Morgan Stanley, le società europee dovrebbero preferire i buy-back alle cedole
Morgan Stanley, le società europee dovrebbero preferire i buy-back alle cedole
Negli ultimi 12 mesi le quotate Ue hanno speso un record di 100 mld di dollari per acquisti di azioni proprie. L'investment bank osserva che le aziende che ricomprano i propri titoli vanno meglio in borsa rispetto a quelle ad alto dividendo. E tra le banche Unicredit potrebbe soprendere con riacquisti superiori alle attese

di Paola Valentini 23/07/2019 16:57

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Negli ultimi 12 mesi le società europee hanno speso una cifra record, pari a 100 miliardi di dollari, per realizzare acquisti di azioni proprie. Il calcolo lo ha fatto Morgan Stanley scoprendo che i buy-back ora rappresentano il 20% del total return complessivo per gli azionisti, un altro record. E secondo i dati Facset, alla fine di marzo 2019 il numero di quotate Ue con all'attivo un piano di buy-back è salito del 16% rispetto a un anno prima.

"Sommando ai buy-back la redditività derivante dal pagamento dei dividendi si ottiene una remunerazione totale del 4,5% per le azioni europee e del 6,5% per quelle inglesi", sottolinea l'investment bank spiegando però che in questa fase le società dovrebbero preferire i buy back alle cedole.

"Le aziende oggi non vengono premiate per la distribuzione di alti dividendi dato che le performance dei titoli ad alto rendimento cedolare stanno andando peggio rispetto ai loro cugini a basso rendimento", rileva la banca d'affari che, sulla base di un'analisi a cinque anni, spiega i quattro motivi per cui le aziende dovrebbe aumentare la remunerazione dei loro azionisti tramite buy-back.

"Queste operazioni stanno attualmente trainando i prezzi delle azioni più di quanto fanno le politiche di alti dividendi, i buy-back dovrebbero esser in grado di aumentare gli utili per azione e anche di migliorare la richiesta delle azioni, infine i capitali che stanno andando dai fondi attivi a quelli passivi o di tipo quantitativo dovrebbero far salire la loro importanza rispetto ai dividendi", sostiene Morgan Stanley.

Se quindi tradizionalmente i buy back vengono associati alle aziende Usa, ora invece Morgan Stanley afferma che questi guidano la performance delle azioni più in Europa che a Wall Street.

Gli analisti si spingono anche a suggerire che le società con alti dividendi dovrebbero considerare l'idea di ridurre il monte cedolare per finanziare i buy-back.

"Dal momento che i bilanci delle aziende europee sono in una forma ragionevole e i costi per i finanziamenti sono in continua discesa, molte società hanno con tutta probabilità la capacità di aumentare i buy-back mantenendo allo stesso tempo il loro livello attuale di risorse per i dividendi. In ogni caso riteniamo che le società high dividend abbiamo possibilità di ridurre questi ultimi al fine di privilegiare i buy-back".

Tra le società che hanno avviato programmi di riacquisto o che hanno la capacità per farlo e che, nel contempo hanno un rating overweight da parte di Morgan Stanley ci sono Arcelor Mittal, Capgemini, Covestro, Glencore, Repsol e Total.

Gli esperti poi fanno anche un focus sul settore bancario perché proprio in questo comparto sono presenti i titoli più generosi quando a distribuzione degli utili sotto forma di cedole. "Dato che le banche europee scambiano sulla base di un multiplo prezzo/valore di libro di 0,7 e offrono un dividend yield medio del 6%, crediamo che ci sia ampio spazio per aumentare l'utilizzo di operazioni di buy-back. Al momento le risorse dedicate agli acquisti rappresentano soltanto il 10% del loro capitale, ma l'esperienza statunitense indica che c'è possibilità per fare un più largo uso di questo strumento", aggiunge Morgan Stanley.

E tra gli istituti di credito, nel mirino c'è Unicredit. "Tra le banche che seguiamo riteniamo che Unicredit (overweight), Lloyds e Barckays possano essere nella posizione migliore per sorprendere gli azionisti con una quota maggiore di buy-back rispetto a quanto il mercato prevede", osserva Morgan Stanley.

Bisognerà però verifiare se, come avverte la stessa investment bank, le preferenze di azionisti retail e di fondi per il flusso cedolare non siano di ostacolo ai buy-back. (riproduzione riservata)