Credit Suisse fa cadere le borse, ma c’è valore a Piazza Affari. Dove puntano i gestori
Credit Suisse fa cadere le borse, ma c’è valore a Piazza Affari. Dove puntano i gestori
L’incertezza sul salvataggio di Credit Suisse tiene sotto pressione i mercati, ancora sopra i minimi di settembre. Le banche italiane sono però ben capitalizzate e qualche gestore le tiene d’occhio

di di Elena Dal Maso 17/03/2023 22:00

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Il grande malato da curare, Credit Suisse, sta mettendo sotto pressione le borse europee. Il salvataggio è appena iniziato, con l’iniezione di liquidità fino a 50 miliardi di franchi da parte della Banca nazionale svizzera. Venerdì 17 marzo le borse erano partite bene, poi lo Eurostoxx 600 ha iniziato a perdere oltre l’1% mentre il titolo della banca elvetica cedeva fino all’11% (poi ha chiuso a -8%) a causa di notizie di continui deflussi da conti e prodotti gestiti. L’indice ha perso quasi il 6% da inizio mese, è ancora positivo da gennaio, messo sotto pressione dalla volatilità del sistema bancario e dalla paura di una qualche forma di contagio. Il livello 436 dell’indice europeo è ancora distante dai minimi di 382 toccati a settembre 2022 (+12,5%), ma al contempo distante anche dai massimi di 486 di gennaio dello scorso anno (-11,2%). Possibile che nell’era del rialzo dei tassi, con il costo del denaro ora al 3% in Eurozona, le banche debbano essere soggette a continue vendite nonostante i bilanci solidi?

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Puntare sulle banche più grandi

 Secondo Sebastiano Pirro, cio di Algebris Investments, le banche europee, a differenza di quelle Usa, «sono sottoposte alle stesse regole a prescindere dalla dimensione. Hanno tutte i medesimi obblighi regolamentari, stessa supervisione e stesso livello di trasparenza, ma soprattutto non hanno esenzioni come gli Stati Uniti. Il settore è solido e ben equipaggiato per affrontare un rallentamento dell’economia. Lo dicono i numeri». Infatti, aggiunge Pirro, il capitale regolamentare «è ai livelli più alti di sempre (si veda articolo a pag 8, ndr). Il livello di crediti deteriorati sul totale è passato da oltre il 20% del 2014 a circa il 2%, insieme al rallentamento della crescita dei prestiti negli ultimi anni. Una svolta senza precedenti che si aggiunge alle misure prese in epoca Covid». Infine, con i tassi in rialzo da livelli negativi «finalmente le banche hanno visto un miglioramento della profittabilità che aiuta a proteggere ulteriormente il bilancio in caso di perdite eccezionali», prosegue l’esperto.

Se quindi Algebris si aspetta un rallentamento dell’economia, pensa che «il settore sia ben posizionato per affrontarlo senza conseguenze negative. Il calo dei prezzi degli ultimi giorni è stato principalmente emotivo legato agli eventi negli Usa, che non hanno alcun collegamento con i fondamentali del settore bancario europeo. La vendita indiscriminata di titoli sia sull’azionario sia sull’obbligazionario presenta sicuramente opportunità, specialmente sui nomi di maggiori dimensioni: le banche sistemiche a livello nazionale e globale che sono maggiormente diversificate, profittevoli e capitalizzate», conclude Pirro.

Anche Fabio Caldato, partner di Olympia Wealth Management, concorda che «grande e bello potrebbe essere lo slogan per cercare solidità tra gli istituti finanziari italiani. Banalmente, dunque, Intesa Sanpaolo si candida tra quelle da selezionare». Caldato ritiene che, nel contesto attuale, si possa rimanere positivi «anche se vigili sul settore e che Mediobanca, per quanto ibrida e non una semplice banca commerciale, possa comunque risultare una scelta vincente nel medio periodo». Quanto a Credit Suisse, il gestore ritiene che le difficoltà ormai palesate della banca elvetica testimoniano una «situazione fragile, con ripercussioni sul settore e sull’economia: si imporrà prudenza e l’accesso al credito sarà ridotto». Caldato in questa storia intravvede un potenziale vincitore: «Julius Baer, banca quotata a Zurigo, verso la quale potrebbero arrivare flussi copiosi in uscita dalla rivale Credit Suisse».

Intesa e Mediobanca

Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, è sulla stessa linea: in questo momento di forti tensioni nel settore finanziario «sono da preferire le banche più grandi a quelle più piccole». Per quanto riguarda le opportunità d’acquisto, l’esperto consiglia «tanta cautela nelle scelte di investimento». Su Credit Suisse restano i principali timori. Il prestito «monstre fatto dalla Banca nazionale svizzera è una misura tampone di breve periodo. Tuttavia, i rischi rimangono elevati visto che il piano di risanamento portato avanti dal nuovo ceo non sembra aver prodotto i risultati desiderati in termini di redditività». Tenendo conto dei ratio patrimoniali e dei ratio di liquidità, Diodovich guarda a Intesa Sanpaolo e a Mediobanca. I due gruppi hanno dimostrato in queste ultime sessioni di riuscire a limitare i danni meglio rispetto ai propri peer.

Il settore bancario in Italia, interviene, Edoardo Fusco Femiano, fondatore Dld Capital Scf, «scambia in termini di price to book value intorno a 0,5 volte, a forte sconto: tuttavia, valori inferiori a uno sono stati una costante dal 2008 a oggi. In generale, le banche italiane hanno un buon profilo come investimenti value ma dobbiamo ricordare che su orizzonti di 3-5 anni, hanno rendimenti modesti in linea capitale», ragiona Fusco Femiano.

Fondi poco esposti a Credit Suisse

Roberto Rossignoli, portfolio manager di Moneyfarm, ritiene che Credit Suisse non fallirà per via della sua importanza sistemica, «fatto che non impedirebbe comunque un peggioramento dello scenario bancario se i deflussi di depositi continuassero». Attualmente la posizione più critica è quella degli investitori «che detengono bond di Credit Suisse, in particolare il subordinato emesso con un tasso del 10%». Oggi l’esposizione diretta a Credit Suisse nei fondi italiani è «marginale. Pesa meno dello 0,5% a livello di veicoli europei. Dal punto di vista obbligazionario l’esposizione è ancora più limitata, dal momento che gli avvenimenti degli ultimi anni hanno disincentivato le reti a distribuire Credit Suisse», conclude Rossignoli. (riproduzione riservata)