I rischi dei bond greci che rendono meno dei Btp
I rischi dei bond greci che rendono meno dei Btp
Gli investitori si stanno affrettando a dare in prestito denaro dal governo di Atene e i titoli di stato greci hanno rendimenti inferiori ai titoli italiani su diverse scadenze. Un effetto dei tassi a zero, che portano a sottostimare le possibili perdite

di Paola Valentini 21/01/2020 11:21

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Gli investitori si stanno affrettando a dare in prestito denaro al governo di Atene e i titoli di stato greci hanno rendimenti inferiori ai titoli italiani su diverse scadenze, soprattutto su quelle intorno ai cinque anni. Pur trascurato da molti, il Paese sta lentamente tornando in auge tra gli investitori. Almeno questo è quanto indica il recente forte calo dei rendimenti dei titoli di stato greci.

"I titoli di stato greci a cinque anni, ad esempio, rendono lo 0,50% e i corrispettivi titoli di debito italiani lo 0,58%. Anche i rendimenti sulle scadenze decennali sono ora quasi uguali", osserva Sven Langenhan, gestore obbligazionario di Flossbach von Storch

Intanto i Btp continuano a essere oberati da un rapporto tra debito pubblico e pil elevato, attualmente al 133%, anche a causa della bassa crescita. Senza dimenticare che sui rendimenti pesano le incertezze politiche.

"A questo punto, molti potrebbero essere increduli: esattamente dieci anni fa, i greci hanno scatenato una crisi del debito nella zona euro e rovinato completamente il decimo anniversario dell'euro. In quel periodo vi fu un taglio del debito che colpì duramente molti investitori obbligazionari privati. Negli otto anni successivi, Atene è stata finanziata dai partner dell'euro e dal Fmi", aggiunge il gestore.

Soltanto l'anno scorso il governo di Atene è ritornato per la prima volta sul mercato obbligazionario. "Sebbene le agenzie di rating abbiano classificato i titoli come speculativi o altamente speculativi, la domanda per queste emissioni, per un valore totale di nove miliardi di euro, ha superato l’offerta", osserva Langenhan.

In questo contesto, invece, "i titoli di Stato italiani, a differenza dei titoli greci colpiti da un taglio del debito, non sono mai stati in default. Il debito pubblico è più basso che in Grecia, i rating di credito sono migliori di quelli dei greci. Allora perché i rendimenti dei titoli greci sono più bassi?", si chiede il money manager.

Le ragioni possono essere molteplici. "Per esempio, il volume delle negoziazioni, e quindi la liquidità dei titoli greci, è notevolmente inferiore a quello delle controparti italiane. Gli ordini individuali, come quelli sugli Etf, possono quindi avere un maggiore impatto sul mercato", sottolinea Langenhan.

Anche la Bce, per conto della quale le banche centrali dei Paesi interessati acquistano titoli di Stato, può svolgere un ruolo importante. Anche gli hedge fund potrebbero essere alla base di questo fenomeno.

"Ma soprattutto è probabilmente il tentativo dei gestori di portafogli obbligazionari europei, che devono ottenere in qualche modo un certo grado di rendimento nell'attuale contesto di tassi d'interesse da zero a negativi. Qualunque sia il costo e nonostante tutti i rischi che ne derivano", sostiene l'esperto. E' l'effetto della fame di rendimenti che porta a sottostimare le probabilità di perdita.

Per gli investitori, questo esempio evidenzia soprattutto una cosa: "con l’azzeramento dei tassi d'interesse nell'area dell'euro, sono venute meno anche le opportunità di rendimento che compensano il rischio per gli investitori obbligazionari tradizionali che acquistano obbligazioni per mantenerle fino alla scadenza. Solo gli investitori veramente attivi che investono a livello globale e che sfruttano tutte le opportunità che il comparto obbligazionario continua a offrire possono ottenere rendimenti positivi in termini reali, cioè al netto dell'inflazione. E questo con rischi calcolabili", conclude il gestore. (riproduzione riservata)