Def, Giorgetti: documento realistico, Superbonus mostro che ha distrutto la finanza pubblica
Def, Giorgetti: documento realistico, Superbonus mostro che ha distrutto la finanza pubblica
Il ministro dell’Economia interviene alla Camera nel giorno del voto sul Documento di economia e finanza e difende l’operato del governo: nonostante l’alto debito, abbiamo guadagnato la fiducia dei mercati

di Angelo Ciardullo 24/04/2024 12:04

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Il Def non è codardo ma semplicemente realistico. Giancarlo Giorgetti scende nell’arena parlamentare per difendere il Documento di economia e finanza nel giorno del voto alle Camere, in programma a meno di una settimana dal suo invio a Bruxelles. Avendo a disposizione un quadro di regole non ancora definite a livello europeo, spiega il titolare del Mef, «è forse opportuno e consigliabile l’attesa più che l’incertezza: il Def è semplicemente conforme al realismo che ha indotto la Commissione Ue a chiedere ai Paesi di presentare il documento in questa forma». E a chi contesta l’assenza del quadro programmatico risponde secco: «Chi lo vuole, lo trova».

Il «mostro» Superbonus

Entrando nel merito della polemica sul Superbonus, Giorgetti puntualizza: «I bonus edilizi non sono un elemento nuovo del nostro ordinamento: esistono almeno dal 1996 e hanno contribuito al rinnovamento del patrimonio edilizio italiano, oltre che alla crescita». «Nella misura totalmente abnorme e ingiustificata del 110% con lo sconto in fattura e la cessione del credito», sottolinea, «hanno invece creato un mostro che ha distrutto le condizioni della finanza pubblica in questi anni e nei prossimi a venire».

Rispetto alle polemiche delle opposizioni sul mancato finanziamento di altre voci come la sanità, il ministro dell’Economia aggiunge sarcastico: «Che bello sarebbe il Superbonus che fa schizzare il pil in alto, ma che brutto invece il Superbonus che crea il dilemma a chi deve prendere decisioni se mettere i soldi per coprirlo e limitare i trasferimenti a sanità, scuola e cultura: e purtroppo chi ha deciso questo tipo di politica, ha deciso di toglierli ad altri investimenti e alimentare il debito».

Debito

Sul debito Giorgetti non risparmia una stoccata velata all’ex premier Mario Draghi: «Non voglio entrare nel merito del dibattito tra debito buono e debito cattivo: se io faccio debito – spiega – nel mio bilancio devo remunerare con interessi la rendita, e se devo coprire interessi non ho soldi per finanziare altri tipi di spese assai più meritevoli». «Il debito che è stato creato, i famosi 150-200 miliardi – continua, interrotto dalle proteste che si alzano dai banchi delle opposizioni – è colpa del governo? È colpa del governo non essere preciso», ammette, pur specificando che «anche le istituzioni deputate alla sua contabilizzazione in sede nazionale e internazionale sono rimaste sorprese da questo mostro che abbiamo creato in modo inconsapevole e dalla difficoltà di registrarne esattamente il costo». 

Fiducia di popolo, Parlamento e mercati

In un momento molto complicato a livello globale, continua, «questo governo ha meritato la fiducia: la fiducia del popolo che, vedendo i risultati elettorali, mi sembra ci sia; quella del Parlamento, che mi sembra ci sia; e – in una democrazia parlamentare con un alto debito come la nostra – anche la fiducia dei mercati che sottoscrivono il debito pubblico italiano: anche questa l’abbiamo meritata».

Patto di Stabilità

Il Patto di Stabilità approvato dall’Europarlamento, prosegue Giorgetti, «è sicuramente un compromesso: non è la proposta italiana che il sottoscritto ha portato ripetutamente avanti in sede europea. L’opposizione, peraltro, non arrivava da governi pericolosamente sovranisti, ma da tutt’altra parte». «A noi sembrava coerente perché andava a premiare gli investimenti legati agli obiettivi strategici della Ue: in origine solo la transizione green e digitale e ora, grazie alle nostre richieste, anche la sicurezza. Per rispettarli avevamo chiesto che le regole di bilancio fossero coerenti al raggiungimento di quegli obiettivi: ahimè, non lo sono ma quando si è in 27 bisogna trovare un compromesso. Compromesso migliore delle regole che sarebbero tornate in vigore dal prossimo anno».

La crescita

«Certamente – conclude il ministro – questo Patto di Stabilità non risponde ai criteri di coloro che credono nel modello LSD: lassismo, sussidi e debito. Il modello che ha fatto grande questo Paese dal Dopoguerra passa attraverso sacrificio, investimento e lavoro: questo è il pensiero del ministro dell’Economia, questo è il pensiero del governo».

La risoluzione di maggioranza che impegna il governo «a presentare quanto prima il quadro programmatico nell’ambito del Piano fiscale e strutturale di medio periodo» è stata approvata dall’Aula di Montecitorio con 197 sì, 126 contrari e tre astenuti, e da quella di Palazzo Madama con 96 sì, 66 no e due astenuti. Il Def verrà inviato alle autorità europee entro il prossimo 30 aprile.

Le posizioni di Fitch e Banca d’Italia

Le considerazioni di Giorgetti arrivano in concomitanza con il nuovo report di Fitch, che il prossimo 3 maggio aggiornerà il giudizio sul merito di credito italiano attualmente fermo a BBB con outlook stabile. In un articolo diffuso nella mattinata di martedì 24 aprile, l’agenzia di rating statunitense sottolinea come «le richieste ampiamente superiori al previsto di incentivi fiscali sul Superbonus nel 2023 mettono il rapporto debito/pil dell’Italia su una traiettoria al rialzo» che assottiglia i margini di bilancio alimentando, di riflesso, le tensioni all’interno della maggioranza di governo. Contestualmente, anche Bankitalia lancia il suo monito a Palazzo Chigi: con una memoria depositata in commissione Finanze del Senato, via Nazionale invita il governo a eliminare il Superbonus «prima della sua naturale scadenza alla fine del prossimo anno» «se neppure le nuove restrizioni dovessero frenare l’accumularsi dei crediti». (riproduzione riservata)