L'agenzia di rating Dbrs Morningstar ha fatto il punto della situazione sugli sviluppi del mercato italiano degli Npl. Tra il 2015 e il 2016, in seguito alla crisi del debito sovrano, il sistema bancario italiano era piuttosto appesantito dai crediti deteriorati e in sofferenza e le banche sono state forzate a liberarsi di questi asset.
Da quel momento c'è stata sicuramente una maggior trasparenza nei confronti dei crediti non performanti e delle misure da adottare in caso di aumento dell'esposizione. Il sistema bancario italiano non era in grado di adottare misure, implementate in paesi quali Irlanda e Spagna, dove è stata creata una società di asset management per acquistare e gestire l'esposizione verso tali crediti, ma ha creato uno schema di garanzia, la cosiddetta Gacs (replicata dalla Grecia).
Secondo Dbrs, nel sistema bancario italiano le esposizioni agli Npl probabilmente continueranno ad aumentare, ma saranno più basse del 2010.
Come si vede dal grafico, gli Npl totali hanno raggiunto il loro picco massimo nell'aprile 2017 ed erano composti per 145 miliardi di euro da esposizioni corporate e per 37,9 miliardi da esposizioni verso le famiglie. Alla vigilia della pandemia, quindi a marzo 2020, il totale di Npl si era ridotto a 70,9 miliardi, continuando il trend verso i 52,1 miliardi di aprile 2021, per poi riattestarsi a 71,2 miliardi a maggio di quest'anno. (riproduzione riservata)