Un calo del costo del denaro fa bene alle aziende e ai loro utili. Il cambio di direzione della politica monetaria delle maggiori banche centrali, in primis la Fed che il 18 dovrebbe iniziare il percorso di tagli dei tassi, preceduta dalla Bce che a giugno li ha ridotti per la prima volta in cinque anni per poi fare il bis lo scorso 12 settembre, dà quindi buone prospettive anche alle obbligazioni societarie. «Dopo mesi di lotta all’inflazione condotta dalle banche centrali, ci siamo lasciati alle spalle i picchi dei tassi. Questa svolta rappresenta un’opportunità strategica per ripensare i portafogli», premette David Zahn, del team Franklin Templeton Fixed Income.
Attesa per la Fed e boom di emissioni
Il tutto in attesa del primo ribasso degli Usa che il mercato già sconta: «La prospettiva di un taglio dei tassi da parte della Fed può rappresentare un'opportunità per investire in obbligazioni, poiché i rendimenti futuri potrebbero scendere ulteriormente con il proseguire dei tagli», afferma Alessio Garzone, gestore di Gamma Capital Markets, «d'altra parte, finora i rendimenti obbligazionari sono diminuiti, ma rimangono alti su base storica». E peraltro gli investitori si trovano di fronte a una offerta boom, come prova il livello record di emissioni di obbligazioni corporate e governative in Europa nel mese di agosto: 100 miliardi di dollari. Questo perché gli emittenti ritengono che l’attuale livello di rendimenti, già in calo da inizio anno, incorpori le riduzioni dei tassi da qui fino al 2025 sia da parte della Fed che della Bce.
La curva non è più invertita
Sull’aspettativa del taglio della Fed, osserva Carlo Benetti, market specialist di Gam Sgr, «il rendimento del Treasury (il titolo di Stato Usa, ndr) a due anni, più sensibile al movimento dei tassi, è sceso sotto quello del titolo decennale, la curva delle scadenze americane riprende con gradualità la conformazione ordinaria» (dopo che per diverso tempo è rimasta invertita), perché i rendimenti dei titoli di Stato a breve sono diminuiti più rapidamente di quelli a lungo. Insomma, «il mercato obbligazionario non segnala più l’imminenza della recessione», sottolinea Benetti. E, aggiunge, Philipp Bärtschi, capo degli investimenti di di J. Safra Sarasin «in caso di soft landing (ovvero assenza di recessione, ndr) i premi per il rischio di credito dovrebbero rimanere bassi e le obbligazioni high yield (alto rendimento ma basso merito di credito, ndr), in particolare, dovrebbero superare gli altri segmenti obbligazionari in termini di rendimento».
Focus sulle obbligazioni high yield in Europa
In questo contesto l’attenzione va in particolare al mercato high yield europeo perché ha mostrato «una elevata resilienza grazie a una tenuta dell'economia maggiore delle attese e a una discesa dell'inflazione verso il 2% che hanno permesso un'ottima performance negli ultimi 18 mesi. Tale area negli ultimi cinque anni si è evoluta, con un numero sempre maggiore di società che si è affacciata sui mercati e ha un basso livello di default, attorno al 2,5%», sottolinea Paolo Barbieri, responsabile obbligazionario di Valori Asset management che ha selezionato un basket di dieci bond di società europee con rating high yield e scadenza breve (tabella in pagina), cioè fino al 2027.
Meglio le scadenze brevi
«L'indice high yield presenta oggi un rendimento attorno al 6,5% e un rating medio di BB-/B+. Tuttavia al suo interno ha un'elevata dispersione in quanto si passa da un rating BB/BB+ con rendimenti tra il 4,25% e 5%, alle singole B con un profilo del 7%, fino ad arrivare alle CCC le quali hanno un rendimento medio di circa 14/15%», osserva Barbieri. Tralasciando i comparti B e CCC, «in quanto composti da società caratterizzate da un elevato indebitamento e da una maggiore difficoltà nel reperire informazioni dato che molte non sono quotate e hanno meno obblighi di comunicazione, il miglior rapporto rischio rendimento risiede nelle BB», dice Barbieri. Non solo in tale segmento c’è la qualità più elevata del mondo high yield, ma «alcune tra queste società potranno anche essere promosse e diventare investment grade (ovvero alto merito di credito, ndr)», prosegue Barbieri. Inoltre in questa fase il mercato non dà un particolare premio in termini di rendimento a chi allunga le scadenze. «Tale situazione vede quindi prevalere la parte corta, 1-3 anni. E qualora la Bce continuasse nel percorso di ribasso, nei prossimi 12/24 mesi questo avrà un impatto evidente anche sulla parte high yield a breve termine, in quanto su tali titoli non si prevede un particolare aumento degli spread mentre al contrario il ribasso di 150/200 punti favorirà la base, cioè il tasso Euribor, e quindi l'effetto sui titoli in ottica total return sarà positivo. Questi titoli presentano bassa volatilità data la breve durata, motivo per il quale sono da trattare con una strategia buy and hold (comprare e tenere, ndr) fino a scadenza», conclude Barbieri. (riproduzione riservata)