Kinsella (Upb): la Fed falco potrebbe far crollare l'oro a 1.600 dollari
Kinsella (Upb): la Fed falco potrebbe far crollare l'oro a 1.600 dollari
Constitution Avenue ha dimostrato di essere meno tollerante all'inflazione del previsto. Ne paga lo scotto proprio il metallo prezioso, il bene rifugio per eccellenza contro la crescita dei prezzi. Inoltre il miglioramento dello scenario macroeconomico rafforza le asset class più rischiose

di Giulia Talone 21/07/2021 19:30

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Non è stato un mese facile per l'oro. Dopo essersi aggirato in area 1.900 dollari l'oncia fino a metà giugno, il metallo prezioso è crollato fino a un minimo di 1.780 sotto i colpi della Fed. Nella riunione di metà giugno, infatti, Constitution Avenue ha annunciato di voler alzare i tassi di interesse già nel 2023. Così facendo, la Banca centrale statunitense ha dimostrato una tolleranza all'inflazione minore del previsto e una propensione a tenere sotto controllo la fiammata dei prezzi a discapito delle politiche accomodanti.

La reazione a catena è stata immediata: i rendimenti obbligazionari hanno incorporato le aspettative dell'aumento dei tassi e si sono impennati. La predominanza dei falchi nel Fomc (il braccio operativo della Fed) ha fatto apprezzare il dollaro, tanto da portare il cambio con l'euro in area 1,18. E l'oro, che costituisce il bene rifugio per eccellenza contro l'inflazione, è crollato insieme alle prospettive di crescita dei prezzi. "Gli investitori hanno immediatamente chiuso le posizioni long", ha spiegato Peter Kinsella, capo della strategia globale di Union Bancaire Privée, "circa il 35% delle posizioni in oro gestite dal Comex sono state chiuse nella settimana successiva alla riunione della Fed".

Come se non bastasse, "nel mercato delle opzioni l'offerta di put con oro sottostate ha registrato una forte crescita", ha aggiunto Kinsella, segno che gli investitori prevedono un calo dei prezzi. Anche gli Etf hanno subito dei deflussi, e le posizioni nette non commerciali dei futures della Cftc (Commodity Futures Trading Commission) sono diminuite.

Insomma, ha riassunto l'analista, le prospettive per l'oro non sono positive: se è vero che l'inflazione è salita del 5,4% su base annua, la crescita è dovuta a fattori temporanei, incapaci di sostenere la regina delle commodities. "L'indice dei prezzi al consumo inizierà a scendere nel quarto trimestre", ha previsto Kinsella.

E non è solo una questione di inflazione: il quadro macroeconomico è in miglioramento e le vaccinazioni procedono spedite. Inoltre, i mercati prevedono "risultati significativi per gli utili nel secondo trimestre". La combinazione di queste tre variabili ha due diverse conseguenze, entrambe negative per il metallo prezioso. In primo luogo, l'ottimismo dei mercati crescerà e spingerà gli investitori ad abbandonare i beni di rifugio e concentrarsi su asset più rischiosi. In aggiunta, il miglioramento dello scenario globale potrebbe spingere la Fed ad accelerare il tapering. Se così fosse, ha concluso l'esperto, "l'oro potrebbe arrivare anche a 1.600 dollari l'oncia".

Al contrario, ha aggiunto Carlo Alberto De Casa, analista di Kinesis, un approccio accomodante della Bce nella riunione di domani potrebbe sostenere i prezzi nel breve termine. Se l'oro superasse la soglia di 1.820 avrebbe altri margini di crescita, mentre un calo sotto i 1.790 dollari sarebbe un segno di debolezza.

A dispetto delle incertezze sul futuro del metallo prezioso e dei deflussi dagli Etf, proprio oggi Hanetf ha lanciato il fondo AuAg ESG Gold Mining Ucits Etf, il primo exchange traded fund europeo sull'estrazione sostenibile dell'oro, che offre un'esposizione a un paniere equamente ponderato di 25 società minerarie aurifere sottoposte a screening Esg. (riproduzione riservata)