Hong Kong taglia le stime di crescita del pil, si dimette il ceo di Cathay Pacific
Hong Kong taglia le stime di crescita del pil, si dimette il ceo di Cathay Pacific
A causa delle proteste l'ex colonia britannica è stata costretta a rivedere al ribasso le stime sulla crescita del pil nel secondo trimestre: +0,4% rispetto ai tre mesi precedenti e +0,5% rispetto a un anno prima. Terremoto ai vertici di Cathay Pacific, penalizzata dai dipendenti che hanno partecipato alle proteste: se ne vanno l'ad Rupert Hogg e Paul Loo, capo del settore commerciale

di Francesca Gerosa 16/08/2019 13:20

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Mentre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha invitato il leader cinese, Xi Jinping, a incontrare i manifestanti di persona per risolvere la situazione di alta tensione a Hong Kong, la città ha ammesso che le proteste hanno iniziato a pesare sull'attività economia. L'ex colonia britannica è stata infatti costretta a rivedere al ribasso le stime sulla crescita del pil nel secondo trimestre: +0,4% rispetto ai tre mesi precedenti e +0,5% rispetto a un anno prima.

Numeri leggermente al di sotto della stima preliminare, ma con l'escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e i crescenti disordini politici si teme che la città possa scivolare presto in recessione. D'altra parte il dato rivisto segna l'espansione più lenta della città dopo la crisi finanziaria globale di un decennio fa ed è diminuita sia dalla lettura iniziale di +0,6% sia dal +0,6% del primo trimestre. A causa delle crescenti pressioni interne ed esterne il governo ha anche confermato il taglio della sua previsione di crescita per tutto il 2019 a un intervallo dello 0%-1% dal precedente 2%-3%.

Il presidente americano, Donald Trump, è convinto che se il presidente cinese Xi incontrasse personalmente i manifestanti, il problema di Hong Kong potrebbe giungere a un lieto fine. "Non ho alcun dubbio in proposito!", ha twittato Trump dopo che gli Stati Uniti nei giorni scorsi si detti "profondamente preoccupati" per i movimenti delle forze paramilitari cinesi lungo il confine di Hong Kong. Gli Usa hanno sollecitato con forza Pechino a rispettare i suoi impegni, "a permettere a Hong Kong di esercitare il massimo grado di autonomia".

Intanto, però, le tensioni legate alle proteste hanno provocato un terremoto ai vertici di Cathay Pacific. La compagnia aerea oggi ha, infatti, dichiarato che il ceo, Rupert Hogg, si è dimesso assumendosi "la responsabilità" per i dipendenti che hanno preso parte alle proteste nelle file dei manifestanti pro-democrazia nonostante il richiamo di Pechino.

"Sono state settimane difficili per la compagnia aerea ed è giusto che io e Paul (Loo, capo del settore commerciale) ci assumiamo la responsabilità come leader della compagnia", ha detto in una nota Hogg. Il presidente, John Slosar, ha aggiunto che era il momento di "nominare un nuovo team di direzione che possa ristabilire la fiducia" e garantire la sicurezza della compagnia.

La scorsa settimana la Cathay Pacific ha detto al suo staff che non avrebbe impedito loro di partecipare alle manifestazioni a Hong Kong, ma lunedì Hogg ha minacciato licenziamenti per chi sosteneva o partecipava alle proteste illegali, dopo le pressioni della Cina e della stampa governativa cinese che ha lanciato l'hashtag #BoycottCathayPacific.

L'autorità per l'aviazione di Pechino ha chiesto a Cathay di fornire una lista dei lavoratori sui voli operativi nel suo spazio aereo. Hogg è stato sostituito da Tang Kin Wing Augustus e Loo da Ronald Lam. La stretta della Cina, la chiusura dello scalo di Hong Kong e la minaccia di licenziamento per i dipendenti che sostengono le manifestazioni hanno fatto scivolare in borsa il titolo Cathay Pacific sul minimo degli ultimi 10 anni. (riproduzione riservata)