più rilevante. Sempre tra le big, Terna è invece impegnata nella sola trasmissione dell’elettricità.

Per Enel, seconda capitalizzazione di Piazza Affari, le rinnovabili sono arrivate nel 2024 a sorpassare ampiamente la metà della produzione elettrica, di cui una grande fetta deriva dalla produzione idroelettrica che ha consentito nel primo semestre dell’anno un significativo aumento dei margini del conto economico nonostante la flessione congiunturale dei ricavi rispetto al primo semestre 2023. Il balzo dell’utile netto potrebbe consentire alla società, secondo l’ad Flavio Cattaneo, di distribuire un dividendo superiore al fisso minimo di 0,43 euro per azione, che alla quotazione attuale corrisponde comunque a un dividend yield nell’ordine del 6,4%, il più alto tra le utility dopo il 7,3% di Italgas.

A livello grafico, il test da superare passa per i massimi dell’ultimo biennio, a quota 6,90-9,95 euro toccata per tre volte nel 2024, mentre i picchi del 2020-2021 si trovano nell’area compresa tra 8,5 e 9 euro, quando i tassi Bce erano a zero. Per A2a, dopo la soddisfazione generata dalla prima trimestrale del 2024 che ha visto la revisione al rialzo della guidance da parte della società, l’attenzione è posta ora su quella del secondo trimestre attesa per martedì 30. Il maltempo che ha insistito sull’Italia fino a poche settimane fa ha certamente incrementato la produzione idroelettrica, che in Italia costituisce il grosso delle rinnovabili, giudicata «già soddisfacente» nel primo trimestre dall’ad Renato Mazzoncini, tanto che l’idroelettrico, l’eolico e il solare, quest’ultimo potenziato pochi mesi fa con l’avvio del secondo impianto più grande d’Europa, hanno superato anche in questo caso la produzione elettrica delle centrali a gas. A livello grafico, l’ostacolo da varcare passa per i massimi dell’ultimo biennio, a quota 2-2,035 euro, mentre i picchi del 2007-2008 si trovano in area 3 euro. Al di fuori dei produttori di energia elettrica, Italgas costituisce l’unica eccezione in grado di attirare l’attenzione degli investitori, interessante sia in termini di attese economiche e sia dal punto di vista tecnico-quantitativo, che individua spazi di apprezzamento nell’ordine del 25% (6,2 euro) nell’ambito di una volatilità ridotta ai minimi termini, oltre al lauto dividendo. (riproduzione riservata)