Brera Calcio partenza in rosso al Nasdaq: il titolo scivola da 5 a 3 dollari in due sedute
Brera Calcio partenza in rosso al Nasdaq: il titolo scivola da 5 a 3 dollari in due sedute
Debutto difficile sul listino americano per la “terza squadra di Milano”. La capogruppo Brera Holdings è scesa del 40% rispetto al prezzo di quotazione, attestandosi poco sopra i 30 milioni di capitalizzazione. Elevato il numero di scambi

di Francesco Bertolino 30/01/2023 19:05

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Il Nasdaq si sta rivelando un campo difficile per il Brera Calcio. In due giornate di borsa la controllante Brera Holdings è andata sotto del 40%, attestandosi a una capitalizzazione di poco sopra ai 30 milioni di dollari. Alle ore 19:30, a scambi ancora aperti, l’azione della capogruppo tratta a poco più di 3 dollari, in deciso calo rispetto al prezzo di ipo (5 dollari). Il recupero è tuttavia ancora possibile, stante l’elevata volatilità che ha caratterizzato gli esordi a New York dell’autoproclamata “terza squadra di Milano”. Già nella giornata del debutto, venerdì 27 gennaio, Brera Holdings è stata infatti artefice di una rimonta prodigiosa: l’azione ha chiuso a 4,9 dollari, dopo aver toccato un minimo di 3,7 e un massimo di 5,4 dollari. I volumi di scambio sono del resto elevati: a metà della seduta del 30 gennaio sono passati di mano oltre 321 mila pezzi. 

L’ipo di Brera Holdings

Brera Holdings è approdata a Wall Street venerdì 27 gennaio. La società ha collocato 1,5 milioni di azioni a un prezzo di 5 dollari, raccogliendo quindi 7,5 milioni di dollari. La struttura dell'ipo ha previsto due classi di azioni che riconoscono ai fondatori oltre il 90% dei diritti di voto. Ai sottoscrittori dell’ipo sono state assegnate azioni ordinarie di tipo B. La stessa categoria di titoli è stata consegnata ad alcuni azionisti della holding, che a differenza dei possessori di titoli speciali di tipo “A”, potranno vendere sul mercato pacchetti azionari sin dal primo giorno di quotazione. Fra i soci di Brera Holdings figurano il fondatore e responsabile delle strategie Alessandro Aleotti, il proprietario di Swg, Adrio De Carolis, il giornalista Christian Rocca, il calciatore macedone Goran Pandev e Christopher Gardner, il senzatetto diventato miliardario immortalato in La Ricerca della Felicità.

I piani della capogruppo

I proventi della quotazione andranno a finanziare soprattutto la campagna acquisti. Non di giocatori, ma di altri club che confluiranno nel gruppo di diritto irlandese Brera Holdings che nei primi sei mesi del 2022 ha registrato 131 mila euro di ricavi e 95 mila euro di perdite. Il gruppo guidato da Sergio Scalpelli punta a crescere rapidamente di dimensione. Stando al prospetto di ipo depositato, la holding di Dublino ha già intavolato trattative per comprare un club di “Serie A” in Macedonia del Nord e uno di “Serie B” in Mozambico. Il gruppo vrebbe inoltre avviato discussioni per ottenere la gestione per cinque anni di una società di terza divisione in Argentina, Paese che pone restrizioni alle proprietà straniere nel calcio. Qualora il negoziato dovesse andare in porto, la società macedone e quella africana dovrebbero anteporre al loro nome la dicitura «Brera», al fine di rendere globale la fama del quartiere di Milano, della terza squadra della città e del marchio associato. La squadra argentina dovrebbe invece mantenere il proprio nome, trattandosi di club già noto e con uno stadio dalla capienza di 35 mila persone.

L’obiettivo della strategia m&a

Perché creare un conglomerato di club sparsi fra Italia, Macedonia del Nord, Africa, Sudamerica e potenzialmente Est Europa? Nel documento di quotazione, Brera Holdings cita fra gli obiettivi l’accesso alle competizione Uefa e ai conseguenti cospicui ricavi. Il Brera Calcio ambisce a sfidare Inter e Milan per la Champions League? Non proprio. La terza squadra di Milano sarà impegnata in progetti di impronta sociale, fornirà consulenza agli altri club controllati, punterà a espandere il bacino di tifosi e simpatizzanti in tutto il mondo. Il gruppo non prevede perciò che il Brera FC diventi «l’attività calcistica primaria». Detto altrimenti, resterà tuttavia un club di livello amatoriale o poco più.

L’obiettivo Uefa

La competizione ad alti livelli nel calcio italiano richiederebbe spese enormi, ben al di sopra dei 7,5 milioni raccolti nella quotazione al Nasdaq. Come dimostrano le recenti vicende di molti club di Serie A, poi, si tratterebbe di un investimento dal ritorno incerto. Brera Holdings intende invece puntare sui club di campionati minori, quale quello oggetto di negoziato in Macedonia del Nord. Il costo per portare queste società ad alto livello nei tornei nazionali è basso e, una volta raggiunto, consente di accedere alle qualificazioni ai tornei europei. La sola partecipazione alle eliminatorie Uefa garantisce premi che vanno da 150 mila euro a 5 milioni, mentre un eventuale accesso alla fase finale farebbe schizzare i rendimenti del conglomerato calcistico milanese. Nell’ultima stagione, per esempio, l’accesso ai gruppi è valso 15,6 milioni per la Champions, 3,6 milioni per l’Europa League e 2,9 milioni per la Conference League. I club sparsi in Africa, Argentina e altri Paesi extraeuropei potrebbero invece fornire talenti ad altre squadre del gruppo o essere ceduti ad altre società, generando plusvalenze. (riproduzione riservata)