Mutui, la domanda nel primo trimestre torna a salire dopo i progressivi cali. Boom del 7% a marzo
Mutui, la domanda nel primo trimestre torna a salire dopo i progressivi cali. Boom del 7% a marzo
Dopo i progressivi cali si rileva un’inversione di tendenza: la crescita tra gennaio e marzo sfiora il +2%. La discesa del tasso fisso spinge le surroghe, fermo il variabile. I dati del Barome di Crif

di di Rossella Savojardo 26/04/2024 04:00

Ftse Mib
33.986,90 17.40.00

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Dax 30
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Dow Jones
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Nasdaq
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Euro/Dollaro
1,0767 5.27.39

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Spread
133,09 17.29.55

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La discesa dell’inflazione e la prospettiva di un primo taglio dei tassi di interesse a giugno da parte della Banca Centrale Europea (Bce) iniziano a riflettersi positivamente sull’andamento dei finanziamenti per l’acquisto della casa. Dopo i progressivi cali della domanda di mutui da parte delle famiglie, il primo trimestre dell’anno ha rilevato un’inversione di tendenza. Tra gennaio e marzo, infatti, le richieste sono aumentate dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2023, ma il vero balzo lo si vede osservando il solo mese di marzo quando la domanda di mutui è arrivata a registrare un +6,9%.

La discesa del tasso fisso spinge le surroghe

A fotografare il segnale di una situazione di mercato più favorevole è il Barometro Mutui di Crif, da cui emerge che la crescita della domanda (che include tutte le tipologie di richieste comprese le surroghe) è anche il naturale effetto di un fisiologico rimbalzo dopo due anni di prudenza da parte delle famiglie. Più che il tasso variabile, che aspetterà probabilmente il primo taglio al costo del denaro della Bce per iniziare a scendere, a sostenere la domanda è per lo più il calo dell’Irs, il tasso di riferimento dei mutui a tasso fisso, che sta spingendo le surroghe dal variabile.

Stabile l’importo medio dopo anni di crescita

I tassi di interesse ancora elevati continuano invece a pesare sull’importo medio richiesto dai consumatori. Dopo un trend di crescita intensificatosi tra il 2017 e il 2023, il valore delle richieste nel primo trimestre dell’anno è rimasto pressoché stabile (-0,8%) secondo le rilevazioni di Crif, con un leggero +0,3% a marzo rispetto allo stesso periodo del 2023. Il valore medio a cui si fa riferimento è di 144.213 euro, una quota stabilizzatasi a causa proprio della dinamica dei tassi alti che portano a rate più elevate, a parità di importi, e quindi a una minore capacità di ottenere mutui di valori superiori.

Guardando nel dettaglio alle classi di importo, nel 2024 le richieste di mutuo per somme comprese tra 100 mila e 150 mila euro restano ancora le preferite dalle famiglie italiane (per il 30,1% del totale), dato sostanzialmente in linea con il corrispondente periodo del 2023. A seguire la scelta si direziona sulla classe di importo 150 mila-300 mila euro, per il 26,8% dei richiedenti. Quanto alla durata, dall’analisi emerge che il 36,5% del totale richiede mutui di 25-30 anni. In generale, oltre otto richieste su dieci prevedono piani di rimborso superiori a 15 anni, a conferma della propensione delle famiglie a privilegiare soluzioni di pagamento che pesino il meno possibile sul bilancio e che permettano di assolvere a eventuali spese impreviste.

La tendenza è verso il green

Secondo Simone Capecchi, executive director di Crif, altra tendenza da evidenziare nel primo trimestre è la propensione ai finanziamenti green di riflesso alla direttiva europea Epbd (Energy Performance of Building Directive), che ha come obiettivo quello di ridurre progressivamente le emissioni di gas a effetto serra e i consumi energetici nell’edilizia entro il 2030. A tal proposito, Capecchi evidenzia che «gli istituti di credito offrono già tassi agevolati per i nuovi mutui, siano essi richieste di surroga oppure immobili a elevata efficienza energetica». (riproduzione riservata)