Guai a fidarsi del Mes
Guai a fidarsi del Mes
Benché senza condizioni, il Fondo Salva-Stati è presupposto per un commissariamento dell’Italia, avverte Tremonti. Gli aiuti decisi dalla Ue? Per il Paese il beneficio sarà solo di un miliardo al massimo

di Gaudenzio Fregonara 25/04/2020 02:00

Ftse Mib
39.369,99 7.59.38

+1,02%

Dax 30
23.499,32 23.52.01

+0,63%

Dow Jones
41.249,38 10.42.47

-0,29%

Nasdaq
17.925,76 23.52.01

+0,00%

Euro/Dollaro
1,1252 23.00.29

-0,21%

Spread
105,04 17.30.03

-0,77

«Il momento è grave e quindi si ha l’obbligo della verità. La verità sta nei numeri. Ne sento di fantasmagorici, 1 trilione, 2 trilioni.. Numeri che faccio fatica a vedere». È un Giulio Tremonti piuttosto scettico quello che ha risposto alle domande di Andrea Cabrini di ClassCNBC (l’intervista integrale sul sito milanofinanza.it) riguardanti le decisioni del Consiglio Europeo del 23 aprile. L’ex ministro dell’Economia e presidente dell’Aspen Institute giustifica lo scetticismo così. «Primo: sono procedure lunghe e le complessità in Europa vengono strada facendo. Secondo: sono cifre che vanno sviluppate per la durata del settennato del bilancio Ue, quindi, anche se il primo anno ci daranno di più, comunque vanno divisi per 7 e poi ancora per 27, perché oltre all’Italia ci sono altri aventi diritto. Spero che daranno qualcosa di più a noi, ma non credo». Però le cifre di cui si parla sono comunque nell’ordine delle migliaia di miliardi. O no? «Attenzione: se fossero tutti importi concessi come trasferimento, quindi a fondo perduto, sarei contento, ma la gran parte sono prestiti concessi a un ottimo tasso d’interesse. Quindi a livello di debito pubblico italiano il vantaggio è in termini di differenziale di interessi passivi da pagare. Se si tiene conto di tutto, anche del fatto che l’Italia comunque contribuisce alla costituzione di questi fondi, il beneficio dal piano Sure (aiuto europeo per sussidi e cassa integrazione, ndr) sarà di 100 milioni in termini di minori interessi passivi. Con la Bei risparmieremo altri 200 milioni, il Mes contribuirà per 400-500 milioni e dal Recovery Fund stimo alcune centinaia di milioni di interessi, ma qui dipenderà da quanti denari concederà a fondo perduto e quanti a prestito. Quindi alla fine il beneficio in termini economici sarà di un miliardo al massimo. Certo, piuttosto che niente è meglio piuttosto, però…».
Quanto al Mes, l’interpretazione di Tremonti è molto diversa delle dichiarazioni del governo. «Vengono in Italia 36 miliardi a tasso bassissimo da investire nella sanità. Il che vuol dire costruire ospedali; già sull’assumere più medici e infermieri non sarei sicuro. Torno però sul tema dei controlli, perché sento dire in alcuni ambienti che con il Mes, per Trattato, nei confronti dell’Italia si aprirà comunque una procedura. E che se un domani le cose dovessero mettersi male per l’Italia, quella procedura con il Mes sarebbe aperta, per cui la Bce potrebbe dare il via agli acquisti di titoli di Stato italiani senza limite (l’Omt, ndr) ancora di più di quello che fa ora, ma in cambio ci beccheremmo la vigilanza Ue su tutto: spese, tasse eccetera. Insomma, a sentire taluni ambienti si è creato il presupposto per salvare l’Italia ma anche per commissariarla. Ricordo che anche nel 2011 doveva arrivare un altro a mettere ordine il Paese, per cui quella è la strategia…».
Secondo Tremonti, «l’errore del governo finora è non aver dato soldi per lo più a fondo perduto e di aver bensì concesso garanzie su prestiti, affidandone alle banche l’onere della gestione. Dimostrano di non conoscere a fondo la realtà economica. Non voglio fare paragoni, ma nel 2009, con la crisi finanziaria in atto, nel giro di una notte feci della Cdp la terza banca italiana e misi subito a disposizione i soldi per pagare la cassa integrazione. Nella relazione di Bankitalia del maggio 2011 si scrisse che la gestione del pubblico bilancio era stata prudente e le correzioni di bilancio inferiori a quelle di altri Paesi…».
Un elemento di positività Tremonti lo trova solo nell’annuncio di una forma di mutualizzazione di un debito paneuropeo. «È una cosa positiva. Ricordo che la necessità di far nascere un bond europeo fu la proposta italiana nel semestre di presidenza Ue del 2003 (con lui ministro, ndr) e riprendeva il vecchio piano Delors del 1994, ma venne bocciata dalla Commissione Europea guidata da Romano Prodi. Ora siamo tornati sul tema e questo è positivo, ma l’altro lato della medaglia è il Mes, che - ripeto - alcuni fanno finta di non capire». (riproduzione riservata)