I Malacalza chiudono finanziariamente la partita Carige e aprono un nuovo fronte nella guerra legale attorno alla ex cassa genovese, di cui la famiglia è stato l’azionista di maggioranza relativa.
L’ultimo bilancio della holding Malacalza Investimenti segnala l’importo finale della perdita subita: al 31 dicembre la società ha portato il valore residuo della quota in Carige da 23,3 milioni a zero: il residuo 2% che i Malacalza detenevano nella banca è stato infatti oggetto di squeeze out a favore di Bper, nuovo proprietario della cassa. Negli anni passati avevano già iscritto svalutazioni per 389,6 milioni.
Proprio su quest’ultima operazione la famiglia ha aperto un nuovo fronte della guerra legale in atto dal 2019. Dopo aver messo nel mirino la cassa stessa, il Fitd, lo Schema Volontario, Ccb e la stessa Bce, gli imprenditori piacentini hanno citato in giudizio Bper davanti al Tribunale di Milano. La prima udienza è prevista proprio in questi giorni, dopo l’atto di citazione presentato poco prima dell’estate.
Oggetto di contestazione è lo squeeze out che alla fine dell’opa ha portato Bper a rilevare le azioni di Malacalza Investimenti. Secondo l’ex azionista la banca partecipata al 20% da Unipol «non era titolare del diritto di acquistare coattivamente» la quota e «comunque non poteva validamente ed efficacemente esercitare tale diritto», è specificato nel bilancio di Malacalza Investimenti.
La holding chiede che Bper sia condannata ad assegnarle circa 5,5 milioni di azioni, ovvero i titoli corrispondenti a quelli Carige al momento dello squeeze out. Si chiede inoltre di condannare Bper a risarcire il danno «consistente nella mancata ricezione degli utili» della banca «fino alla piena reintegrazione di Malacalza Investimenti nella compagine sociale». Occorre però osservare che sulla materia nell’autunno scorso si era già espresso il tribunale di Genova, rigettando prima il ricorso e poi il reclamo dell’ex socio. Un precedente che, secondo fonti vicine a Bper, rende improbabile una condanna della banca.
Questa iniziativa rappresenta l’ultimo di una serie di procedimenti legali che gli imprenditori hanno presentato negli ultimi anni contro la Banca centrale europea e per difendere il loro investimento. Il più clamoroso di tutti è quello contro la Bce. Nel 2021 i Malacalza hanno chiesto alla Corte di Giustizia Ue di condannare Bce a un risarcimento di 875 milioni per le «omissioni di interventi doverosi» attinenti all'esercizio delle sue funzioni di vigilanza. Lo scorso anno i Malacalza hanno segnato un primo punto a proprio favore: la Corte Ue ha sancito che Bce non poteva negare all'ex azionista l'accesso ai documenti dell'amministrazione straordinaria. Contemporaneamente, il Tribunale Ue ha annullato la decisione con cui nel 2019 la Vigilanza Bce aveva commissariato Carige.