Perché Exor dovrebbe erigere un monumento a Ferrari
Perché Exor dovrebbe erigere un monumento a Ferrari
Negli ultimi sei mesi in borsa Stellantis ha perso il 46% e Cnh il 17% mentre la holding ha limitato i danni: -3%. Merito di Philips e soprattutto di Maranello, che sul listino continua a correre

di di Fabio Pavesi 13/09/2024 20:20

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Non sarà una stagione facile per Exor, che pubblicherà i conti del primo semestre del 2024 tra una decina di giorni. La forte battuta d’arresto di Stellantis e il freno tirato di Cnh, i due asset nell’automotive e dintorni della finanziaria della famiglia Agnelli-Elkann, impatteranno con decisione sul valore della stessa holding.

Del resto la sola Stellantis, che sta attraversando un periodo cupo - soprattutto in America, dove è concentrata la ricchezza del gruppo - ha lasciato sul campo il 46% del valore di borsa negli ultimi sei mesi. Dal massimo di 27 euro toccato a fine marzo sono stati bruciati ben 40 miliardi di euro nel falò dei piazzali pieni e delle vendite in picchiata.

E la società delle macchine agricole Cnh, di cui Exor ha una quota del 26,9%, ha perso il 17% della capitalizzazione nello stesso lasso di tempo. Valori in discesa che comprimeranno inevitabilmente il net asset value (nav) della holding Exor. E l’impatto ci sarà anche sui profitti.

Il calo degli utili

Stellantis, posseduta al 14,2%, ha chiuso il semestre peggiore degli ultimi anni con una contrazione degli utili netti del 48% a quota 5,6 miliardi, con un calo del 14% dei ricavi e con una marginalità operativa che ha perso 4 punti percentuali. Probabilmente la seconda parte dell’anno non arriderà al gigante dell’auto, che difficilmente potrà recuperare la caduta.


Anche Cnh ha registrato una significativa battuta d’arresto, con ricavi in calo nel secondo trimestre dell’anno del 16% e una sforbiciata degli utili di oltre il 30%.L’azienda ha richiamato sulla tolda di comando l’ex amministratore delegato Gerritt Marx, che ha già lanciato un piano di ristrutturazione. Le stime formulate dal gruppo per l’intero anno indicano un calo delle vendite tra il 15 e il 20%. Il consenso degli analisti, raccolto da S&P Global Market Intelligence, vede i ricavi a fine anno posizionarsi intorno ai 20 miliardi di dollari contro i 24,5 con cui si chiusero i conti 2023.

Anche per Stellantis le stime di consenso vedono un 2024 con ricavi ben sotto i livelli del 2022, quando registrarono un valore di 179 miliardi, e ancora più lontani dal record di vendite del 2023 a quota 189 miliardi.

Futuro pieno di ombre quindi per gli asset storici del gruppo, con l’auto soprattutto che sta soffrendo a livello globale a causa della caduta della domanda e del cammino denso di ostacoli e costoso della transizione verde.

Vista la situazione, ci si aspetterebbe di veder riverberata la crisi di borsa di Stellantis e Cnh sul prezzo di Exor. Invece non è così. La finanziaria negli ultimi sei mesi di passione per le sorti dei due asset di peso ha perso sul listino solo il 3% e da inizio anno è in territorio positivo dell’8%. Il crash di Stellantis e Cnh è stato quindi ammortizzato ai piani alti senza troppi patemi. C’è una stasi rispetto alla corsa borsistica cui Exor aveva abituato gli investitori da tempo, ma nessuna capitolazione per i guai delle due partecipate di spicco.

Meno male che c’è il Cavallino Rampante


Come è stato possibile? Il segreto è tutto sommato banale e si chiama Ferrari. Il brand del lusso ha arginato le disavventure del mercato di massa dell’auto e dei trattori. Ferrari non ha mai smesso di correre in borsa: oggi il prezzo dell’azione a quota 426 euro è vicino ai massimi di sempre toccati a fine agosto a 447 euro. Il titolo capitalizza 82,6 miliardi e la quota di Exor, pari al 22,9%, vale da sola quasi 19 miliardi. Ben 5,5 miliardi in più di quanto valeva a fine del 2023.

La quota di Exor in Stellantis ha perso da inizio anno 3,7 miliardi mentre la quota in Cnh (il 26,9%) ha lasciato sul campo almeno 600 milioni. Come si vede, l’incremento del valore della sola Ferrari ha più che compensato quanto perso dai due asset storici di Exor. Se Ferrari non sbanderà da qui a fine anno, come possibile, il valore degli attivi netti della holding non subirà contraccolpi rispetto al 2023 pur incorporando l’attuale via crucis del colosso dell’auto e dei trattori americani.

Del resto il valore di Ferrari in Exor oggi è più del doppio dei contributi dei due business oggi in pesante crisi.A dare una mano alla tenuta sul listino della finanziaria olandese della famiglia c’è anche il contributo di Philips, la new entry tra gli attivi di peso quotati. Exor è entrata per la prima volta nel gruppo olandese dei dispositivi medici ad agosto del 2023 con una quota del 15%, poi arrotondata in due riprese fino al livello attuale del 17,5% e oggi può già festeggiare una plusvalenza teorica di quasi 1,5 miliardi sui prezzi di acquisto. Un investimento azzeccato che vale 4,5 miliardi nel portafoglio di Exor. Da sottolineare poi che Iveco ha valori in linea con il 2023, mentre la Juventus è una striscia di rossi di bilancio che non sparirà presto.

Le altre società non auto


Questo il panorama delle quotate della holding che rappresentano oltre l’80% degli attivi. Poi ci sono le attività collaterali sviluppate negli anni con gli investimenti diretti nella sanità, nel lusso e nel tech, la nuova frontiera di John Elkann che porta i nomi tra gli altri dell’istituto Merieux, di Louboutin di Lifenet, della cinese Shangxia e di The Economist, che non è affatto avaro di soddisfazioni rispetto all’agonia di Gedi. Un portafoglio che vale intorno ai 3 miliardi, cui vanno aggiunti gli investimenti finanziari sul mercato e sulle startup sotto l’egida di Exor Ventures e di Lingotto spa.


Pedine nuove e forse promettenti, ma il grosso della polpa restano ovviamente le quotate. Con un avvicendamento sempre più radicale. Oggi Ferrari con il suo prodigioso rush di borsa vale circa la metà del portafoglio di Exor, mentre nel 2022 il peso relativo era solo del 27%.

In calo invece in modo sempre più sensibile, anche alla luce del 2024 disastroso, i due marchi del mercato «motive» di massa: Stellantis attualmente vale solo 5,8 miliardi, la somma di Ventures e Lingotto. Cnh apporta solo 3,4 miliardi di valore. Numeri sempre più marginali nella galassia degli Agnelli-Elkann.

In fondo si va delineando nei numeri finanziari quello che la gran parte degli osservatori sospetta da tempo in merito alle future strategie e agli assetti del regno della dinastia sabauda. E cioè che la strada del disimpegno dalle sorti mutevoli del mercato dell’automobile potrebbe essere già in fieri. In fondo l’auto costa troppa fatica e troppo impegno di investimenti, con ritorni che possono non compensare il costo del capitale. Le quattroruote rappresentano un mercato difficile con la domanda ballerina e con la droga aleatoria degli incentivi pubblici. E la sfida tech dell’elettrico peserà nel breve termine sui conti.

In fondo in termini di pura redditività meglio, molto meglio andare sul sicuro con brand ad alto price power come la Ferrari, cui affiancare marchi del lusso e la sanità-salute, dove la domanda è tendenzialmente sempre crescente.Oltre a qualche scommessa su un futuro unicorno nella tecnologia.
Germi di una nuova Exor, coltivata già da tempo, senza più i capricci e i patemi del mercato globale dell’auto. (riproduzione riervata)