Al centro dell'operazione internazionale della Guardia di Finanza, denominata Sham Trust, vi è un esperto di "private equity, club deal, consulenza sulla pianificazione fiscale internazionale ai grandi gruppi", come si definisce lo stesso interessato, e "consulenza sulla riorganizzazione patrimoniale in un’ottica successoria". Si tratta di Alessandro Jelmoni, condannato in primo grado a 10 anni e 7 mesi per frode fiscale e traferimento fraudolento di valori, essendo risultato la mente di un’associazione per delinquere internazionale con interessi in Italia, nel Granducato di Lussemburgo, nella Confederazione elvetica e in Gran Bretagna. Un'attività apparentemente specializzata in advisory per grandi patrimoni privati e decine di importanti società (fra cui anche Burani, poi fallita), ma di fatto dedita al riciclaggio di parecchi milioni di euro derivanti dall'evasione fiscale.
Un'evasione da circa 70 milioni costruita attraverso una struttura di trust, fondazioni, fondi lussemburghesi e persino una Sgr (RMJ, liquidata due anni fa) anche in paradisi fiscali che la Gdf di Milano ha spacchettato poco per volta per trovare all'interno un vero tesoro.
La Procura della Repubblica di Milano, sotto la guida di Francesco Greco, nell’ambito di complesse indagini nel settore della criminalità economico-finanziaria, ha delegato il nucleo di polizia Economico-finanziaria della Guardia di finanza a eseguire un sequestro di prevenzione su beni del valore di circa 20 milioni di euro, che comprendono due lussuose ville e 20 mila metri quadrati di terreni in Sardegna (ad Arzachena), 67 oggetti d’arte e di antiquariato, tra cui dipinti di artisti del calibro di Pablo Picasso, Lorenzo De Caro e Niccolò Cassana (detto Nicoletto), nonché di varie sculture, mobili e oggetti di arredo, argenterie, gioielli antichi, pendoli ed orologi, risalenti al XVII e XVIII secolo.
Le indagini, condotte dai finanzieri del G.I.C.O. - Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata del Nucleo PEF di Milano, in base alla normativa anti-mafia, hanno potuto aprire una complessa struttura che vede al centro un trust del Jersey (che aveva in pancia la Sgr) amministrato da una trustee company lussemburghese. Gli investigatori hanno scoperto che i beni custoditi erano stati fatti confluire al trust attraverso una società anonima di diritto lussemburghese, che era succeduta, in qualità del settlor del trust, ad una fondazione del Liechtenstein, il cui capitale sociale era interamente posseduto da due società di capitali italiane con sede a Milano a casa dello stesso Jelmoni. Quest'utimo risultava iscritto al registro degli italiani residenti all’estero (A.I.R.E.) dal 1992.
La misura di prevenzione patrimoniale attuata oggi è stata disposta in seguito a una serie di complesse investigazioni, che hanno richiesto, tra l’altro, l’esecuzione di lunghi accertamenti bancari per definire la provenienza del denaro, oltre all’analisi di ingente documentazione contabile e societaria. Al lavoro ha collaborato tramite scambio di dati e informazioni anche il Lussemburgo. Secondo la Gdf, ad oggi, l’investimento in opere d’arte rappresenta "una delle più efficaci, ricercate e remunerative strategie di riciclaggio di proventi illeciti riscontrate in ambito internazionale". (riproduzione riservata)