"L'inflazione della zona euro potrebbe restare negativa per il resto dell'anno e la Banca Centrale europea potrebbe dover allentare ulteriormente la propria politica monetaria, ma non c'è bisogno di una decisione immediata". E' quanto ha detto il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, durante un'intervista rilasciata a Market News International. "Come sempre", ha continuato il membro dell'Istituto centrale, "siamo totalmente aperti a ricalibrare le nostre misure in linea con le nostre proiezioni d'inflazione". De Guindos ha poi fatto il punto anche sulla questione Pepp, sottolineando che la Bce non ha ancora deciso se e quando procedere con la sua espansione e che, secondo la propria opinione, non è necessario decidere immediatamente.
Le dichiarazioni sono arrivate poco dopo quelle di Pablo Hernandez de Cos, consigliere spagnolo e membro del board, che stamani nel corso di un suo intervento a Madrid ha sottolineato come la Bce avesse di fatto escluso l'ipotesi di abbassare l'obiettivo sull'inflazione nell'ambito della revisione strategica della politica monetaria avviata. "Quel che non succederà come conseguenza della revisione della strategia è una modifica al ribasso del target di inflazione", ha detto Hernandez in riferimento all'obiettivo inflazionistico pari attualmente per la zona euro a un valore inferiore ma prossimo a 2%. "Tuttavia, Francoforte non trascurerà nessun dettaglio nel processo di revisione della strategia introdotto da Christine Lagarde", ha precisato il banchiere centrale spagnolo.
Tali dichiarazioni fanno seguito a quelle della stessa Lagarde, che ieri si è espressa in merito alla revisione dell'obiettivo di inflazione della Bce evidenziando come l'attuale target fosse "adeguato in un periodo in cui la Bce stava cercando di affermare la propria credibilità e un'inflazione troppo alta era la principale preoccupazione". Nel contesto attuale, invece, "le preoccupazioni sono diverse, e questo deve riflettersi nel nostro obiettivo d'inflazione". Queste parole avevano spinto gli esperti ad aspettarsi una revisione al ribasso del target medio di inflazione, attese prontamente stroncate da Hernandez, che passando poi al sistema bancario ha anche evidenziato come nei prossimi mesi la Bce valuterà se estendere la raccomandazione che le banche non distrubuiscano alcun dividendo.
La risposta della Commissione europea non è tardata ad arrivare. Secondo quanto appreso da Reuters, il focus del testo, preparato dalla Commissione lo scorso 16 settembre in occasione delle discussioni dei ministri dell'Economia della zona euro di lunedì, si è incentrato su un probabile apprezzamento duraturo del tasso di cambio effettivo nominale dell'euro, fattispecie che potrebbe danneggiare la ripresa economica e rendere più difficile il compito di rilanciare l'inflazione per la Banca centrale europea.
La Commissione Ue ha evidenziato come l'euro si sia apprezzato di circa il 7,5% in termini effettivi nominali tra febbraio e agosto 2020, e come "un ulteriore rafforzamento sostanziale comporterebbe significativi rischi al ribasso per la crescita, oltre che porre l'inflazione della zona euro in un contesto di fragile ripresa". A seconda delle cause, "un apprezzamento duraturo del 5% dell'euro potrebbe essere associato a una riduzione della crescita del pil tra -1,1% e -0,9% dopo un anno e a una riduzione dell'inflazione tra -0,8 e -0,5%", si legge nel documento. In questo momento, il cross euro-dollaro scambia in rialzo dello 0,31% con un valore pari a 1,17544, mentre la coppia euro-sterlina registra al momento una variazione positiva dello 0,08% a 0,090752. (riproduzione riservata)