Se la Germania è a rischio recessione e la Francia scricchiola, a salvare l’economia dell’Ue nel terzo trimestre potrebbe essere...la Grecia. Incredibile a dirsi, se si pensa al recente passato dell’Europa unita, ma in tempi di debolezza (e rischio di recessione) per le due locomotive del continente il contributo più grande al pil dell’Eurozona sta arrivando da uno dei punti di forza dell’Europa periferica: il turismo.
Il boom post-pandemico del turismo
In Grecia i flussi turistici, certifica Nomura in un suo report, negli ultimi sei mesi sono stati in media il 30% superiori rispetto al 2019, anno precedente allo scoppio di pandemia da Covid-19. Anche il Portogallo (+18% circa) e la Spagna (+10%) stanno contribuendo con i loro flussi turistici alla crescita del pil europeo, mentre le due mete storiche del continente, Italia e Francia, si muovono su livelli di turismo stabili o leggermente inferiori rispetto al pre-Covid. Per quanto riguarda il terzo trimestre, gli analisti di Nomura si aspettano che «la crescita del pil francese possa ricevere una spinta come risultato delle Olimpiadi».
Male invece l’industria
Al netto del fattore turismo, l’industria delle due principali economie dell’Eurozona non sta passando un bel momento. La produzione industriale in Germania a luglio è scesa del 2,4% mensile, «in linea con la fisiologica debolezza delle vendite» che si registra nel mese estivo, commentano da Nomura. Ipotizzando una crescita nulla ad agosto e settembre, la produzione industriale tedesca a fine trimestre dovrebbe contrarsi del 2,2% rispetto ai tre mesi precedenti, implicando «una flessione dello 0,6% sul pil tedesco e un -0,2% su quello dell’area euro».
La Francia non se la passa troppo meglio: se le stime fossero confermate, la produzione industriale si dovrebbe contrarre dello 0,7% rispetto al secondo trimestre, con un contributo negativo del -0,1% sul pil transalpino. Il fattore Olimpiadi dovrebbe più che compensare questo dato negativo, ma sul Paese rimane comunque «il rischio di una debolezza economica», conclude Nomura. (riproduzione riservata)