Bond, la grande abbuffata: 26 titoli societari per sfruttare lo storico rally prima del taglio dei tassi
Bond, la grande abbuffata: 26 titoli societari per sfruttare lo storico rally prima del taglio dei tassi
Dopo il più veloce rally dal crack di Lehman Brothers, conviene ancora puntare sulle obbligazioni? L’inflazione in calo fa correre i prezzi dei titoli sul mercato. E anche in caso di recessione, spiegano gli esperti…

di di Elena Dal Maso 01/12/2023 20:00

Ftse Mib
33.812,44 8.01.30

+0,12%

Dax 30
18.417,55 23.50.31

+0,65%

Dow Jones
40.589,34 14.38.26

+1,64%

Nasdaq
17.357,88 23.50.31

+1,03%

Euro/Dollaro
1,0859 23.00.33

-0,05%

Spread
136,43 17.29.58

+0,06

Come su un ottovolante, le obbligazioni hanno registrato picchi di rendimento negli ultimi mesi, a ottobre il T bond Usa e il Btp decennale si facevano concorrenza nella corsa al 5%. Però i prezzi, nel frattempo, scendevano, muovendosi in direzione opposta ai rendimenti. Con gli ultimi dati sull’inflazione in calo, soprattutto in Italia, +0,8% a novembre e la prospettiva che la tendenza si concretizzi a inizio 2024 inducendo Fed e Bce a tagliare finalmente i tassi, i titoli di debito hanno iniziato un rally che non si vedeva dal crack di Lehman Brothers. E oggi il Treasury a 10 anni rende il 4,31% e il Btp il 4,17%. Sono le due emissioni di riferimento per capire come si muove il mercato del reddito fisso.

Ora la prima domanda è: il rally dei prezzi continuerà visto che se i mercati si aspettano un calo del costo del denaro i bond già in circolazione, che rendono meglio, diventano più appetibili? La seconda: su quali settori puntare? Milano Finanza ha elaborato una tabella, con l’aiuto di esperti, che riporta 26 titoli per retail, taglio da 1.000 euro e rendimento a scadenza lordo dal 3% al 6%. Sono stati emessi da grandi gruppi societari italiani ed europei in euro. Possono rappresentare uno spunto di diversificazione in portafoglio rispetto ai titoli di Stato, sulla plusvalenza si paga il 26% di tasse contro il 12,5% dei Btp. Se comprati sotto il prezzo di emissione e portati a scadenza si incassa la cedola e la differenza positiva fra il prezzo di acquisto e quello di vendita.

La grande abbuffata

Milano Finanza ha chiesto poi ad un gruppo di esperti se vale la pena inserire oggi debito societario in portafoglio. Secondo Giacomo Alessi, analista di Finint Private Bank, «il mercato obbligazionario sta performando decisamente bene considerando la bassa rischiosità dell’asset class. Il movimento di stretta dei tassi parte dalle decisioni delle principali banche centrali di non continuare la fase di rialzo del costo del denaro e della conseguente fine di scelte di restringimento economico. L’inflazione che ha destabilizzato i mercati e l’economia reale negli ultimi due anni è finalmente rientrata sui livelli pronosticati, anzi, gli ultimi dati mostrano un rallentamento superiore alle attese. Il sentore è che il peggio sia passato e che nei prossimi mesi ne avremo la conferma». Ed ecco perché, secondo Alessi, «non è troppo tardi per partecipare all’abbuffata di bond, i titoli hanno ancora un rendimento soddisfacente e nel prossimo futuro si potrebbe tornare a un regime di tassi irrisori vista la scarsa crescita europea».

Solo Investment Grade

Nonostante il recupero delle ultime settimane, interviene Giuseppe Patara, Senior Portfolio Manager di Pictet WM, «i rendimenti obbligazionari restano interessanti e offrono un ottimo punto di ingresso per ridurre la liquidità e gli investimenti a brevissimo termine. Come allocazione, preferiamo emissioni societarie di rating alto (saldamente Investment Grade) in particolare sulle scadenze tra 3 e 7 anni, dove l’extra rendimento rispetto alle obbligazioni governative potrà compensare eventuali fasi di maggiore volatilità che potremmo vedere nel 2024 a fronte del rallentamento economico in corso». Se guardiamo ai fondamentali delle aziende oggi, prosegue Patara, «solo quelle di alta qualità saranno in grado di rifinanziare il proprio debito nei prossimi trimestri senza mettere sotto stress i bilanci. Molti emittenti del segmento high yield invece, hanno beneficiato dei tassi straordinariamente bassi degli ultimi anni ma saranno costretti a tornare sul mercato per rifinanziarsi nel 2024 e 2025 e ad un livello di tassi particolarmente penalizzanti. Per questo all’interno del debito societario preferiamo gli emittenti di livello Investment Grade e in generale quelli che sono solidi generatori di flussi di cassa».

Settori in e out

A livello settoriale, Pictet preferisce i settori quelli meno ciclici, come utilities e telecom, mentre resta «selettivamente investita sul settore bancario e industriale. Resta da evitare l’immobiliare in generale, l’automotive e alcuni ambiti industriali come i chimici», conclude Patara. Anche Francesco Castelli, responsabile obbligazionario di Banor, è cauto sui titoli high yield (alto rendimento, alto rischio) su cui «raccomandiamo una crescente attenzione a livello di singolo emittente ma anche misure di contenimento del rischio volatilità (preferenza per rating più elevati e duration più corta)». Questo perché «il ciclo dei default si sta muovendo in area di pericolo sia in Usa che in Europa, dato che la politica monetaria restrittiva mette le società alle corde. Si tratta di un aumento dei tassi senza precedenti: stimiamo che chi si rifinanzierà il prossimo anno, vedrà il costo del proprio indebitamento quasi triplicare». E questo finirà per impattare «il mercato High Yield. Non pensiamo a un evento catastrofico: non tutti gli emittenti falliranno. In molti casi, ci saranno ottime opportunità di investimento a tassi decisamente attraenti: molti emittenti hanno visto i margini espandersi in questi anni di alta inflazione. Puntiamo su queste società di alta qualità».

In termini di opportunità sul mercato obbligazionario, a Banor sembrano interessanti le emissioni nel settore bancario subordinato. «Il rallentamento economico potrebbe incidere sui corsi azionari delle banche ma riteniamo che il settore corporate sia ben supportato dalla base di capitale, molto migliorata nell'ultimo decennio.

Banor sta guardando con molto interesse al settore immobiliare: «si vedranno sicuramente delle ristrutturazioni (Adler, Signa) ma gli emittenti più solidi forniranno agli obbligazionisti ottime opportunità di rendimento, supportate dalla garanzia di un ampio portafoglio immobiliare», conclude Castelli.

Quale recessione?

Peter Becker, Investment Director di Capital Group, distingue fra i due scenari principali che ora si aprono: «se le banche centrali centreranno il soft landing, significa che la politica era stata fissata al livello corretto. I tassi potrebbero rimanere elevati e gli investitori obbligazionari continueranno a beneficiare di un buon livello di carry». In caso di vera recessione, «gli obbligazionisti continuerebbero a beneficiare di un carry iniziale elevato e della potenziale decisione delle banche centrali di tagliare i tassi per stimolare la crescita economica. Una decisione del genere favorirebbe le obbligazioni, in particolare la componente di qualità elevata del mercato», conclude Becker.

Bond fino al 2025

Karsten Junius, Chief Economist di J. Safra Sarasin, ha una visione positiva sul reddito fisso fino al 2025, prevede un «calo dei rendimenti obbligazionari nei prossimi 6-12 mesi» e preferisce bond Investment Grade con scadenze intermedie. «Gli spread di credito rimangono al di sotto delle mediane storiche. Pertanto, non prezzano un rallentamento economico significativo». Dal momento che gli spread di credito delle obbligazioni Investment Grade e High Yield sono entrambi al di sotto delle mediane storiche, «non riflettono il rischio di un sostanziale rallentamento economico, per non parlare di una recessione».(riproduzione riservata)