Ecco dove sono andati i ricavi del Btp Green
Ecco dove sono andati i ricavi del Btp Green
Il Mef ha pubblicato il rapporto sull'allocazione e l'impatto delle risorse della prima emissione verde. Oltre metà delle spese ammissibili è legata agli investimenti nei trasporti

di Andrea Pira 13/05/2022 20:17

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Sono i trasporti a fare la parte del leone delle spese verdi considerate ammissibili per sfruttare i 13,26 miliardi raccolti con il Btp Green 2045. Il dato emerge dal rapporto pubblicato dal Tesoro sull’allocazione e l’impatto della prima emissione "verde" dell’Italia.

La prima emissione, a marzo dello scorso anno, aveva raggiunto il record di richieste nelle emissioni inaugurali di Green bond sovrani in Europa con una partecipazione di circa 530 investitori, di cui oltre la metà Esg, per una domanda complessiva di oltre 80 miliardi di euro. L’interesse da parte del mercato è stato confermato anche in occasione della riapertura della seconda tranche, effettuata nel mese di ottobre 2021, con la partecipazione di circa 350 investitori, di cui quasi la metà di tipo Esg.

Le spese. La categoria trasporto costituisce la principale voce, per 7,6 miliardi, ossia il 57% del totale, ricomprendendo gli investimenti sull’alta velocità e l’elettrificazione delle tratte, così come i contributi alla mobilità ferroviaria. Seguono gli investimenti in tutela dell’ambiente, pari al 15,2%, con una spesa di 2,04 miliardi nel quadriennio 2018-2021, nei quali rientra anche il Mose di Venezia. L’efficienza energetica, che include le spese sostenute per la riqualificazione degli edifici, conta per il 12,2%. Infine la ricerca per il 9,4% mentre economia circolare e incentivazione delle rinnovabili valgono il 3,9% e il 2,2%. Non sono state considerate ammissibili le spese, o le quote di spese, per le quali lo Stato italiano dispone di forme di gettito o finanziamento specificatamente dedicate (quale per esempio la Recovery and Resilience Facility). Si lavora intanto per una nuova emissione nel 2022, più breve della precedente ma sempre su scadenze lunghe.

Il ruolo degli incentivi nel taglio delle emissioni. Tra le categorie che maggiormente si prestano a una valutazione di impatto ambientale delle risorse impegnate, il Mef segnala gli incentivi fiscali per la produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili. il documento utilizza come indicatore la riduzione espressa in tonnellate delle emissioni di CO2, determinata dalla produzione di energia elettrica con impianti azionati da fonti rinnovabili, con potenza disponibile superiore a 20 kW, consumata dalle imprese di autoproduzione in locali e luoghi diversi dalle abitazioni. Le emissioni di CO2 evitate sono state pari a 2.439.839, 4.557.733 e 1.947.698 di tonnellate, rispettivamente per le annualità 2018, 2019 e 2020.

Per quanto riguarda gli incentivi fiscali per lavori di efficientamento energetico del costruito, nelle diverse categorie di intervento (ad esempio condomini, riqualificazione globale, sostituzione serramenti o pannelli solari) tale misura ha contribuito ad evitare l’emissione di oltre 283 mila tonnellate di CO2 nel solo 2018. (riproduzione riservata)