Cinque miliardi investiti in Italia in due anni. Ecco tutti i numeri del gruppo Ion di Andrea Pignataro
Cinque miliardi investiti in Italia in due anni. Ecco tutti i numeri del gruppo Ion di Andrea Pignataro
Negli ultimi anni Ion ha messo a segno l’acquisto di Cedacri e Cerved e gli investimenti in Illimity e Mps. A livello globale i ricavi raggiungono 3,2 miliardi e l’ebitda 2 miliardi. Prelios potrebbe essere la prossima preda 

di di Luca Gualtieri 17/03/2023 21:00

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Se la palla andrà in buca, potrebbe essere una delle maggiori operazioni di m&a dell’anno sul mercato italiano. Da mesi Ion Group sta lavorando all’acquisto di Prelios, la società milanese controllata dal fondo Davidson Kempner e presieduta da Fabrizio Palenzona. In tempi relativamente brevi la trattativa potrebbe arrivare a un punto di svolta. In ogni caso, quale che sia l’esito della partita, le risorse investite sinora da Ion in Italia sono consistenti.

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Gli investimenti in Italia

Negli ultimi anni il gruppo londinese fondato da Andrea Pignataro ha messo sul piatto circa 5 miliardi di cui 4,7 miliardi per una campagna acquisti che ha messo nel mirino prima Cedacri (servizi di outsourcing per il settore bancario) poi Cerved (credit information e credit management) quindi List (software per il settore finanziario). Senza dimenticare l’ingresso nell’azionariato di Illimity, la banca digitale di Corrado Passera (9,99%), e del Montepaschi nel corso dell’ultimo aumento di capitale da 2,5 miliardi (2%) e l’interessamento per la Cassa di risparmio di Volterra. Complessivamente Ion ha impegnato in Italia quasi un terzo delle risorse investite dal 2005 a oggi e qui dà lavoro a circa 6.000 dipendenti, 500 dei quali sono stati assunti sotto la nuova gestione.

La strategia di Ion

Per comprendere meglio le scelte di Pignataro in Italia, occorre analizzare la strategia del gruppo. Ion oggi ha complessivamente 40 mila clienti, ricavi per 3,2 miliardi (con un cagr del 35% rispetto al 2005), 2 miliardi di ebitda e 1,8 miliardi di cash flow quasi totalmente investito in crescita. La leva è pari a cinque volte l’ebitda. Se la struttura finanziaria è quella di un private equity, l’approccio industriale è però molto diverso. Ion opera con un orizzonte di investimento di lungo termine: entra nelle società e non esce senza una necessità strategica.

Investimenti solo di lungo periodo

Questo perché l’ambito in cui il gruppo lavora, quello cioè della digitalizzazione e dell’automazione applicate alla finanza, richiede trasformazioni graduali che poco si prestano a un approccio speculativo di breve termine. «Non puoi fare cambiamenti duraturi se non vai in profondità», è una delle parole ordine. E ancora: «l’azienda deve disimparare per poter imparare di nuovo e per farlo è necessario che metta in discussione tutto quello che ha fatto fino a quel momento». Alla luce di questa filosofia, è facile capire perchè tutte le 32 acquisizioni fatte da Ion negli ultimi 18 anni sono ancora in portafoglio.

La struttura di Ion

La vocazione più industriale che finanziaria è rispecchiata dall’architettura del gruppo. Ci sono pertanto cinque divisioni: Ion Markets (piattaforma per il trading delle grandi banche del mondo, la prima struttura nata), Ion Corporates (che segue i software per tesoreria e gestione delle commodities), Ion Analytics (provider di data e intelligence per i capital markets) e, per l’appunto, le due acquisizioni italiane cioè Cedacri (fulcro di una divisione core banking) e Cerved (credit information e credit management).

Il lavoro su Cedacri

Cedacri, comprata da Ion nel 2021 per una valutazione di 1,5 miliardi, è una società con circa duemila dipendenti specializzata in outsourcing informatico per il settore bancario. Oggi ha 2,8 milioni di clienti in mille comuni italiani e rappresenta il sistema informativo di circa 50 banche piccole e medie e di un paio molto grandi (Deutsche Bank e Mediolanum). Dopo essere subentrato alla precedente proprietà Ion ha avviato una trasformazione profonda, spiega una fonte, potenziando la stabilità e la sicurezza dell’infrastruttura tecnologica, migliorando il servizio offerto alle banche clienti, dimezzando i tempi di sviluppo di progetti specifici e ripensando l’intera infrastruttura. Il risultato è che dal 2021 al 2022 gli incidenti a priorità più alta sono calati del 74% e quelli di moderata entità del 51%. «Si tratta di indicatori che testimoniano un forte miglioramento della stabilità e della sicurezza dei sistemi», spiega sempre una fonte. Non solo. Negli anni scorsi Cedacri (controllata oggi da Ion e partecipata con quota inferiore al 10% da Fsi di Maurizio Tamagnini, mentre Jp Morgan, Goldman Sachs e Unicredit hanno quote in pegno) era finita sotto la lente della Banca d’Italia che, al termine di un’ispezione, aveva sollevato rilievi sia alle banche che a Cedacri. Nel corso del 2022 però, si fa sapere, il 94% di quei rilievi sono stati risolti. Ion ha rafforzato anche l’organico con 180 nuove assunzioni di cui la metà di genere femminile. Tra questi ci sono 12 nuovi top manager di alto profilo tra cui l’ex Unicredit Paolo Chiaverini da Unicredit, l’ex cfo di Borsa Italiana Lorenzo Guasco e l’ex Paypal Angelo Meregalli. Alla presidenza c’è Luca Peyrano, ex responsabile dei mercati pmi di Borsa Italiana.

La rivoluzione in Cerved

Una trasformazione altrettanto intensa ha interessato Cerved, comprata nel 2021 con un’opa da 1,85 miliardi. Il gruppo milanese guidato da Andrea Mignanelli serve oggi la totalità delle banche italiane e oltre 20 mila imprese, con 40 miliardi di crediti in gestione. Dall’ingresso del nuovo azionista (che è affiancato sempre con una quota inferiore al 10% da Fsi, mentre Jp Morgan, Deutsche Bank, Goldman e Unicredit hanno quote in pegno) è stato definito un nuovo piano strategico che, pur ponendosi in continuità con la traiettoria seguita negli ultimi anni, ha introdotto molti elementi di novità a partire da una nuova architettura per i prodotti e da una revisione profonda dei sistemi operativi. Nel frattempo la crescita è avvenuta anche per linee esterne con quattro nuove acquisizioni. Il gruppo ha inoltre fatto 300 nuove assunzioni nelle aree di competenza strategiche e il 47% di queste sono di genere femminile. L’attenzione di Ion per il capitale umano e per la formazione è testimoniato anche da altre iniziative. A breve sarà avviato alla Bocconi di Milano un Ion Finance Management Lab focalizzato sull’utilizzo dei dati, un business che sinora si è rivelato fruttuoso per Pignataro. (riproduzione riservata)