Tra gli effetti collaterali della pandemia c’è il disorientamento indotto dal sovrapporsi di commenti e valutazioni, spesso anche in forte contrasto tra loro, ai quali siamo sottoposti quotidianamente. Il dibattito in genere è utile, ma quando si avvita su se stesso può invece diventare controproducente perché alimenta la confusione e quindi l’incertezza. Per cercare di fare ordine su un tema importante come l’anno che sta per cominciare ho coinvolto sette importanti esponenti dell’economia italiana, con profili e competenze molto diversi tra loro. Tutti hanno una solida esperienza professionale e un’attitudine a guardare avanti. Le differenti storie personali garantiscono contaminazione tra discipline e conoscenze. Mi sono proposto di verificare se fosse possibile arrivare ad una certa «convergenza di opinioni». Traendo spunto dai principi del metodo Delphi, ho sottoposto loro cinque domande, a cui hanno risposto in forma anonima. Ciascuno di loro ha poi valutato le risposte degli altri partecipanti, ancora una volta alla cieca, tra il 21 e il 22 dicembre. Unico vincolo: risposte brevi, al massimo 400 battute spazi compresi (circa una volta e mezza la lunghezza di un tweet, per intenderci).
I protagonisti di questa prima edizione sono Corrado Passera, uomo di impresa e di finanza, ma anche startupper con Illimity; Claudio De Conto, presidente di Prysmian e ad di Artsana, con un significativo trascorso in Pirelli; Alberto Dell’Acqua, presidente di Italgas e associate professor of practice alla Sda Bocconi; Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon e board member di Cir oltre che di altre importanti società; Barbara Cominelli, da poco nominata ceo di Jll Italia dopo essere stata negli ultimi tre anni coo, marketing and operations director di Microsoft Italia; Andrea Foschi, componente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti delegato all’area crisi d’impresa, che è tra l’altro stato advisor nel concordato Parmacotto, da cui l’azienda è recentemente uscita in anticipo di due anni; e Carlo Rosa, ceo del gruppo DiaSorin, tra i leader mondiali nella diagnostica di laboratorio.
Il sondaggio. La prima domanda che è stata loro posta è «Quale sarà, e perché, il settore che in Italia nel 2021 andrà meglio rispetto al periodo ante pandemia?». I partecipanti si sono trovati «completamente d’accordo» o «parzialmente d’accordo» sul fatto che un settore cruciale sarà la sanità, sotto una ampia serie di sfaccettature: telemedicina, informatizzazione, rinnovamento delle strutture ospedaliere, farmaceutica. Altre aree per le quali vengono immaginate prospettive positive sono quelle della logistica e del digitale.
La seconda domanda: «Quale sarà, e perché, il settore che soffrirà di più (o continuerà a soffrire di più) nel 2021 in Italia?». Su questo il consenso è pressoché assoluto: il settore più penalizzato resterà quello del turismo e dell’hospitality. D’altra parte, l’impatto finora subìto è tellurico: il World Tourism Organization, un’agenzia specializzata dell’Onu, stima che nei primi 9 mesi del 2020 gli arrivi di turisti internazionali in Italia sia crollato del 57% rispetto al 2019 (con un inquietante picco a -90% in aprile). Un ulteriore tema evidenziato, e che potrebbe rivelarsi critico, è quello dell’incremento degli Npl e degli Utp, che molti istituti bancari di medie dimensioni e non ancora sufficientemente capitalizzati potrebbero avere difficoltà a gestire.
Terza domanda: «Se ne dovesse scegliere solo uno, su che tipo di asset investirebbe oggi? Direttamente in azioni Italia, azioni Europa, azioni extra Europa, bond, immobiliare, titoli di Stato o in fondi di investimento? Su questo la convergenza di opinioni è più sfumata. Prevale, anche se non con una piena adesione corale, l’idea che la scelta debba ricadere sui fondi di investimento, come a voler dire che - vista la complessità della situazione - possa essere più prudente affidarsi a gestori professionali. Un altro spunto che ha visto la maggioranza dei partecipanti d’accordo è relativo al mercato azionario europeo, in particolare per quanto riguarda i titoli del settore infrastrutture, che dovrebbero beneficiare dei piani di investimento nazionali.
Quarta domanda: «Quale sarebbe, e perché, una misura specifica e concreta che suggerirebbe al Governo per migliorare la situazione economica dell’Italia nel 2021»? L’attenzione dei partecipanti è principalmente rivolta a «incentivi fiscali fortissimi per aziende che investono in innovazione, assumono, aumentano il loro patrimonio, si aggregano». Il messaggio è chiaro. Servono imprese più solide e più grandi. E vanno premiate quelle che guardano avanti, creando posti di lavoro e puntando su digitale e tecnologia. È stato citato anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per il quale viene suggerito di concentrarsi su poche iniziative mirate su scuola, sanità e digitalizzazione della PA, e di finalizzarlo e pubblicarlo a gennaio, trasmettendo messaggi chiari e facilmente comprensibili. Per accelerare la «messa a terra» degli investimenti, anche nell’ottica del Recovery Plan, i partecipanti suggeriscono inoltre di riformare il codice degli appalti.
Nel suo Country Outlook 2021 sull’Europa uscito ad inizio dicembre 2020, Bank of America ritiene che la Borsa italiana potrebbe crescere del 15% nel 2021, il che la renderebbe miglior piazza dell’Eurozona. Per sapere come si pongono i sette partecipanti rispetto a questa previsione è stata posta la quinta ed ultima domanda: «Quale pensa possa essere l’andamento dell’indice Ftse Mib nel 2021?». L’outlook è positivo anche per loro. Nessuno prevede una crescita inferiore al 5%. Cinque su sette ritengono che ci si possa aspettare un rialzo tra il 5 e il 10%, e c’è chi addirittura pensa ad un rally che potrà toccare anche il 20-25%. È chiaro che l’ottimismo che traspare da queste indicazioni è relativo: si tratterebbe infatti di un toro che arriva dopo un anno, il 2020, in cui è prevalso l’orso. (riproduzione riservata)
*fondatore di Lifenet Healthcare
e presidente di Snam