Calcio, la Uefa rinvia il recovery fund da 6 miliardi per i club
Calcio, la Uefa rinvia il recovery fund da 6 miliardi per i club
Il progetto è sospeso a causa delle turbolenze sui mercati finanziari e di alcuni nodi gestionali. C'è il rischio di conflitti di interesse fra gestione sportiva e finanziaria

di Francesco Bertolino 18/05/2022 11:10

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La Uefa rinvia il recovery fund da 6 miliardi per il calcio europeo. Secondo indiscrezioni, l'ente di Nyon ha sospeso il piano di raccolta delle risorse che avrebbe poi dovuto distribuire fra i club sotto forma di prestiti a tassi agevolati. Circa un anno fa la banca americana Citi aveva ricevuto mandato di sondare il mercato per l'emissione di uno o più bond necessari a costituire il fondo che avrebbe dovuto aiutare le società più indebitate ad avviare un percorso di risanamento dopo la crisi pandemica. 

Le turbolenze sui mercati

Sulla sospensione del piano hanno certo pesato le attuali turbolenze finanziarie. La grande incertezza sui mercati obbligazionari potrebbe aver spinto la Uefa a rimandare l'emissione dei bond in attesa di condizioni di finanziamento più favorevoli e sostenibili per i destinatari finali, i club. D'altra parte, in un primo momento, l'ente di Nyon aveva pensato di raccogliere le risorse da un fondo di investimento, l'inglese (ma dai capitali mediorientali) Centricus, e non è da escludere che l'idea possa tornare d'attualità.

Il nodo governance

L'ostacolo principale all'emissione appare però relativo alla gestione delle risorse. La Uefa ha già una doppia veste di regolatore e organizzatore delle competizioni europee, Champions League su tutte. Se dovesse assumere anche il ruolo di creditore nei confronti dei club, si troverebbe in una posizione ancor più dominante, esponendosi ancor di più alle critiche dei grandi club promotori della Superlega (Juventus, Real Madrid e Barcellona).

Le alternative allo studio

Di conseguenza, l'Uefa sta ragionando su assetti alternativi di governance. Potrebbe per esempio affidare la ripartizione del fondo a un board indipendente oppure a una joint-venture con un'altra istituzione da individuare probabilmente nell'Eca, l'associazione dei club europei presieduta dal proprietario del Paris Saint-Germain, Nasser Al-Khelaifi.

La crisi del calcio europeo

La crisi pandemica ha ridotto i ricavi operativi e le plusvalenze da calciomercato dei club che a fronte di una struttura di costi rigidi hanno accumulato perdite per oltre 7 miliardi. Il calcio europeo è così finito sull'orlo del baratro. Da qui la decisione dell'Uefa di approvare una riforma del Financial Fair Play che a partire dalla stagione 2024/2025 imporrà ai club di non sforare per le spese il tetto del 70% dei ricavi. Nella stessa ottica la Figc ha deciso di inserire il rapporto fra attività e passività correnti fra i requisiti di iscrizione al prossimo campionato, una norma aspramente contestata dalla Serie A. (riproduzione riservata)

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