Ubs compra Credit Suisse per 3 miliardi. Il governo: soluzione migliore per ripristinare la fiducia. Bruciati 16 miliardi di bond
Ubs compra Credit Suisse per 3 miliardi. Il governo: soluzione migliore per ripristinare la fiducia. Bruciati 16 miliardi di bond
Ubs mette sul piatto tre miliardi (0,76 franchi per azione). Berna concede 9 miliardi di garanzie a copertura di esuberi, cause e minusvalenze. Dalla banca centrale 100 miliardi di liquidità. La ministra delle Finanze svizzera: «è una soluzione di mercato, non un salvataggio». Ma i soci non potranno votare

di Luca Gualtieri 17/03/2023 23:59

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Il governo svizzero ha fatto comprare Credit Suisse a Ubs per 3 miliardi di franchi svizzeri (0,76 franchi svizzeri per azione) in un’operazione storica per i mercati finanziari. I soci di Credit Suisse riceveranno 1 azione Ubs ogni 22,48 azioni detenute. Si stima che l’integrazione dei due istituti genererà un tasso annuo di riduzione dei costi di oltre 8 miliardi di dollari entro il 2027.

Doccia gelata per i bondholder subordinati. «Il sostegno straordinario del governo», ha spiegato la Finma (la Consob svizzera) in una nota, «provocherà una completa svalutazione di tutte le obbligazioni additional tier 1 (AT1) di Credit Suisse per un importo di circa 16 miliardi di franchi, e quindi un aumento del capitale di base». Si trarrebbe della più grave perdita subita dai possessori di AT1 in Europa.

In una conferenza stampa convocata nella serata di domenica 19 marzo il presidente del consiglio federale Alain Berset ha annunciato l’esito delle frenetiche trattative che hanno occupato tutto il fine settimana: l’integrazione di Ubs e Credit Suisse è «un annuncio molto importante. Questa soluzione è il modo migliore per ripristinare la fiducia».

«Un crollo di Credit Suisse avrebbe avuto delle pesanti conseguenze a livello mondiale», ha dichiarato la ministra delle Finanze svizzera Karin Keller-Sutter nella conferenza stampa organizzata dopo l'annuncio dell'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs. «Anche questa soluzione implica dei rischi per lo Stato. Ma sono rischi molto minori di qualsiasi altro scenario. Il crollo di Credit Suisse avrebbe avuto ripercussioni rovinose a livello mondiale», ha detto Keller-Sutter, precisando peraltro che «non si tratta di un salvataggio ma di un’operazione di mercato». Fatto sta che l’operazione non passerà al vaglio delle rispettive assemblee: «la fusione entrerà in vigore senza l’approvazione degli azionisti», spiega la nota del Credit Suisse, diffusa in serata.

In serata è uscito anche il comunicato della Banca centrale svizzera, che sostiene l'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs con un esteso sostegno di liquidità. «Ubs ha annunciato in data odierna l'acquisizione di Credit Suisse - spiega il comunicato -. L'operazione è stata resa possibile dal sostegno della Confederazione, dell'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) e della Banca nazionale svizzera (Bns). Con l'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs è stata trovata una soluzione per assicurare la stabilità finanziaria e tutelare l'economia svizzera in questa situazione straordinaria».

«Oltre a ciò, e sulla base dell'ordinanza di necessità del Consiglio federale, la Banca nazionale - spiega ancora il comunicato diffuso sul sito della Bns - può concedere a Credit Suisse un sostegno di liquidità sotto forma di prestito assistito da garanzia della Confederazione contro il rischio di insolvenza per un ammontare massimo di 100 miliardi di franchi. La configurazione di tale prestito si fonda sul Public Liquidity Backstop (Plb), i cui parametri sono stati decisi dal Consiglio federale già nel 2022». «L'ampia erogazione di fondi fa sì che entrambe le banche possano disporre della liquidità necessaria. Tramite tale ingente sostegno la Banca nazionale adempie il suo compito di contribuire alla stabilità del settore finanziario; a tal fine essa continuerà a collaborare strettamente con la Confederazione e la Finma», conclude la nota.

Entrambe le banche, prosegue la nota della banca centrale «hanno accesso illimitato agli schemi di finanziamento esistenti della Bns, tramite i quali esse possono ottenere liquidità dalla Banca nazionale secondo le Direttive sugli strumenti di politica monetaria. Inoltre, e conformemente all'ordinanza di necessità del Consiglio federale, Credit Suisse e Ubs possono ottenere un sostegno di liquidità sotto forma di prestito con privilegio nel fallimento per un ammontare massimo complessivo di 100 miliardi di franchi».

Sul merger è arrivata in serata anche la benedizione della presidente della Bce Christine Lagarde: «Accolgo con favore l'azione rapida e le decisioni prese dalle autorità svizzere. Sono fondamentali per ripristinare condizioni di mercato ordinate e garantire la stabilità finanziaria», ha concluso Lagarde. «Le posizioni di capitale e di liquidità del sistema bancario statunitense sono solide e il sistema finanziario americano è resiliente», hanno dichiarato la segretaria al Tesoro Janet Yellen e il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, in una nota congiunta emessa dopo l'annuncio della fusione tra Credit Suisse e Ubs.

La svolta nel week end rovente del Credit Suisse è arrivata nel pomeriggio di domenica 19. Dopo la prima proposta da un miliardo di franchi trapelata nella mattina di domenica 19, Ubs ha rilanciato per l’acquisto del gruppo di Zurigo finito nel mirino dei mercati. Nella precedente offerta Ubs aveva proposto un’operazione carta contro carta che valorizzerebbe le azioni di Credit Suisse per appena 0,25 franchi, con uno sconto dell’87% rispetto al prezzo di borsa di venerdì 17.


 

Se l’operazione di mercato non fosse andata in porto, l’unica alternativa per mettere in sicurezza Credit Suisse sarebbe stata una nazionalizzazione integrale o parziale. Qualcosa di simile al salvataggio di Ubs fatto nel 2008 dalla banca centrale svizzera, che avrebbe mantenuto la partecipazione fino al 2013. Il piano sarebbe stato accompagnato da un burden sharing sulle passività di Credit Suisse, a partire dai bond subordinati. Domenica 19 peraltro, in modo abbastanza inusuale, i bond della banca svizzera sono stati negoziati over-the-counter e le loro quotazioni hanno riflesso la profonda incertezza sul futuro dell’emittente. In particolare il prezzo degli AT1 è sceso in un range compreso tra il 25 e il 40% del valore nominale per il timore di un potenziale burden sharing. 

Le resistenze della preda

Molti i mal di pancia in Credit Suisse. Il gruppo, è stato ricordato, gestisce oggi 500 miliardi di masse, ha una capitalizzazione di 7,4 miliardi e ha da poco chiuso un aumento di capitale da 4 miliardi di franchi (con nuove azioni emesse a 2,5 franchi), che ha portato il coefficiente patrimoniale cet1 ai livelli delle altre banche sistemiche europee. «Valori che contrastano nettamente con la proposta di Ubs», spiega una fonte che non esclude la possibilità di class actions contro il vertice di Credit Suisse e contro la stessa banca centrale.

Il giallo su BlackRock

Nella mattinata di sabato 18 il Financial Times ha scritto di un piano alternativo targato BlackRock. Secondo il quotidiano inglese l’asset manager guidato da Larry Fink, agendo insieme ad altri investitori internazionali, avrebbe messo nel mirino alcune divisioni di Credit Suisse.

A stretto giro però è arrivata la risposta di BlackRock, che ha escluso offerte concorrenti. «BlackRock non sta partecipando a nessun piano per acquistare tutto o parti del Credit Suisse e non ha interesse a farlo», ha dichiarato un portavoce della società.

Secondo alcune fonti comunque i rumor dimostrerebbero la forte attenzione della finanza americana per la partita, vista la forte interconnessione tra le attività del gruppo svizzero e quelle di molte banche di Wall Street.

Secondo quanto riportato da Reuters, Warren Buffett di Berkshire Hathaway avrebbe tenuto discussioni con alti funzionari dell'amministrazione Biden sulla crisi in corso. Nessun commento ufficiale invece per ora su un possibile coinvolgimento di Deutsche Bank che potrebbe acquisire alcuni asset di Credit Suisse, in particolare nell’area dell’asset management.   

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