Dividendi, le società europee pagheranno un monte record nel 2023 (387 miliardi)
Dividendi, le società europee pagheranno un monte record nel 2023 (387 miliardi)
Secondo lo studio Allianz Global Investors Dividend Study 2023 le distribuzioni di dividendi in Europa quest’anno aumenteranno di oltre l’1% raggiungendo i 387 miliardi di euro dopo che nel 2022 nel 2022 le società nell’indice azionario europeo Msci Europe hanno distribuito agli azionisti circa 382 miliardi. Una cifra record

di Paola Valentini 30/01/2023 11:47

Ftse Mib
33.922,16 7.59.45

+0,12%

Dax 30
17.737,36 23.50.49

-0,56%

Dow Jones
37.986,40 17.19.22

+0,56%

Nasdaq
15.281,86 23.50.49

-2,05%

Euro/Dollaro
1,0657 23.00.33

-0,01%

Spread
143,06 17.30.12

+0,44

Allianz Global Investors stima che le distribuzioni di dividendi in Europa nel 2023 aumenteranno di oltre l’1% raggiungendo i 387 miliardi di euro dopo che nel 2022 nel 2022 le società nell’indice azionario europeo Msci Europe hanno distribuito agli azionisti circa 382 miliardi. Una cifra record che quest’anno, in base all’Allianz Global Investors Dividend Study 2023 dovrebbe ulteriormente aumentare. 
«Nel 2022, un anno difficile sul fronte economico e geopolitico, gli utili aziendali hanno dato prova di generale resilienza», spiega Jörg de Vries-Hippen, capo degli investimenti per lazionario Europa di Allianz Global Investors. «Inoltre, la politica sui dividendi di molte società mira a distribuzioni costanti e, in alcuni casi, persino in aumento. Pertanto, le aziende in seno all’Msci Europe sono nelle condizioni per pagare dividendi anche leggermente più elevati nel 2023 rispetto all’anno precedente. Stimiamo un nuovo massimo storico di 387 miliardi.
 

La ripresa del 2022

Come mostra l’Allianz Global Investors Dividend Study 2023, in numerosi Paesi europei nel 2022 si è registrato un incremento dei dividend yield (rapporto tra dividendo unitario e prezzo dell’azione, ndr), dopo la costante flessione negli anni precedenti anche a causa della pandemia che aveva costretto molte società, soprattutto finanziarie, a limitare la remunerazione degli azionisti. In Germania e Francia, ad esempio, il dividend yield è salito da circa il 2,25%, rispettivamente a circa il 3,5% e il 3%; in Italia e Spagna si è assistito a un rialzo da poco meno del 3% rispettivamente al 5% e al 4%. Ciò è riconducibile anche al generale calo delle quotazioni azionarie nel 2022. Nel Regno Unito il dividend yield è rimasto piuttosto stabile, appena sotto il 4%. In tutti i Paesi menzionati, tuttavia, il dividend yield si è mantenuto nettamente superiore ai rendimenti nominali delle obbligazioni governative a 10 anni.

Più stabilità ai portafogli

Hans-Jörg Naumer, head of capital market analysis e autore dello studio, evidenzia il contributo importante dei dividendi alla performance e alla stabilità dei portafogli azionari. «In molti casi i dividendi favoriscono la stabilità dei portafogli azionari, in particolare in anni come il 2022, caratterizzati da un andamento negativo delle quotazioni. In tali anni le distribuzioni di dividendi possono compensare almeno in parte, ma a volte anche in toto, le perdite sul fronte dei prezzi. Inoltre, in base ai nostri calcoli, la volatilità media delle azioni delle società che pagano dividendi risulta nettamente e sistematicamente inferiore a quella delle aziende che non effettuano distribuzioni. Per il mercato azionario europeo nel complesso parliamo di una differenza di più di 10 punti percentuali». 
 

Il contributo dei dividendi

Il contributo alla performance dei dividendi è particolarmente evidente in un’ottica di lungo periodo e in Europa, dove la cultura dei dividendi è tradizionalmente più radicata che in America settentrionale e in Asia. Nel periodo 1978-2022 in Europa i dividendi hanno rappresentato quasi il 35% dei rendimenti azionari totali. In America settentrionale e in Asia il dato si è attestato rispettivamente intorno al 26,5% e al 30,5%.
«Non sempre i dividendi riescono a resistere alle tempeste, pensiamo ad esempio a quanto accaduto durante la pandemia», aggiunge Naumer. «Tuttavia, spesso hanno un livello di affidabilità molto apprezzato, soprattutto in presenza di sconvolgimenti e instabilità. Pertanto, offrono un contributo rilevante alla performance complessiva degli investimenti azionari». (riproduzione riservata)