Per le banche sono in arrivo nuovi incentivi per cedere i crediti deteriorati
Per le banche sono in arrivo nuovi incentivi per cedere i crediti deteriorati
La garanzia pubblica sulle dismissioni dovrebbe essere rinnovata per due anni. L’incentivo potrebbe però essere più penalizzante per banche e servicer con la senior coperta solo fino all’80%

di di Luca Gualtieri 23/11/2022 22:00

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Gli effetti della frenata economica sul credito sono all’attenzione di banchieri e investitori. Il tema è anche sotto la lente del governo che nella legge di bilancio potrebbe prevedere nuovi incentivi per aiutare l’attività di de-risking degli istituti. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza infatti in manovre dovrebbe entrare il rinnovo della garanzia pubblica sulle cartolarizzazioni di crediti deteriorati (Gacs).

Lo strumento nato nel 2016

Lo strumento, concepito nel 2016 dal governo Gentiloni, è stato molto utilizzato negli anni scorsi nell’ambito dei processi di smaltimento avviati da molti gruppi ma è arrivato a scadenza nel giugno scorso. Complice la crisi di governo e la pausa elettorale la misura non è ancora stata rinnovata ma potrebbe esserlo in legge in bilancio. In tale direzioni stanno spingendo le banche che, per dismettere i nuovi flussi di non performing loan, avranno bisogno dello strumento. Sembra però che le condizioni a cui le Gacs saranno rinnovate potrebbero essere più penalizzanti rispetto al passato.

La stretta su garanzia e servicer

Nell’ambito delle discussioni in corso con la DgComp di Bruxelles (che deve dare una autorizzazione preventiva alla misura, in linea con la normativa sugli aiuti di Stato) si sta infatti ragionando su un abbassamento della soglia di copertura della tranche senior della cartolarizzazione dal 100% all’80%. Una ulteriore stretta dovrebbe poi riguardare i servicer con l’introduzione di un monitoraggio più stretto sulle performance dei piani di recupero. In diverse occasioni infatti negli anni scorsi i recuperi effettuati sono risultati inferiori a quelli stimati dai business plan, o per stime troppo ottimistiche in fase di sottoscrizione o per shock esterni come è stato il covid. L’obiettivo è insomma quello di sgravare i contribuenti di un rischio che, in certi scenari, potrebbe rivelarsi alquanto oneroso.

Niente scudo sugli utp

Resta per il momento esclusa la possibilità di estendere la garanzia pubblica anche agli unlikely to pay, cioé la classe attivi oggi più rappresentativa dello stock dei crediti deteriorati rimasto nei bilanci bancari. Nel dicembre 2019 il Parlamento greco aveva introdotto uno strumento molto simile, la Haps, che per l'appunto riguarda tutte le categorie di non performing exposure e che qualche osservatore ha additato come un modello possibile per l’Italia. Sembra però molto improbabile che il Tesoro scelga di andare in questa direzione.

Di sicuro nei prossimi due anni (questo dovrebbe essere l’arco temporale coperto dal rinnovo delle Gacs) l’attività di de-risking delle banche italiane potrebbe rivelarsi molto intensa. Oltre ai 78 miliardi di npe presenti sui bilanci bancari a marzo 2022 (di cui 44 miliardi di past due e utp), l’altra aree di attenzione oggi sono quella dei prestiti garantiti dallo Stato. (riproduzione riservata)