Il deposito nucleare si farà. Con fondi Ue
Il deposito nucleare si farà. Con fondi Ue
Dal Recovery fund 2,5 miliardi di euro destinati al progetto ancora bloccato al Mise. L'Italia è già in ritardo ed è stata deferita alla Corte di Giustizia europea. Un altro slittamento farebbe scattare le sanzioni

di Angela Zoppo 28/09/2020 19:47

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Spunta a sorpresa il deposito nazionale nucleare tra i progetti che potranno essere finanziati attraverso il Recovery fund. Al punto 468 della lunga lista messa a punto dal governo, compare infatti la struttura di cui l’Italia deve necessariamente dotarsi e il cui progetto giace al ministero dello Sviluppo Economico da ormai cinque anni. I fondi destinati ammontano a 2,5 miliardi di euro, prevedendo un arco temporale di cinque anni. L’essere destinatario dei fondi, però, non risolve la questione principale, affrontata e non risolta da almeno quattro ministri dal 2015 a oggi: dove sarà costruito il deposito, infatti, ancora non si sa.

L’obiettivo del progetto, si legge nel documento del governo, "è quello di contribuire alla realizzazione di un parco tecnologico, al cui interno verrà posizionato il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall'esercizio e dallo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari, dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca”. Affiancherà il deposito, un parco tecnologico,” che fungerà da "centro di ricerca aperto a collaborazioni internazionali, permetterà di svolgere attività di ricerca e sviluppo nel campo della gestione sicura dei rifiuti radioattivi e della radioprotezione, in linea con i contenuti del programma nazionale di cui alla direttiva 2011/70/Euratom”.

Per i ritardi nella realizzazione del deposito, l’Italia è già stata deferita alla Corte di Giustizia europea, e ora rischia una vera e propria sanzione. Il progetto messo a punto da Sogin, che dovrà occuparsi anche della costruzione dell'opera, consentirà la sistemazione definitiva di circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 17 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Di questi circa 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, il 60% deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro.