Non saranno i 12 miliardi di privatizzazioni l’anno previsti da Matteo Renzi nel 2014. Circa 20 miliardi su un arco pluriennale rappresentano comunque un cambio di rotta. Tanto vale il punto di pil di cui ha parlato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti presentando i numeri della nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza.
Era da anni che le tabelle del quadro macro-economico su cui costruire la manovra non riportavano cifre simili. Nella Nadef 2022, per esempio, non compariva mai la parola privatizzazioni e alla voce dismissioni immobiliari la cifra indicata era pari a zero. Nel 2019 la nota di aggiornamento ipotizzava invece uno 0,2% per il 2019, per il 2021 e il 2022.
Gli obiettivi del governo Renzi si erano concretizzati con lo sbarco a Piazza Affari di Fincantieri, Poste, Enav e Raiway. Non riuscì invece mai a partire la quotazione di Ferrovie dello Stato, con l’idea di portare sul mercato fino al 40% di Fs. O almeno di valorizzare l’alta velocità.
L’operazione si arenò sulle difficoltà a trovare la quadra rispetto al perimetro societario da portare in borsa. Un'idea alla base della privatizzazione era quella di scorporare l'infrastruttura dal gruppo, retrocedendola allo Stato, ma lasciandone la gestione alla controllata Rfi. Oppure mantenere in Fs solo le linee ad alta velocità, portando fuori dal perimetro della quotanda la rete convenzionale. Fatto sta che alla fine il traguardo di Piazza Affari è stato rimandato negli anni fino a uscire dal dibattito pubblico.
La parola privatizzazioni ritorna nel vocabolario del governo dopo anni di espansione dello Stato, pronto ora a entrare in Netco, la società dove è confluita la rete scorporata da Tim. Anche perché il Superbonus ha reso più difficile il percorso di discesa del debito pubblico, che calerà dello zero virgola fino al 2026, pur includendo le dismissioni. Dal 140,2% del 2023 si passerà il prossimo anno al 140,1% e via scendendo al 139,9% e al 139,6% in un quadro programmatico che vede un salto primario allo 0,3% il prossimo anno e all'1,2% e al 2% nel biennio successivo.
Il primo dossier sul tavolo è l’uscita del Tesoro dal Monte dei Paschi di Siena, una delle partite più spinose che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha ricevuto in eredità dai predecessori. Giorgetti ha detto di considerare l’istituto senese «una leva per costruire un forte polo bancario». L’obiettivo «è fare politica industriale», pertanto tempi e modi saranno decisi dal Mef: «Non abbiamo necessità di fare cassa subito», ha messo in chiaro il titolare del dicastero di Via XX Settembre.
Non rientra nel novero delle privatizzazioni l’accordo con Lufthansa su Ita. I 325 milioni per avere il 41% della compagnia aerea sono un aumento di capitale riservato e finiranno direttamente nelle casse del vettore. Sarebbero invece andati al Mef i 750 milioni messi sul piatto sempre da Lufthansa in cordata con Msc, nel precedente tentativo andato a vuoto.
In seno al governo uno dei fautori di nuove privatizzazioni è il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «Il trasporto pubblico locale, le municipalizzate, la gestione dei rifiuti: una gestione privata spesso potrebbe aumentare l’efficienza, attirerebbe gli investitori e farebbe risparmiare soldi al settore pubblico», diceva il leader di Forza Italia a MF-Milano Finanza lo scorso 2 settembre.
Un terreno comune con gli alleati leghisti. Il Carroccio preme da tempo per rendere più semplice l'ingresso dei capitali privati nelle società in-house, ossia quelle aziende pubbliche (tipicamente spa) a cui un ente pubblico affida attività strumentali o di produzione, anche attraverso la quotazione. Su questa tematica ha fatto interrogazioni ed emendamenti, ricevendo anche aperture dal passato governo.
L’idea è che, fermo restando il controllo pubblico, si possa prevedere «l'offerta pubblica di sottoscrizione o la vendita di propri titoli di partecipazione al capitale, di titoli convertibili in partecipazione al capitale ovvero di altri prodotti o strumenti finanziari mediante la quotazione di partecipazioni di minoranza» in alternativa all'iniezione di soldi pubblici.
Tutto lavoro per Marcello Sala, indicato alla guida del nuovo dipartimento Economia del ministero dell’Economia, sotto il quale, dopo la divisione dal Tesoro, ricadranno le competenze sulle partecipate. (riproduzione riservata)