Così la Cina vuole mettere fine al predominio del dollaro. Pechino accelera con il progetto mBridge per spingere l’e-yuan
Così la Cina vuole mettere fine al predominio del dollaro. Pechino accelera con il progetto mBridge per spingere l’e-yuan
La Cina sta sviluppando mBridge, una piattaforma su blockchain all’interno della Bri dove scambiare valute digitali. La mossa apre la strada a un nuovo sistema indipendente dagli Usa, protetto da sanzioni e standard occidentali. Anche l’euro rischia di perdere terreno nelle transazioni

di Francesco Ninfole 26/07/2024 20:40

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L’evoluzione tecnologica in ambito valutario potrà generare benefici per le transazioni, rendendole meno costose e più veloci. Ma la blockchain potrà essere anche uno strumento per creare un sistema per gli scambi indipendente dal dollaro. In tal senso una delle maggiori sfide per il predominio della moneta Usa è legato a un progetto che sta prendendo forma all’interno della Bri, ma che ha come guida la banca centrale cinese. Si tratta di «mBridge», una piattaforma su blockchain dove si potranno scambiare valute digitali come gli e-yuan.


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Il passo dell’Arabia Saudita

Un passo decisivo è stato definito nei giorni scorsi: l’Arabia Saudita ha aderito a mBridge, unendosi ai promotori che hanno lanciato il progetto nel 2021 (Hong Kong, Thailandia ed Emirati Arabi, oltre alla Cina). Ciò vuol dire che al sistema parteciperà anche il maggior produttore di petrolio del mondo. Così mBridge ha anche raggiunto una fase più avanzata del progetto (nota come «minimum viable product»).

Non a caso Riad ha anche deciso, per la prima volta dal 1974, di non rinnovare l’accordo con cui si è impegnata per 50 anni a vendere greggio soltanto in dollari. La direzione che intende prendere l’Arabia Saudita è chiara: la Cina è diventata il principale acquirente del petrolio saudita, per un ammontare pari al 20% delle esportazioni totali. In un mondo sempre più frammentato a livello geopolitico, anche altri Paesi potrebbero preferire altre valute negli scambi, a maggior ragione se la tecnologia offrirà strumenti più efficienti di quelli tradizionali.

I rischi per dollaro ed euro

Quale sarà in dettaglio la novità di mBridge e in quale modo sarà un pericolo per il dollaro? Per capirlo bisogna partire da come avvengono ora le transazioni cross-border. Oggi sono basate sul dollaro perché è la moneta più liquida, stabile e sicura, dato che è quella del Paese egemone. Perciò un’enorme quantità di scambi, anche tra Stati che non hanno nulla a che fare con gli Usa, sono realizzati attraverso «correspondent bank», ovvero banche americane o con licenza ad operare negli Stati Uniti, vigilate dalle autorità Usa.

Il predominio del dollaro dà molti vantaggi a Washington. Innanzitutto permette di trovare sempre acquirenti del debito americano, anche quando ci sono ingenti deficit (come nella fase attuale). Inoltre gli Usa hanno un grande potere per la possibilità di sanzionare banche di tutto il mondo escludendole di fatto dagli scambi internazionali (bloccando anche il sistema di messaggistica Swift).

Le sanzioni alla Russia, così come il congelamento degli asset della banca centrale russa, ha però messo in allerta molti Paesi che temono ritorsioni dagli Usa e perciò sono alla ricerca di alternative al dollaro. Un processo complicato perché nessuna valuta garantisce la stessa stabilità. Nel breve termine non appare in discussione il primato della moneta Usa che tuttavia rischia di perdere terreno negli scambi.

Il progetto mBridge

In questo quadro si inserisce mBridge. Il progetto riguarda una piattaforma comune di più valute digitali condivisa tra banche e banche centrali, costruita sulla tecnologia Dlt (Distributed Ledger Technology) per consentire pagamenti e regolamenti transfrontalieri istantanei. Il progetto, secondo la Bri, ha l’obiettivo di affrontare alcune delle principali inefficienze dei pagamenti transfrontalieri, tra cui i costi elevati, la bassa velocità e le complessità operative. Inoltre vuole risolvere i problemi di inclusione finanziaria nelle aree in cui il correspondent banking è poco presente.

Le conseguenze però potrebbero andare ben al di là di questi obiettivi. In futuro, per esempio, la Cina potrebbe comprare petrolio dall’Arabia Saudita in e-yuan utilizzando mBridge. L’Arabia Saudita potrebbe poi usare gli stessi e-yuan per comprare prodotti cinesi. A differenza di quanto avvenuto finora, neppure un dollaro sarebbe utilizzato nelle transazioni. Nessuna corrispondent bank americana o europea sarebbe coinvolta. Il sistema consentirebbe un settlement immediato, senza bisogno di procedure bancarie e di intermediari.

La questione geopolitica

La questione geopolitica è ancora più evidente se si considera che la Cina è stata il motore del progetto della Bri. Pechino ha così approfondito una tecnologia che, se vorrà, potrà replicare anche al di fuori della Banca dei Regolamenti Internazionali. La Cina ha gli strumenti per creare con la blockchain un sistema finanziario alternativo che non sarebbe toccato da sanzioni Usa e che non sarebbe obbligato a rispettare gli standard internazionali definiti in decine di anni, come quelli relativi ad antiriciclaggio e antiterrorismo.

Il quadro non è di certo rassicurante per l’area euro. Alcuni Paesi (anche alle porte o dentro l’Ue) potrebbero guardare con maggiore interesse alle relazioni commerciali con Pechino usando la moneta cinese. Il renminbi ha già raggiunto l’euro nelle fatturazioni e nella finanza commerciale a livello globale.


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