Asia volatile, 121 nuovi morti. L'euro tocca i minimi da tre anni
Asia volatile, 121 nuovi morti. L'euro tocca i minimi da tre anni
Gli investitori stanno spostando la liquidità da Cina e Giapppne agli Stati Uniti, la regione più distante dall'epicentro del coronavirus. Forti acquisti sui T Bond Usa decennali. L'impatto della crisi terrà basso il costo del denaro, scrive Axa IM, depressi i rendimenti dei bond, favorendo i mercati azionari

di Elena Dal Maso 14/02/2020 07:30

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Nel suo ultimo aggiornamento, la Commissione nazionale per la salute cinese ha detto oggi di aver registrato 121 nuovi decessi e 5.090 nuovi casi di coronavirus, portando il totale delle persone ammalate a 63.851. Una cifra elevata che emerge dalla nuova modalità di calcolo degli infetti avviata ieri in Cina. Di questi, 55.748 sono attualmente sottoposti a trattamento, mentre 1.380 individui sono deceduti a causa del virus scopppiato a Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei, lo scorso dicembre.

I nuovi dati non danno alcuna indicazione che l'epidemia si stia avvicinando al picco, ha spiegato a Reuters Adam Kamradt-Scott, esperto di malattie infettive al Center for International Security Studies dell'università di Sydney. "In base all'attuale tendenza nei casi confermati, ciò sembra indicare chiaramente che mentre le autorità cinesi stanno facendo del loro meglio per prevenire la diffusione del coronavirus, le misure che hanno finora attuato sembrano essere state troppo poche e implementate troppo tardi". Intanto il Giappone ha confermato la sua prima vittima da coronavirus, ieri, una donna di 80 anni che vive nella prefettura di Kanagawa, vicino a Tokyo. La morte è stata la terza al di fuori della Cina continentale, dopo due a Hong Kong e una nelle Filippine.

In base a questi dati, oggi i mercati asiatici chiudono la settimana in preda all'incertezza e alla volatilità. Il Nikkei finisce la corsa in ribasso, -0,59%, mentre alle ore 7:30 italiane l'Hang Seng sale dello 0,4% e Shanghai è sopra la parità (+0,16%). L'oro viaggia laterale a 1.578,2 dollari per oncia, il petrolio Wti americano guadagna lo 0,18% a 51,21 dollari il barile. I futures su Wall Street, intanto, sono positivi per lo 0,2%.

E' sempre super dollaro, con l'euro che nella notte è sceso a 1,0827, il livello più basso in quasi tre anni, per poi trovare un equilibrio a 1,0841, mentre lo yen sale dello 0,06% a 109,76 e la sterlina si conferma a 1,3053. La valuta comune tocca in Asia i minimi da nove settimane contro la sterlina britannica i minimi da quattro anni e mezzo sul franco svizzero. La valuta è affossata dalle crescenti incertezze politiche in Germania, con la crisi all'interno della Cdu, il partito del cancelliere Angela Merkel, e dalle preoccupazioni per la crescita lenta. Si prevede che i dati sul Pil della zona euro, in pubblicazione questa mattina, indichino una crescita di appena lo 0,1% rispetto al trimestre precedente.

Intanto l'Agenzia internazionale dell'energia (AIE) si aspetta che la domanda di petrolio nel primo trimestre diminuirà per la prima volta in 10 anni a causa della crisi in Cina da coronavirus. "Per il momento gli investitori eviteranno sicuramente l'Asia e trasferiranno i fondi negli Stati Uniti, geograficamente i più lontani dalla regione epicentro dell'infezione", ha scritto Norihiro Fujito, capo strategist per gli investimenti a Mitsubishi UFJ Morgan Stanley Securities.

Gli analisti di Nomura hanno intanto stimato che solo il 21% dei cinesi è rientrato dal lavoro, ieri, dopo le lunghe festività del nuovo anno lunare. Con la conseguenza che l'economia cinese crescerà al ritmo più lento dalla crisi finanziaria del 2008 nel corso del primo trimestre dell'anno, è emerso da un sondaggio di Reuters fra un gruppo di economisti, che ha specificato che la recessione avrà vita breve se l'epidemia sarà contenuta.

Ryutaro Kimura, strategist sul reddito fisso di Axa Investment Management, si aspetta un "impatto notevole" sull'economia globale perché la Cina rappresenta attualmente il 17% del pil globale rispetto al 4% durante l'epidemia di Sars nel 2002-2003 ed è parte integrante di più catene di approvvigionamento. "Ciò significa che è probabile che i maggiori Paesi mantengano bassi i tassi per un lungo periodo, schiacciando i rendimenti delle obbligazioni e sostenendo in questo modo il corso dei mercati azionari mondiali". (riproduzione riservata)