Buy-now-pay-later, senza più tassi a zero il settore è in crisi
Buy-now-pay-later, senza più tassi a zero il settore è in crisi
Per anni le fintech dei pagamenti dilazionati hanno fatto leva su un costo dei prestiti nullo. Ma ora i consumatori fanno a meno del servizio per non pagarlo caro. E a valutazioni più basse può proliferare l’m&a

di di Marco Capponi 30/01/2023 20:00

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Tempi duri per il buy-now-pay-later, il modello di pagamento dilazionato che nel 2021 ha superato in Italia i 12 miliardi di euro di transato (+47% annuo, dati Compass) ma che ora potrebbe essere una delle vittime dell’aumento dei tassi di interesse decretato da Fed e Bce.

Coi tassi al rialzo conviene ancora?

Una recente analisi del New York Times spiega la crisi del settore partendo da un assunto: il buy-now-pay-later (Bnpl) era proiettato a costituire l’8,5% di tutte le transazioni e-commerce degli americani entro il 2025 facendo affidamento su prestiti di denaro che i provider offrivano gratis o a bassissimo prezzo ai consumatori. Ebbene, con l’aumento del costo del denaro imposto dalle banche centrali per affrontare la spirale inflattiva in atto dallo scorso anno, questi prestiti quasi gratuiti hanno visto il loro costo lievitare. Morale: scaricare tali costi sugli utenti diventa sempre più complesso, perché ben pochi clienti sono disposti a pagare un prezzo extra troppo elevato per un servizio che, in fin dei conti, non è poi considerato come indispensabile.

Il flop di Klarna

Alcuni esempi possono aiutare a capire le difficoltà in cui versa il settore: Goldman Sachs ha speso 2,2 miliardi di dollari per comprare GreenSky, pioniere del Bnpl che nel 2022, nonostante abbia mostrato un fatturato in crescita, ha portato alla banca una perdita da 1,66 miliardi. Ben più celebre il caso di Klarna, la startup svedese dei pagamenti dilazionati che è dapprima diventata il più grande unicorno europeo, quasi 46 miliardi di dollari di valutazione, per poi vedere questo valore piombare sotto i 7 miliardi lo scorso anno.

Analisti più tiepidi

Un altro recente caso che ha avuto una certa eco è stato quello di Affirm, società quotata al Nasdaq che dal picco massimo di novembre 2021 ha perso il 90% del suo valore, ed è stata recentemente declassata a hold (giudizio neutrale) dagli analisti di Bank of America, che hanno fatto notare come i prestiti a interesse zero della fintech siano scesi dal 43% del 2021 al 36% dell’ultimo trimestre: dati che rendono l’offerta di Bnpl del gruppo sempre meno appetibile per i consumatori.

Tempo di m&a?

Al contempo, la momentanea crisi del settore potrebbe trasformare le società dei prestiti dilazionati in prede per grandi banche o fondi di private equity e venture capital. Mediobanca, molto attiva nel settore, lo scorso autunno ha comprato, tramite la controllata Compass, la fintech Soisy e il 19,5% della svizzera HeidiPay, entrambe attive nel Bnpl. (riproduzione riservata)