L’ex Ilva dimezza i debiti sul gas con Eni & C, ma la cassa piange
L’ex Ilva dimezza i debiti sul gas con Eni & C, ma la cassa piange
Acciaierie d’Italia di nuovo in crisi di liquidità. Ha pagato la bolletta di luglio a Snam, vuole chiudere a ottobre il pregresso col gruppo di Descalzi, ora sotto 100 milioni, e ne deve 60 a Enel. Agli impianti servono 60 milioni di mc al mese, pari a 30 milioni di euro. E a fine settembre scade la proroga Arera per trovare un nuovo fornitore.

di Angela Zoppo 18/09/2023 22:00

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Poco meno di 100 milioni di euro per Eni, circa 60 milioni per Enel, mentre i debiti nei confronti di Snam Rete Gas, a inizio 2023, superavano i 200 milioni di euro. Una sorta di fairplay tra partecipate pubbliche ha favorito il riserbo sui numeri, ma è un dato di fatto che l’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, abbia cumulato forti ritardi nel pagamento dei principali fornitori di energia.

Ora, però, si sta gradualmente mettendo in pari. Nel caso di Snam per esempio, risulta pagata la bolletta di luglio. Per Eni, invece, sempre secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, si prevede una regolarizzazione degli ultimi arretrati entro ottobre.

Le cifre dovute, infatti, sono scese in maniera considerevole da fine 2022, quando i tre gruppi vantavano crediti per circa 600 milioni di euro.

Il conto alla rovescia per trovare un nuovo fornitore

Ma se i piani di rientro proseguono con regolarità, su Acciaierie d’Italia incombe una scadenza cruciale: il 30 settembre, fra appena 11 giorni, termina l’ulteriore proroga per il cosiddetto default trasporto, concesso con la delibera dell’Autorità dell’Energia del 7 settembre per consentire la consegna del gas ai punti della rete di trasporto che alimentano gli impianti di Acciaierie d’Italia, pur se «privi di un utente del bilanciamento in conseguenza della risoluzione del contratto di fornitura o del mancato conferimento della relativa capacità».

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La proroga ha fatto sì che Snam Rete Gas non applicasse la discatura, ovvero il posizionamento di dischi che bloccano il flusso del gas nei confronti di un cliente moroso, ed è stata concessa in ragione della «perdurante necessità di garantire la continuità del funzionamento produttivo degli stabilimenti industriali di interesse strategico», consentendo all’ex Ilva di continuare l’attività, «a condizione che siano puntualmente rispettati i pagamenti delle fatture per il servizio usufruito».

Servono altri tre mesi di ossigeno

Questi, perciò, sono giorni febbrili per allungare i tempi almeno di un mese, se non fino al 31 dicembre 2023, come sarebbe disposto a valutare il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. La questione è complessa, non basta semplicemente scrivere una nuova data. Acciaierie d’Italia deve, per esempio, individuare un nuovo fornitore sul libero mercato quanto prima, comunicando entro fine settembre le eventuali difficoltà incontrate.

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Per riannodare i fili della vicenda, bisogna partire da una considerazione: l’ex Ilva è un grande, grandissimo, energivoro. Per avere un’idea, la società guidata dall’amministratore delegato Lucia Morselli consuma ogni mese circa 60 milioni di metri cubi di gas, oltre 700 milioni di m3 all’anno, volumi che nel periodo di picco dei rincari dell’energia hanno fatto quintuplicare i costi energetici nel 2022. Ai prezzi di oggi, invece, sono circa 30 milioni al mese.

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Gli interventi effettuati fin qui hanno permesso di ridurre di circa il 13,5% il fabbisogno energetico, grazie soprattutto al riutilizzo dei gas siderurgici negli impianti di Taranto. Ma la bolletta resta comunque una delle voci critiche di Acciaierie d’Italia, tanto più che è di nuovo allarme liquidità anche dopo i 680 milioni di euro del finanziamento soci in conto futuro aumento di capitale sottoscritto il 14 febbraio scorso dagli azionisti Invitalia (38%), e ArcelorMittal (62%).

Quella dotazione finanziaria, messa a disposizione dal ministero dell'Economia e delle Finanze visto che Ilva non è ancora bancabile, è servita a far ripartire la produzione e a saldare, almeno in parte, proprio le partite debitorie alla voce energia. Ma già ci sarebbe bisogno di una nuova iniezione di cassa. (riproduzione riservata)