Non solo Alfasigma, ecco le pharma italiane che si stanno espandendo all’estero
Non solo Alfasigma, ecco le pharma italiane che si stanno espandendo all’estero
 Da Alfasigma a Diasorin passando per Recordati e Chiesi: perché le aziende farmaceutiche italiane sono riuscite a sfondare oltreconfine mettendo a segno una serie di acquisizioni, soprattutto negli Stati Uniti

di Sara Bichicchi e Andrea Boeris 29/09/2023 21:00

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Le case farmaceutiche italiane hanno voglia di estero. E, in particolare, di Stati Uniti. L’ultima espansione Oltreoceano in ordine cronologico è l’acquisizione tramite opa di Intercept, società americana quotata e specializzata nelle malattie rare del fegato, da parte della bolognese Alfasigma. L’operazione, annunciata giovedì 26 settembre e che dovrebbe concludersi entro l’anno, vale quasi 800 milioni di dollari.

Alfasigma, con Intercept arriva il farmaco Ocaliva

Con Intercept il portafoglio di Alfasigma si arricchirà di Ocaliva, l’unico trattamento di seconda linea approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) per la colangite biliare primitiva (Pbc), una malattia autoimmune progressiva che colpisce il fegato. Nel primo semestre Ocaliva ha generato entrate pari a 152 milioni di dollari e l’obiettivo di Intercept è di arrivare a 320-340 milioni nel 2023, il 12-19% in più dell’anno passato.

Il fatturato di Alfasigma è invece stato di 977 milioni nel 2022, il 15% del 2021, con un ebitda di 239 milioni (+20%) e un utile netto di 93 milioni (-7%). Un risultato influenzato dall’integrazione di Sofar, azienda italiana che realizza prodotti farmaceutici, dispositivi medici e integratori alimentari, di cui la pharma bolognese ha completato l’acquisto un anno fa.

Da Recordati a Menarini, ecco chi ha comprato all’estero

Quello di Alfasigma è solo l’ultimo caso di shopping di una italiana negli Stati Uniti. Nel cda della casa farmaceutica di Bologna c’è da qualche mese Carlo Rosa, amministratore delegato di Diasorin, altra impresa italiana che ha messo nel mirino il mercato statunitense: due anni fa ha acquisito l’americana Luminex per 1,8 miliardi di dollari.

Nel 2019 Zambon ha comprato per 500 milioni di euro Breath Therapeutics, impresa con sede a Monaco e a Menlo Park (California) che sviluppa terapie per malattie respiratorie gravi. Infine, lo scorso anno Menarini ha preso con 677 milioni di dollari Stemline, americana con focus sull’oncologia. Per Menarini è la seconda acquisizione negli Stati Uniti dopo quella di Cell Search, anch’essa specializzata nel settore oncologico, nel 2016.

Lo slancio della farmaceutica italiana verso il mercato internazionale è confermato anche dall’ultimo report Le Fab13: la farmaceutica a capitale italiano dell’Osservatorio Nomisma, che ha analizzato tredici marchi (Alfasigma, Abiogen Pharma, Angelini Pharma, Chiesi Farmaceutici, Dompé farmaceutici, I.B.N.Savio, Italfarmaco, Kedrion, Menarini, Molteni, Mediolanum farmaceutici, Recordati e Zambon). Nel complesso, le aziende esaminate ricavano il 72% del loro fatturato dal mercato internazionale e nel 2022 hanno accelerato gli investimenti: secondo Nomisma le 13 farmaceutiche hanno impegnato in totale 1,3 miliardi di euro per entrare in possesso di altre aziende, prodotti o licenze (+50% rispetto al 2021).

Sul fronte dell’internazionalizzazione anche il 2023 promette bene: oltre ai quasi 800 milioni di dollari dell’opa di Alfasigma su Intercept, nei primi nove mesi c’è stata un’altra operazione miliardaria. Ad aprile Chiesi Farmaceutici ha infatti annunciato l’acquisizione per 1,5 miliardi di euro di Amryt Pharma, società irlandese quotata al Nasdaq che sviluppa trattamenti per alcune malattie rare. (riproduzione riservata)