Carlo De Benedetti: in questi 35 anni ha vinto internet e ha perso l’Onu
Carlo De Benedetti: in questi 35 anni ha vinto internet e ha perso l’Onu
L'indebolimento delle democrazie libere e i cambiamenti geopolitici post-Yalta, insieme alle rivoluzioni scientifiche e all'impatto di internet sulle nostre vite e industrie. Si discute dell'impatto futuro dell'intelligenza artificiale sul lavoro e sulla società, c’è la necessità di adeguare le infrastrutture politiche e istituzionali per affrontare i cambiamenti globali in corso.

di di Carlo De Benedetti 22/04/2024 02:53

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Mi viene gentilmente chiesto un intervento per i 35 anni del quotidiano MF-Milano Finanza e, poiché sul primo numero c’era un articolo che mi riguardava, così come c'era stato anni prima sul primo numero del settimanale Milano Finanza, convalido la tradizione. In questi 35 anni sono capitate infinite cose. Per semplicità ed essenzialità elenco alcune tra le più importanti: da un lato il progressivo indebolimento delle democrazie libere e il cambiamento geopolitico che ha portato alla distruzione della vecchia divisione di Yalta con la quale abbiamo, con alterne trepidazioni, convissuto fin dopo la Seconda Guerra Mondiale; dall’altro lato abbiamo avuto alcune straordinarie rivoluzioni scientifiche che si sono fortemente abbattute sulle nostre esistenze, dandoci più speranza di vita e più strumenti di leva che ci hanno consentito di accelerare il processo tecnologico che attraverso internet abbiamo cavalcato.

Rivoluzione tecnologica e cambiamenti geopolitici

Internet lo capiamo meglio oggi di quando abbiamo iniziato a usarlo: ha rivoluzionato profondamente il mondo e le attività di ricerca scientifica, le banche, lo sviluppo dei giochi, che ormai sono i grandi attori della rete. Penso che siano poche le lettere che ho scritto in questo periodo; ormai le e-mail con la loro precisione e puntualità hanno azzerato i tempi della comunicazione. Sul piano delle grandi industrie, abbiamo avuto il calo delle aziende trasformatrici e, quasi in contrapposizione all’incredibile sviluppo di internet, l’aumento del fattore «oil» nelle previsioni dei nostri cicli economici. Penso che il progresso in campo biomedico e quello nel campo delle applicazioni internet ci abbia portato a un modo più consapevole ma anche più capace di affrontare i problemi tradizionali in modo non tradizionale. Basti pensare alle funzioni dei droni, inesistenti trent’anni fa, che hanno rivoluzionato le guerre. Pur non essendo un tecnico, ho per natura e da sempre una fiducia assoluta nel progresso della tecnica e delle sue funzioni, che modificano in senso positivo il nostro vivere ma anche le nostre attività di piacere, rendendo la società più trasparente ed efficiente.

Impatti e prospettive dell'intelligenza artificiale

Oggi stiamo per cavalcare una nuova rivoluzione, quella dell’intelligenza artificiale, che avrà effetti certamente superiori a quelli di internet, con un’accentuazione delle nostre capacità di studio e di ricerca e con una velocità di integrazione senza precedenti di eventi passati nella realtà di oggi. Personalmente ritengo che l’ondata inarrestabile dell’introduzione dell’intelligenza artificiale modificherà in modo strutturale il mondo del lavoro, specialmente quello dei servizi d’ogni tipo, quello delle professioni, quello dei servizi pubblici. Tutto questo ci porterà a un futuro che, pur con il dislocamento di forze lavoro, renderà il lavoro stesso più veloce e intelligente. E sin qui tutto bene. Nel frattempo però si sono indebolite le strutture politiche che ci hanno retto felicemente in questi anni. Cominciamo con la geografia: per 70 anni gli equilibri geopolitici sono stati nel solco dell’accordo di Yalta. Oggi, dopo l’invasione russa della Crimea e dell’Ucraina, cambierà la geopolitica, partendo dallo sviluppo incredibile dei Paesi del Golfo che, avendo risorse infinite, possono permettersi di finanziare nuovi modi di abitare e di vivere. Ormai i Paesi governati da democrazie sono per popolazione l’assoluta minoranza del pianeta. Si sono imposte già in questi anni dittature in Cina, in Russia, in India, in Brasile e in alcuni Paesi africani. Ma in questo profondo rimescolamento di interessi e alleanze occorrerebbe un ordine supremo che oggi le Nazioni Unite non sono neanche lontanamente in grado di garantire. La tecnologia ci apre infinite pianure che ci consentiranno di lavorare meno e di vivere meglio, ma senza infrastrutture istituzionali e politiche occorrerà compensare e risolvere questa nuova tessitura di rapporti tra blocchi di Nazioni oggi totalmente mancanti. A mio avviso, è da lì che occorre partire, perché l’Onu non è in grado di svolgere questo compito, peraltro necessario per evitare che il grande dislocamento di potere economico e militare porti non solo a nuove alleanze ma anche a nuove guerre.

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