Generali, Caltagirone sale al 6,16%. Il patto viaggia verso il 12%
Generali, Caltagirone sale al 6,16%. Il patto viaggia verso il 12%
Il costruttore romano incrementa ancora la quota. Il patto si proietta così verso il 12%. Intanto oggi scadeva il termine per le opzioni in Mediobanca. Il faro di Consob sui movimenti dei titoli

di Luca Gualtieri 17/09/2021 19:16

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In attesa della riunione del cda che il prossimo 27 settembre dovrebbe decidere sulla presentazione della lista, Francesco Gaetano Caltagirone continua a rastrellare titoli Generali. Dopo quelli dei giorni scorsi, Consob ha annunciato nuovi acquisti da parte del costruttore romano che lo scorso 15 settembre (all'indomani della spaccatura del vertice sulla conferma del ceo Philippe Donnet) ha rilevato 530 mila azioni, portando la quota complessiva detenuta nel Leone dal 6,13 al 6,16%. I titoli saranno conferiti al patto parasociale che la scorsa settimana Caltagirone ha stretto con Leonardo Del Vecchio e che dall'11% iniziale si sta a poco a poco proiettando verso il 12%, appena un soffio al di sotto dell'attuale partecipazione detenuta da Mediobanca (12,9%). 

Oggi intanto scadeva il termine per esercizio delle ultime opzioni che nel luglio scorso Caltagirone ha acceso su Mediobanca. Dopo lo shopping di febbraio e dell'estate l'imprenditore romano è salito al 3,003% della merchant, una quota vicina a quella di azionisti storici come la famiglia Doris (3,28%). La struttura finanziaria dell'operazione prevedeva però finestre di acquisto tra agosto e settembre, l'ultima delle quali per l'appunto si chiuderà oggi. Se Caltagirone avesse deciso di esercitare le opzioni (lo si saprà solo all'inizio della prossima settimana, allo scadere del termine per le segnalazioni Consob), la sua quota arriverebbe al 4,95%. Quale che sia la scelta, comunque, anche gli assetti di controllo di Mediobanca si confermano in profonda trasformazione.

Tornando a Generali, non è escluso che al patto aderiscano anche altri azionisti. Gli occhi sono puntati soprattutto sui Benetton, che oggi sono il quarto socio al 3,97% e che sono sinora rimasti lontani dalle partite relative alla governance della compagnia. Alla compagine potrebbero unirsi anche la Crt, che con il suo 1,3% è la principale fondazione azionista dopo lo scioglimento dell'alleanza con la holding Ferak. A Mediobanca dovrebbero invece restare fedeli i Boroli-Drago, che oggi hanno l'1,7% del capitale e un rappresentante nel board nella persona di Lorenzo Pellicioli, intenzionato però a lasciare la compagnia a fine mandato. 

Martedì 14 nel frattempo gli amministratori non esecutivi di Generali hanno votato a favore di un nuovo mandato di Donnet. Il via libera però è arrivato solo da una parte del cda, a riprova della spaccatura che si è aperta tra gli azionisti. Ora gli occhi sono puntati sulla scadenza del prossimo 27 settembre, quando il tema della lista sarà sottoposto al voto del board al completo. Anche se nei prossimi dieci giorni non si escludono prove di dialogo tra i grandi soci, le divisioni restano profonde e un accordo tra Mediobanca da un lato e i pattisti dall'altro appare lontano. Intanto, per il peso specifico che Generali ha nella finanza italiana e la violenza dello scontro in corso, la vicenda è monitorata da vicino dalle authority italiane, a partire da Consob. Secondo indiscrezioni, non è escluso che la commissione presieduta da Paolo Savona si muova anche con una specifica richiesta di informazioni sul dossier. Del tema nelle prossime settimane potrebbe occuparsi anche la Commissione Banche con audizioni specifiche. (riproduzione riservata)