Non c'è solo il rischio tassi bassi che pesa sui bilanci delle banche italiane. Complice il rallentamento economico, anche i flussi di sofferenze (npl) potrebbero rialzare la testa. Dopo i dati di Banca d'Italia pubblicati nei giorni scorsi sull'attività degli istituti di credito a luglio, Equita Sim afferma: "la notizia positiva riguarda l'andamento della qualità dell'attivo che si mantiene stabile trimestre su trimestre. Stimiamo nuovi flussi di npl di 789 milioni, rispetto agli 859 milioni di giugno e una media mensile di 2019 di 713 milioni, il tasso di crescita dello stock è confermato al 3,5%".
Secondo la sim "l'accelerazione dei flussi di npl in un contesto macro che potrebbe peggiorare rappresenta la più tangibile minaccia per il settore bancario: in base ai nostri calcoli un aumento del default rate dall'1,7% del secondo trimestre al 2,6% avrebbe un impatto negativo del 27% sugli utili 2020".
I dati Banca d'Italia sul settore bancario relativi al mese di luglio hanno anche evidenziato una marginale ripresa degli impieghi (+0,8% anno su anno da +0,4% di giugno), un forte aumento (+11 miliardi a 401 miliardi, il massimo da tre anni) nello stock di titoli di stato e tassi sul nuovo business ai minimi degli ultimi quattro anni.
Quanto alla dinamica degli impieghi Equita dice che "come prevedibile la variabile che ha inciso su questa leggera accelerazione è la performance del segmento corporate e pmi che è risultata piatta, da 1% del mese precedente. Si conferma invece stabile e molto resiliente la crescita degli impieghi al segmento retail, +2,5% rispetto a +2,4% di giugno".
E la sim conferma la sua visione "in base a cui soltanto una più tangibile accelerazione nel tasso di crescita degli impieghi può contribuire a stabilizzare il margine di interesse di settore che stimiamo per il 2019 a -3% e a +1% nel 2020 e la cui performance risentirà ancora dell'ulteriore peggioramento dell'outlook dei tassi e di dinamiche competitive ancora sfavorevoli".
Sul fronte invece dello stock di titoli di Stato, Equita ritiene che gran parte dell'incremento sia stato registrato da banche non quotate e da BancoPosta visto che a fine giugno scorso le banche quotate avevano leggermente ridotto lo stock sul primo trimestre, -3 miliardi a 158 miliardi, e non era emersa la volontà di aumentare l'esposizione a questa asset class.
"Continuiamo a ritenere che, in una prospettiva di medio periodo di completamento dell'unione bancaria, le banche saranno chiamate a ridurre lo stock di titoli di stato. In base ai nostri calcoli la riduzione potrebbe raggiungere i 69 miliardi (-44%) con un impatto negativo del 5% sull'utile netto da interessi, ma benefici più che proporzionali in termini di percezione di rischio", conclude Equita. (riproduzione riservata)