Un’altra proroga, decretata dal Tribunale di Reggio Emilia, allunga i tempi del concordato per il gruppo Ferrarini e la controllata Vismara. E nelle more di questo ennesimo rinvio - i giudici emiliani hanno spostato all’1 settembre la data per il deposito della proposta concordataria - la famiglia di industriali dell’alimentare prova ancora a una volta a prendere tempo e a evitare che arrivi l’offerta targata Gsi-Bonterre-Opas con il supporto di Intesa Sanpaolo e Unicredit.
In particolare, secondo quanto appreso da fonti finanziarie da MF-Milano Finanza, nei giorni scorsi, Sido Bonfatti, consulente legale del gruppo Ferrarini, ha avviato i contatti con Amco, uno dei quattro creditori bancari e finanziari (oltre a Intesa e Unicredit figura anche Mediobanca) esposto per 200 milioni nei confronti del gruppo di Reggio Emilia. E, da una prima ricognizione, pare che il servicer controllato dalla Stato e guidato da Marina Natale, sia disposto ad avere un ruolo attivo nella partita a fianco della famiglia Ferrarini accettando di finanziare in maniera significativa il gruppo Pini (bresaola) che è l’alleato degli emiliani nel tentativo, non facile, di salvataggio del gruppo.
La posizione di Amco potrebbe in qualche modo indisporre Intesa Sanpaolo e Unicredit che, nel frattempo, stanno limando i dettagli della proposta concorrente da presentare nei prossimi giorni. In questo infinito braccio di ferro, anche di natura legale, tra gli industriali e i principali creditori non va trascurato poi il fatto che a metà giugno le due banche milanesi avevano impugnato di fronte alla Corte d’appello di Bologna due decreti. emessi a inizio maggio, del tribunale di Reggio Emilia. Una battaglia che potrebbe presto riservare altri colpi a sorpresa da entrambe le sponde.
Nel frattempo, è stato depositato il bilancio 2019 del gruppo alimentare Gsi che ha registrato ricavi in crescita da 641,2 a 671,1 milioni, con un mol in leggero calo, da 39,3 a 38,3 milioni, un ebit calato da 16,85 a 4,16 milioni e un risultato netto che presenta una perdita di 5,2 milioni a fronte di un utile di 6,36 milioni del 2018. Mentre il debito bancario è salito da 197 a 25 milioni e l’indebitamento finanziario netto è passato da 140,5 a 166,4 milioni, a fronte di un patrimonio netto di 157,2 milioni.
Infine, va ricordato che in questa guerra di nervi dalla Spagna continuano ad arrivare notizie in merito alla situazione del gruppo Pini - ha realizzato il più grande macello d’Europa, a Binefar in Aragona, - che in passato ha avuto seri problemi con la giustizia in Polonia e in Ungheria: Piero Pini era stato condannato per frode fiscale finendo anche in carcere nel paese magiaro nel marzo di un anno fa. (riproduzione riservata)