Il Monte riscrive il funding plan
Il Monte riscrive il funding plan
La Bce chiede di tenere conto anche di uno scenario avverso per il rischio spread. Restano in piedi gli obiettivi originari, ma il documento individua misure alternative nel caso in cui l’istituto non riesca a realizzare le emissioni per le turbolenze di mercato

di di Luca Gualtieri 13/06/2019 02:00

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Le turbolenze del mercato e le tensioni sul debito sovrano hanno reso il funding più costoso per le banche italiane. Nell’ultimo anno per gli istituti si è rivelato particolarmente complesso rifinanziarsi e, anche se per il momento non ci sono segnali di preoccupazione, i piani a medio termine cominciano a tener conto di questo scenario avverso.
Un esempio viene dal Monte dei Paschi. Il consiglio di amministrazione della banca senese guidata da Marco Morelli ha recentemente licenziato il funding plan strategico per il triennio 2019-2021, un documento che risponde ad alcune puntuali richieste avanzate dalla Bce in sede Srep. Come noto, Rocca Salimbeni ha preso impegni precisi con Francoforte e con Bruxelles nell’ambito del piano di salvataggio varato nel 2016. E tra i target posti dalle autorità europee quelli relativi alla liquidità sono particolarmente rilevanti. Sia chiaro, il vertice Mps è determinato a raggiungere quegli obiettivi ma nel nuovo funding plan ha dovuto tenere conto di un contesto di mercato particolarmente problematico. «Con riferimento al rischio di liquidità, nell’ambito della Srep Decision 2018», spiega un documento di registrazione appena depositato dalla banca, «la Bce ha evidenziato elementi di preoccupazione sull’effettiva capacità della banca di implementare con successo la strategia di funding per il periodo 2018-2021 data la situazione di turbolenza attraversata dai mercati italiani. In particolare, la Bce ha valutato che la mancata esecuzione del funding pianificato sul mercato istituzionale per il 2018 possa creare ulteriore pressione sul profilo di funding di Mps negli anni a seguire». La Srep Decision 2018 non prevede requisiti quantitativi addizionali in tema di liquidità in considerazione del fatto che la provvista attuale di liquidità viene giudicata robusta. Il regolatore ha chiesto però di includere nel nuovo funding plan 2019-2021 misure alternative, da mettere in campo nell’ipotesi in cui Siena non riesca a realizzare le emissioni programmate sul mercato. Si tratta insomma di uno scenario di stress considerato per il momento in via precauzionale. In base alle richieste della Bce, le misure alternative «devono risultare credibili, perseguibili e idonee a garantire il rispetto dei livelli di risk tolerance fissati per gli indicatori di liquidità strutturale», spiega il documento della banca. Il nuovo piano, approvato dal cda nelle scorse settimane, è stato sottoposto al vaglio del joint supervisory team.
Il documento certifica formalmente quanto dichiarato da Morelli in diverse occasioni alla comunità finanziaria a proposito del contesto di mercato. «Siamo in presenza di un contesto di mercato di funding istituzionale che è molto più complicato e che porta un costo molto più elevato rispetto ai primi mesi scorso anno», aveva dichiarato il banchiere nell’aprile scorso. Vale peraltro la pena ricordare che, dopo il Tier 2 da 750 milioni collocato a inizio 2018, in autunno Mps aveva sondato gli investitori per l’emissione di un secondo strumento da circa 200 milioni di euro. Ma l’operazione non è andata in porto proprio per il rendimento a doppia cifra richiesto dal mercato. (riproduzione riservata)