Le 400 pagine del rapporto firmato da Mario Draghi su come accelerare la competitività dell’Unione europea, stretta fra i giganti di Cina e Usa, si focalizzano su tre aree: difesa, energia e tecnologia. E, secondo analisti e gestori interpellati da MF-Milano Finanza, la sua attuazione può far scattare a Piazza Affari alcune società a media e grande capitalizzazione. Intanto l’indice Ftse Mib, da inizio 2024, nonostante accelerazioni e frenate, è salito di oltre il 10%.
Difesa, energia e utilities
Il documento The Future of European Competitiveness, delineato da Mario Draghi, secondo Gabriel Debach, market analyst di eToro, «propone una strategia mirata a rafforzare la competitività europea attraverso innovazione, decarbonizzazione e riduzione delle dipendenze esterne, con un piano ambizioso da 800 miliardi di euro all’anno». Tuttavia alcune nazioni hanno già espresso riserve in merito, l’area del Centro-Nord Europa, a partire dalla Germania, è storicamente più refrattaria ad alzare gli investimenti e quindi il debito comune. Dopo l’uscita del rapporto, il FT ha pubblicato l’indiscrezione secondo cui a Bruxelles si starebbe ipotizzando un allungamento dei 350 miliardi di bond emessi dall’Ue all’epoca del Covid, durante la quale Berlino & co si fecero rassicurare che una tale emissione doveva restare un’una tantum. Ma un allungamento del debito Ue permetterebbe di poter investire proprio sulle macro aree individuate da Draghi nel suo mega rapporto.
Debach ritiene che «il settore della difesa possa trarre notevoli vantaggi, il piano sulla competitività europea pone una forte enfasi sul rafforzamento delle capacità industriali nel settore, evidenziando la necessità di superare la frammentazione nazionale e affrontare una serie di sfide che potrebbero favorire aziende come Leonardo e il comparto difensivo in generale».
Per quanto riguarda la decarbonizzazione, le nuove esigenze legate alla transizione energetica «potrebbero offrire opportunità significative per le utilities. Titoli come Enel, Erg e Snam potrebbero beneficiare di queste dinamiche. Snam, insieme a Eni, ha inaugurato il primo impianto italiano per la cattura e lo stoccaggio permanente di anidride carbonica, segnando un passo avanti verso la sostenibilità», riprende l’analista.
In questo contesto le parole di Claudio Descalzi, ceo di Eni, suonano particolarmente rilevanti per l’analista: «La transizione energetica è irreversibile, ma sarà sostenibile solo se consentirà rendimenti che attraggano capitale privato».
Osservando i movimenti del Ftse Mib durante l'intervento di Draghi, Debach ha notato che i titoli delle utilities, come Erg e Hera, hanno registrato una reazione positiva. «Anche Buzzi, attivo nel settore delle infrastrutture, ha tratto beneficio dal contesto. Al contrario, StM, pur essendo tra i leader nel settore tecnologico, non ha mostrato un impatto significativo», conclude Debach.
Green, automotive
Il rapporto di Draghi che punta sul rilancio della competitività dell’Ue, è di fatto, un rapporto che punta su settori che risultano essere indietro rispetto al resto del mondo, nota David Pascucci, market analyst di Xtb Nel rapporto si parla di innovazione, «quindi investimenti in ricerca e sviluppo, promozione dell’eccellenza accademica e soprattutto il colmare la distanza che c’é con Usa e Cina».
Secondo Pascucci un punto interessante sul rapporto Draghi che é quello che riguarda le startup. «La creazione e la nascita di aziende definite Unicorno, quelle da 1 miliardo di valore, é inferiore rispetto a Cina e Usa, l’Europa deve puntare sulla nascita di nuove aziende, nuove startup ed é proprio il comparto delle aziende a bassa capitalizzazione quello che sembra essere quello su cui puntare nei prossimi anni».
I settori più promettenti sono quelli relativi all’innovazione, «quindi il comparto tecnologico legato allo sviluppo dell’IA, accanto alla sicurezza, sia informatica che militare, settori su cui ricerca e sviluppo hanno un ruolo determinante in termini competitivi. Per quanto riguarda la transizione green, il settore energetico e quello automotive potrebbero essere interessanti».
Anche se non si tratta di comparto a bassa capitalizzazione, Pascucci ritiene che «StMicroelectronics potrebbe essere al centro del tema innovazione, faro del settore dei semiconduttori. Altri titoli ad alta capitalizzazione, a patto che puntino sull’innovazione, Leonardo per il settore della difesa, Enel come punto di riferimento per lo sviluppo green del settore energetico e Stellantis per quanto riguarda l’automotive».
La condizione di mercato attuale risulta però al momento precaria, mette le mani avanti lo specialista, «pertanto questi settori potrebbero essere un’occasione nel momento in cui sarà rientrata definitivamente l’inflazione e quando il ciclo del taglio dei tassi vedrà la sua fine», conclude Pascucci.
Il ritorno delle telco?
Fabio Caldato, portfolio manager del fondo AcomeA Strategia Dinamica Globale, mette in evidenza un rapporto che sottolinea le criticità di una Unione Europea incompleta. «In politica internazionale l’Europa rimane un nano e anche i nostri alleati, Usa in testa, giovano di questa debolezza. Oltre a finanze comuni, banche paneuropee (Unicredit-Commerzbank), serve una politica militare comune, soprattutto in un contesto prospetticamente pericoloso come quello attuale», nota il gestore.
Tra le aziende quotate in Italia, fanno parte di questo tema «Leonardo e Fincantieri. La prima, già un paio di anni fa, aveva mostrato i muscoli acquisendo una partecipazione significativa in Hensoldt, produttore tedesco di sensori per la difesa. Questo percorso di integrazione dovrebbe procedere spedito e la crescita di scala porterà Leonardo a maggiori efficienze». Parallelamente, Caldato osserva queste dinamiche con Fincantieri. Il gruppo, dopo un «aumento di capitale finalizzato nel migliore dei modi, vuole diventare leader nel sottomarino. In quest’ottica, sempre in Germania, l’azienda italiana vorrebbe entrare nel capitale di Thyssen sistemi marini. La crescita inorganica avviene in un clima di crescenti spese da parte degli stati e quindi viene agevolata. Scala, margini e ricavi in crescita, appoggio politico sono comburenti per un trend positivo in borsa», ragiona il gestore di AcomeA.
Altro capitolo centrale del rapporto Draghi è la digitalizzazione del Vecchio continente, con conseguente ammodernamento delle infrastrutture di telecomunicazioni. Questo obiettivo, nota, Antonio Amendola, senior fund manager azionario di AcomeA sgr, «si può raggiungere soltanto favorendo le integrazioni tra operatori nel settore delle telecomunicazione in modo da consentire un adeguato ritorno sul capitale investito e accelerare la modernizzazione del continente. Da anni il settore delle telco vive una vessazione perpetua da parte del regolatore europeo (DG comp in primis) che si è tradotta in una distruzione di valore senza precedenti e un ritardo importante negli investimenti infrastrutturali». In questo contesto, il rapporto Draghi va in una semplificazione delle regole e in un approccio più favorevole alle integrazioni, prosegue Amendola. Se venisse implementato, «il settore potrebbe vivere un rilassamento simile a quello che ebbe il comparto bancario dopo la stagione di regole asfissianti sulla cessione degli Npl. con questi presupposti il titolo meglio esposto in Europa al tema è Telecom italia che tratta a multipli più contenuti degli omologhi player europei oltre che con una situazione di debito ampiamente sotto controllo dopo la cessione della rete NetCo», riflette Amendola. (riproduzione riservata)